
L’attacco di Trump alla scienza è entrato nel vivo
La Casa Bianca ha proposto pesanti tagli di bilancio che cancellerebbero interi programmi di ricerca, dal clima allo spazio
L’amministrazione Trump sta cercando di chiudere praticamente tutta la ricerca scientifica condotta dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia federale che si occupa di oceani, clima e atmosfera, un punto di riferimento in questi settori a livello mondiale. Ne hanno dato notizia la rete televisiva CNN e le riviste scientifiche Science e Nature, che hanno potuto visionare alcuni documenti interni di bilancio della Casa Bianca.
Alla NOAA hanno lavorato alcuni dei protagonisti della scienza del clima, come il meteorologo e climatologo Syukuro Manabe, uno dei vincitori del premio Nobel per la Fisica del 2021. Gli scienziati dell’agenzia sono stati pionieri nello sviluppo dei modelli climatici e nell’uso dei computer in questo settore della ricerca. L’ideologia trumpiana, negazionista climatica e pro-combustibili fossili, l’ha presa di mira proprio per questo suo ruolo storico.
Come avevamo scritto su Facta, la NOAA era stata citata nel Project 2025, un piano preparato da membri di un’organizzazione di destra, tra cui funzionari della prima presidenza Trump. Nel documento era scritto che l’agenzia sarebbe «uno dei principali motori dell’industria dell’allarmismo sul cambiamento climatico» e che «dovrebbe essere smantellata». Le prime mosse della nuova presidenza Trump sono andate esattamente in questa direzione: i lavoratori della NOAA che sono stati licenziati sono già centinaia.
La NOAA gestisce dieci laboratori di ricerca negli Stati Uniti, che studiano l’atmosfera, gli oceani e l’ambiente marino, i fiumi e i laghi, e che monitorano molti dei processi che avvengono sulla Terra, tra cui le emissioni di gas serra che causano il riscaldamento globale. Tra questi importanti centri ci sono il National Severe Storms Laboratory, in Oklahoma, che studia i tornado, e il Geophysical Fluid Dynamics Laboratory, che si trova all’interno della Princeton University, nel New Jersey. Come ricorda Science, questo laboratorio è «la culla della modellistica meteorologica e climatica».
Questa vasta infrastruttura di ricerca verrebbe di fatto smantellata se i tagli di bilancio proposti dalla Casa Bianca fossero approvati dal Congresso. Secondo la CNN, il bilancio complessivo della NOAA verrebbe ridotto di oltre il 27 percento e quello del suo ufficio di ricerca del 74 percento. Questo, in pratica, comporterebbe la chiusura dello stesso ramo di ricerca. Subirebbero pesanti tagli anche il National Center for Environmental Information (NCEI), il principale archivio nazionale di dati ambientali, e i programmi di osservazione satellitare, fondamentali per il monitoraggio meteorologico e del clima.
Come ha dichiarato a Science Craig McLean, fino al 2022 direttore dell’ufficio ricerca della NOAA, questi tagli infliggerebbero un duro colpo agli sforzi volti a comprendere il cambiamento climatico. Secondo McLean, cancellare l’ufficio ricerca della NOAA riporterebbe gli Stati Uniti agli anni ‘50.
I funzionari della NOAA avrebbero ancora tempo per chiedere alla Casa Bianca di rivedere il piano, ma secondo Science, che cita fonti dell’agenzia, è improbabile che cambi in modo sostanziale. La questione è nelle mani del Congresso, che deve approvare il bilancio. I Repubblicani, il partito di Donald Trump, hanno la maggioranza in entrambi i suoi rami.
La NOAA non è l’unica agenzia scientifica che potrebbe essere colpita da tagli del bilancio. Secondo la rivista Ars Technica, Trump si sta preparando a chiedere pesanti riduzioni anche per i programmi scientifici della NASA: «un taglio di due terzi dell’astrofisica, di circa il 50 percento della fisica solare, di oltre il 50 delle scienze della Terra, del 30 delle scienze planetarie». Indipendentemente dall’esito del voto del Congresso, il piano della Casa Bianca di Trump rappresenta di per sé uno scontro con la scienza che non ha probabilmente precedenti nella storia americana e lo porta a un livello superiore anche a quello del suo primo mandato.
Trump ha da poco firmato alcuni ordini esecutivi che hanno l’obiettivo di promuovere l’industria del carbone, un settore che da anni è in forte decrescita negli Stati Uniti essendo stato soppiantato dal gas naturale, molto più economico, e dalla rapida crescita delle energie rinnovabili. Nonostante sia il combustibile fossile che più di tutti produce emissioni di CO2, Trump lo definisce «il nostro meraviglioso carbone pulito». Difficilmente si potrà invertire per decreto un declino che è stato determinato dallo stesso mercato, ma l’intento ideologico trumpiano è chiaro ed è lo stesso alla base dell’ostilità nei confronti della scienza climatica.
A marzo il New York Times aveva riportato un elenco di parole che erano state cancellate da siti Internet governativi e da altri materiali dove avrebbero potuto essere incluse. Di alcune di queste era stata suggerita “cautela” nell’uso. In altri casi, erano state indicate per segnalare richieste di finanziamenti che potrebbero essere in conflitto con le politiche trumpiane. Nell’elenco figurava anche “climate science”, cioè climatologia. Un tentativo di censurare il nome stesso di una scienza, che somiglia in modo inquietante a quanto è accaduto in certi regimi totalitari.
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