Il 3 dicembre 2024 l’influencer omplottista Cesare Sacchetti ha commentato su X la sentenza nei confronti di Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin commesso l’11 novembre 2023 in provincia di Venezia, domandandosi in maniera retorica: «Sarebbe interessante sapere che processo per omicidio è quello costituito da due udienze ed una requisitoria», e senza alcuna «disamina delle prove, ascolto dei testimoni, perizie e controperizie».
Quanto diffuso da Cesare Sacchetti, già autore di tesi cospirazioniste sul femminicidio di Cecchettin, è fuorviante.
Il 3 dicembre 2024 la Corte d’Assise (l’organo giurisdizionale competente a giudicare i reati più gravi in primo grado) di Venezia ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo e al risarcimento alle parti civili del processo (i familiari di Giulia Cecchettin), oltre alle spese di costituzione legale. I giudici hanno riconosciuto la premeditazione del gesto, mentre hanno escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking.
Turetta era stato arrestato il 19 novembre 2023, in Germania, dove era scappato in seguito all’uccisione di Cecchettin. A luglio del 2024 Turetta, con i suoi avvocati, aveva chiesto il giudizio immediato (richiesta prevista dal comma 5 dell’articolo 419 del codice di procedura penale) rinunciando in questo modo all’udienza preliminare, quella in cui si verifica se l’accusa è fondata oppure no, che era stata già fissata per il 15 e 18 luglio dello stesso mese. L’avvocato di Turetta, Giovanni Caruso, aveva dichiarato che la scelta era stata presa a seguito di un «percorso di maturazione personale del gravissimo delitto commesso, e alla volontà che la giustizia faccia il proprio corso nei tempi più rapidi possibili e nell’interesse di tutti».
La prima udienza del processo si è così tenuta il 23 settembre 2024, e a quella hanno fatto seguito ulteriori udienze. Il 25 ottobre è stato ascoltato Filippo Turetta, che ha ammesso la premeditazione dell’omicidio di Cecchettin e ha presentato un documento di circa 40 pagine che raccoglie le sue memorie. Poi c’è stata l’udienza del 25 novembre (chiamata requisitoria) in cui il pubblico ministero Andrea Petroni ha chiesto l’ergastolo per Turetta, portando anche gli elementi necessari per contestare all’imputato l’aggravante di premeditazione e crudeltà e l’accusa di stalking. Il giorno dopo, il 26 novembre, un’altra udienza: la difesa ha richiesto di non riconoscere le aggravanti. L’ultima udienza è stata quella della mattina del 3 dicembre 2024: sia l’accusa che la difesa non hanno aggiunto alcuna contro-replica, e il presidente della Corte d’Assise di Venezia Stefano Manduzio ha dichiarato la chiusura della fase dibattimentale; la Corte si è così ritirata in camera di consiglio per deliberare la sentenza, arrivata nel pomeriggio.
Il processo, dunque, si è svolto secondo le modalità previste dal codice di procedura penale (giudizio immediato) che sono state richiesta dallo stesso Filippo Turetta tramite i suoi avvocati.