Gli effetti avversi “gravissimi” dei vaccini di cui Roberto Speranza sarebbe stato a conoscenza non esistono
L’11 aprile 2024 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare un articolo de La Verità pubblicato il giorno prima e intitolato: “Speranza: «Sapevo che il 20 per cento degli effetti avversi era gravissimo»”.
Secondo quanto si legge nell’articolo, l’ex ministro della salute Roberto Speranza «nel suo interrogatorio con i magistrati del Tribunale dei ministri», avrebbe dichiarato di essere stato «a conoscenza del fatto che un evento avverso su cinque di quelli segnalati ad Aifa era grave, gravissimo o addirittura mortale». La fonte di questa presunta notizia, si legge nell’articolo, è l’avvocata Antonietta Veneziano di Avvocati Liberi, che ha fatto causa all’ex ministro della Salute Roberto Speranza e all’ex capo di Aifa Nicola Magrini per la gestione della campagna di vaccinazione durante la pandemia di Covid-19. Ad aprile 2024 il Tribunale dei ministri di Roma ha archiviato il procedimento a carico dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza.
Si tratta di un contenuto fuorviante, che veicola una notizia infondata.
Innanzitutto, le presunte parole che Speranza avrebbe pronunciato davanti ai giudici sono state riportate da una fonte direttamente coinvolta nella vicenda, cioè uno degli avvocati che ha fatto causa all’ex ministro della Salute. Non siamo riusciti a trovare conferme indipendenti delle dichiarazioni riportate nell’articolo de La Verità. La redazione di Facta ha contattato il Tribunale dei ministri in questione per una verifica e in caso di risposta l’articolo verrà aggiornato.
Per quanto riguardo il contenuto delle presunte dichiarazioni, chiariamo subito che i dati delle sospette reazioni avverse dei vaccini anti-Covid sono stati raccolti dal sistema di sorveglianza delle sospette reazioni avverse ai medicinali e fanno riferimento ad eventi medici che sono stati osservati a seguito della somministrazione dei vaccini Covid-19. Questi, come spiega la stessa Aifa, non sono necessariamente correlati o causati dal vaccino. Queste reazioni, infatti, possono essere state causate da un’altra malattia o essere associati a un altro medicinale assunto contemporaneamente dal paziente. Le informazioni di sorveglianza dei vaccini e altri farmaci derivano dalla segnalazione spontanea da parte di medici e operatori sanitari, ma anche dai pazienti stessi.
In base all’ultimo rapporto di Aifa sulla sorveglianza dei vaccini anti Covid-19, che fa riferimento al periodo dicembre 2020-dicembre 2022, su un totale di 144.354.770 dosi somministrate in Italia, sono arrivate 140.595 segnalazioni di sospette reazioni avverse. Si tratta dello 0,09 per cento. Sempre nel documento si legge che la maggior parte degli eventi avversi segnalati sono classificati come non gravi (81,3 per cento) e in minor misura come gravi (18,7 per cento). In termini assoluti, le reazioni gravi segnalate sono state circa 26.291, su un totale di 144.354.770 dosi somministrate, cioè lo 0,018 per cento. Il termine «gravissimo» non compare nella classificazione dell’Aifa.
Tra gli eventi avversi più segnalati rientrano casi di febbre, cefalea, reazione locale o dolore in sede di iniezione, dolori muscolari o articolari, brividi, disturbi gastrointestinali, stanchezza.
Aifa spiega poi che le reazioni avverse gravi correlabili, per cui l’associazione causale fra evento e vaccino è considerata plausibile, sono rare e nella maggior parte dei casi caratterizzate da sintomatologia molto simile a quella dell’influenza. Secondo la definizione dell’agenzia italiana del farmaco, per reazione avversa grave a un farmaco si intende una reazione fatale, ma anche una che ha provocato o prolungato l’ospedalizzazione, che ha messo in pericolo la vita del paziente, che ha provocato invalidità grave e permanente del paziente, che ha provocato anomalie congenite e/o difetti alla nascita, oppure che è inclusa nella lista europea Important Medical Event (IME).
Per quanto riguarda le segnalazioni di effetti gravi con esito fatale, nel documento si legge che se ne contano 971 dall’inizio della campagna vaccinale: ovvero 0,67 casi ogni 100.000 dosi somministrate. Di questi 971 casi fatali, spiega Aifa, circa la metà non è correlabile al vaccino anti-Covid, mentre altri casi non possono essere determinati per mancanza di informazioni sufficienti. Sono stati invece valutati come correlabili alla vaccinazione 29 casi fatali, ovvero circa 0,2 casi ogni milione di dosi somministrate. Di questi 29 casi fatali, si legge nel documento, la metà sono pazienti che si sono ammalati di Covid-19 in un tempo variabile dai 20 ai 211 giorni dopo il completamento del ciclo vaccinale, riportando delle complicanze legate alla patologia che ne hanno provocato il decesso. Gli altri casi, invece, riguardavano persone che hanno manifestato eventi avversi trombotici specifici su base autoimmune e associati a trombocitopenia, oppure persone anziane con pluripatologie che, a breve intervallo di tempo dalla vaccinazione, hanno manifestato sintomi attesi e intercorrenti, quali febbre, che hanno causato uno scompenso del già delicato equilibrio di tali pazienti, causando un aggravamento delle condizioni di salute e il successivo esito fatale nei mesi successivi.
Dunque, come riportato pubblicamente dall’Aifa, il 18,7 per cento delle segnalazioni di reazioni avverse sono gravi. Non si tratta però di casi in cui la relazione di causa-effetto con i vaccini anti-Covid è dimostrata. Inoltre, i sintomi più riportati sono simili a quelli dell’influenza. In base all’ultimo rapporto Aifa, i casi fatali segnalati e correlabili alla vaccinazione sono 29, su 144.354.770 dosi somministrate.