- Un post su X mette in dubbio la veridicità della scoperta di possibili tracce di vita sul pianeta K2-18 perché, secondo il suo autore, sarebbe stato necessario inviare sonde sul pianeta.
- La scoperta riguarda la presenza nell’atmosfera di questo pianeta di molecole indicatrici di una possibile attività biologica, ma saranno necessarie altre conferme per dimostrarlo.
- In ogni caso, la scoperta non è stata fatta mandando sonde sul pianeta ma attraverso i dati forniti dal Telescopio spaziale James Webb.
Il 17 aprile 2025 il profilo X “Critica Climatica Alias Fortunato Nardelli” ha pubblicato uno screenshot di un articolo del quotidiano La Repubblica che riporta la notizia della scoperta di «possibili tracce di vita» sul pianeta K2-18 b. L’immagine è accompagnata da questo commento: «Le attuali sonde spaziali raggiungono al massimo i 500.000 Km/h. Considerando che la luce viaggia a 300.000 Km/s per raggiungere K2-18b ci vorrebbero 74.000 anni. Inviterei a partire i giornalisti Repubblica per verificare l’attendibilità della notizia. Noi rimaniamo in attesa».
Il post contiene un’affermazione ingannevole che veicola una notizia falsa.
Innanzitutto, va ricordato che il profilo “Critica Climatica Alias Fortunato Nardelli”, come abbiamo riportato in diverse occasioni su Facta, ha già diffuso disinformazione su temi scientifici, in particolare sul cambiamento climatico.
La notizia riportata dal quotidiano La Repubblica, così come da molti altri media internazionali, riguarda la scoperta, da parte di un gruppo di scienziati, di composti chimici potenziali indicatori di attività biologica nell’atmosfera di K2-18 b, un pianeta esterno al Sistema Solare distante 124 anni luce dalla Terra. Si tratta di un pianeta osservato per la prima volta dieci anni fa e che ha un raggio grande più di due volte quello della Terra e una massa quasi nove volte superiore.
Il post su X di cui stiamo parlando mette in dubbio l’attendibilità della notizia riportata da La Repubblica suggerendo che la scoperta citata dovrebbe essere stata fatta attraverso sonde inviate direttamente sul pianeta K2-18 b, cosa praticamente impossibile data la grande distanza dalla Terra. Tuttavia, la scoperta non è stata fatta inviando sonde su questo pianeta.
Gli scienziati hanno rilevato possibili evidenze della presenza di dimetil solfuro e di dimetil disolfuro attraverso i dati forniti dal Telescopio Spaziale James Webb, – un progetto delle Agenzie spaziali degli Stati Uniti, del Canada e dell’Europa – in particolare da MIRI, uno strumento installato sul telescopio che analizza lo spettro elettromagnetico nella frequenza del medio infrarosso.
Sulla Terra il dimetil solfuro e il dimetil disolfuro, molecole composte da carbonio, idrogeno e zolfo, sono prodotti da microorganismi come quelli che formano il fitoplancton marino. Ciò potrebbe indicare che anche sul pianeta K2-18 b ci sia qualche attività biologica. Tuttavia, non è una scoperta definitiva perché saranno necessarie altre conferme. Alcuni scienziati, infatti, non sono convinti di questa conclusione.
«È importante essere profondamente scettici sui nostri risultati, perché solo testando e testando ancora potremo raggiungere il punto in cui ne saremo certi», ha detto Nikku Madhusudhan, ricercatore dell’Istituto di astronomia dell’Università di Cambridge, uno degli autori dello studio. «È così che deve funzionare la scienza».
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