Il 13 marzo 2023 la redazione di Facta.news ha ricevuto via WhatsApp una segnalazione che chiedeva di verificare un post pubblicato su Facebook secondo cui Tina Anselmi, politica e partigiana e prima donna ad aver ricoperto la carica di ministra della Repubblica italiana, avrebbe subito un tentativo di corruzione che le sarebbe costato caro.
Secondo il post, infatti, nel 1979 «quando Tina Anselmi era ministro della Sanità , decide il ritiro dal mercato di migliaia di farmaci che una commissione tecnica ha giudicato inutili o pericolosi». Di lì a poco sarebbe stata «avvicinata da un esponente delle industrie farmaceutiche» che le avrebbe offerto «35 miliardi di lire in valuta straniera presso una banca svizzera di sua scelta affinché ritiri quel provvedimento». Nel testo si legge ancora che Anselmi avrebbe immediatamente denunciato quel tentativo di corruzione. Pochi giorni dopo la sua auto sarebbe saltata in aria e dopo alcune settimane sarebbe stata rimossa dall’incarico di ministra della Sanità.
Si tratta di una notizia che riporta informazioni infondate. Vediamo perché.
Tina Anselmi ha ricoperto la carica di ministra della Sanità dal 1978 al 1979, durante due esecutivi guidati da Giulio Andreotti. Proprio in questo periodo, nel 1979, quando Anselmi era ministra della Sanità, con la legge n. 833 del 1978 che istituiva il Servizio sanitario nazionale (Ssn), si decise, tra le altre cose, il ritiro dal mercato di migliaia di farmaci che una commissione tecnica aveva appena giudicato inutili o addirittura pericolosi.
Nel 1984, durante un incontro pubblico a Brescia, Anselmi dichiarò che durante la sua permanenza al Ministero della Sanità ci furono tentativi di corruzione per un valore di 32 miliardi di lire. La stessa politica chiarì successivamente che stava riportando dei tentativi di corruzione fatti non direttamente a lei, ma attraverso «segnali molto vaghi» ripetuti nel tempo durante la sua permanenza al Ministero della Sanità. Questo significa che, contrariamente a quanto affermato nel post oggetto della nostra analisi, Tina Anselmi non ha mai ricevuto un tentativo di corruzione da un «esponente delle industrie farmaceutiche» che le avrebbe offerto «35 miliardi di lire in valuta straniera presso una banca svizzera di sua scelta affinché ritiri quel provvedimento».
Infine, non esiste alcuna fonte verificata che riporti la notizia dell’esplosione dell’auto di Tina Anselmi. Secondo una segnalazione di una delle nipoti di Anselmi ricevuta dai fact-checker di Butac, si tratterebbe di un fatto mai accaduto. Nella stessa segnalazione, però, la nipote precisa che Tina Anselmi era stata realmente vittima di un attentato l’8 marzo 1980, in cui le era stato messo del tritolo nel giardino della casa in cui viveva, che fortunatamente non esplose. Tale attentato non era direttamente collegato all’operato nel campo farmaceutico di Tina Anselmi, che nel 1980 non era più ministra della Repubblica italiana.