Il 30 ottobre 2024 è stato pubblicato un post su X in cui si vede lo screenshot di un articolo dal titolo “Crescono le preoccupazioni in Spagna per l’inseminazione delle nuvole in Marocco”. Il post rimanda all’articolo in questione, pubblicato il 28 agosto 2024 da EuroWeeklyNews.
Secondo l’autrice del post, l’alluvione che tra il 29 e il 30 ottobre 2024 ha provocato almeno 140 morti in Spagna è stata causata dal programma di inseminazione delle nubi (in inglese, cloud seeding) del Marocco.
La notizia è falsa.
Secondo l’articolo di EuroWeeklyNews, quotidiano britannico pubblicato in Spagna, il programma marocchino di inseminazione delle nuvole per combattere la siccità sta suscitando preoccupazioni in Spagna per i potenziali impatti ambientali e geopolitici. L’articolo fa riferimento ad «un report dell’agenzia meteorologica spagnola “El Tiempo”». Tuttavia, l’agenzia statale di meteorologia in Spagna si chiama AEMET (Agencia Estatal de Meteorología), e non “El Tiempo”, che è un sito di previsioni meteo. Non si tratta quindi di report, ma di un articolo pubblicato il 21 agosto 2024 da El Tiempo.
Nell’ambito della politica idrica del Marocco, a fronte della carenza idrica che sta sperimentando, il governo del Paese sta effettivamente portando avanti un programma di inseminazione delle nubi, conosciuto come Al-Ghaith. Il programma era stato lanciato inizialmente nel 1984 dopo anni di siccità, e attualmente comprende tre centri principali a Beni Mellal, Azilal ed El Hajeb. Negli anni, queste operazioni hanno contribuito a sostenere il settore agricolo, che dipende fortemente dalla pioggia, soprattutto nella catena montuosa dell’Atlante. Secondo quanto annunciato dal ministero delle Attrezzature e dell’Acqua, questi centri raddoppieranno entro la fine del 2025.
Tuttavia, il cloud seeding non ha la forza di causare eventi climatici estremi. Sentito da Facta a maggio 2023, il ricercatore del l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e coautore di alcuni report dell’IPCC Sandro Fuzzi aveva spiegato che «questa tecnica viene generalmente fatta su dei sistemi nuvolosi molto più ristretti e che si estendono per uno o due chilometri al massimo».
Inoltre, sebbene alcuni recenti studi cerchino di affermare che si tratta di una tecnologia efficace, il parere della comunità scientifica non è unanime riguardo i reali risultati.
In conclusione, gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti sono legati al cambiamento climatico. Come spiegato in passato a Facta da Vincenzo Levizzani, dirigente di ricerca dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del CNR di Bologna, «i modelli climatici ci dicono che le piogge da ora in avanti, soprattutto in zone come quella del Mediterraneo che è un hotspot climatico, saranno sempre più localizzate e sempre più intense».