False notizie e clima: le principali narrative circolate in Europa a giugno - Facta
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False notizie e clima: le principali narrative circolate in Europa a giugno

Questa è la versione sintetica dell’articolo originale, pubblicato in inglese su Edmo.

La disinformazione sul cambiamento climatico è aumentata a giugno nell’Unione europea, come evidenziato nell’ultimo brief mensile di Edmo (ripreso qui da Facta). Le principali cause, probabilmente, sono state da un lato la grande attenzione mediatica all’ondata di calore eccezionale che ha colpito l’Europa, dall’altro l’affievolirsi dell’interesse per altri argomenti, come la guerra in Ucraina e la pandemia, che avevano dominato negli ultimi mesi il panorama dell’informazione e, conseguentemente, quello della disinformazione. 

All’interno della disinformazione sul cambiamento climatico rilevata a giugno nell’Ue, è possibile isolare quattro principali narrative, spesso collegate tra loro: la prima nega l’esistenza del cambiamento climatico o la sua correlazione con le attività umane; la seconda accusa (con notizie false) i mass media di diffondere panico ingiustificato sull’emergenza climatica; la terza prende di mira le energie rinnovabili, la raccolta differenziata e i veicoli elettrici; la quarta ritrae gli attivisti per il clima come degli ipocriti. Vediamole, insieme, nel dettaglio.

Il cambiamento climatico non esiste, e comunque non dipende dall’uomo

La prima narrativa, come detto, nega l’esistenza del cambiamento climatico o la sua relazione con le attività umane. A giugno 2022 sono state rilevate numerose notizie false che supportano questa tesi. Ad esempio in Francia sono circolati contenuti che rilanciavano le teorie del filosofo Yves Roucaute – ritenute infondate dalla comunità scientifica e in aperto contrasto con il consenso scientifico sull’argomento – che negano la connessione tra emissioni di CO2 e cambiamento climatico. 

Nei Paesi Bassi è stata verificata la falsa la notizia che nega l’impatto della CO2, considerata la sua scarsa quantità nell’atmosfera e la naturale produzione di CO2 del pianeta. In Portogallo i colleghi fact-checker sono intervenuti per smentire la notizia secondo cui solo il 5 per cento del riscaldamento globale dipende da attività umane. Nel Regno Unito si è diffusa la notizia secondo cui il riscaldamento globale non c’è più da 5 anni. 

Un intero filone di notizie false riguarda poi la quantità di ghiaccio che è stata rilevata nell’Artico, nell’Antartide e in Groenlandia, teso a dimostrare che in realtà non c’è alcun riscaldamento globale in corso. Ma si tratta di notizie fuorvianti, decontestualizzate e scientificamente infondate. Un altro filone attribuisce – erroneamente – il riscaldamento globale all’attività del sole. E gli esempi potrebbero continuare, da false immagini che mirano a delegittimare gli esperti che mettono in guardia contro il cambiamento climatico, all’irruzione del negazionismo climatico nella campagna elettorale spagnola per il voto in Andalusia.

I mass media creano panico ingiustificato a proposito del riscaldamento globale

La disinformazione rilevata a giugno nell’Ue, in tema di cambiamento climatico, è stata caratterizzata da un’intensa diffusione di immagini false che, secondo la descrizione di accompagnamento, mostrerebbero mappe e cartine con le temperature dei vari Stati. Da queste immagini emergerebbe che non è in corso una particolare ondata di caldo nei Paesi, che i mass media colorano di rosso le cartine (dove sono riportate temperature simili a cartine che in passato venivano colorate in verde) per scatenare il panico.

In particolare un’immagine della Svezia, di questo genere, è circolata in moltissimi Stati Ue (Spagna, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Austria, Belgio, e Ungheria), ma le cartine meteorologiche dei rispettivi Paesi sono state oggetto di notizie false in Francia, Spagna, Regno Unito e Germania. In Italia, poi, è circolata un’altra mappa, che dimostrerebbe – ma di nuovo, è un contenuto fuorviante, come abbiamo spiegato – che le temperature attuali sono in linea con quelle del periodo 1979-2000.

Questo genere di disinformazione veicola due narrative: oltre a quella già vista, tesa a negare il riscaldamento globale, viene diffusa anche quella secondo cui i mass media avrebbero interesse a causare panico ingiustificato nella popolazione. A volte, su questa base, vengono costruite delle teorie del complotto (rilevate ad esempio in Spagna e Belgio), secondo cui i mass media creerebbero il panico su un problema inesistente per consentire ai governi di prendere il controllo delle proprie popolazioni.

Energie rinnovabili, raccolta differenziata e veicoli elettrici sono inutili o dannosi

La terza narrativa bersagliata di notizie false riguarda le possibili, parziali, misure di contrasto al cambiamento climatico: le energie rinnovabili, la raccolta differenziata e i veicoli elettrici.

Per quanto riguarda le rinnovabili, a giugno è circolata in Belgio la notizia falsa secondo cui le pale eoliche disperderebbero nell’ambiente 62 kg di microplastica all’anno. Per quanto riguarda la differenziata, in Portogallo è stata verificata come infondata la notizia secondo cui i camion della nettezza urbana mescolano il contenuto dei vari bidoni, rendendo inutile dunque lo sforzo dei cittadini. 

Non è poi mancata la disinformazione sui veicoli elettrici. Questi, in base alle notizie che sono state verificate come false o fuorvianti, prenderebbero fuoco più facilmente dei veicoli tradizionali; dopo 8 anni sarebbero da buttare perché quella è la vita della batteria; la loro produzione genererebbe più CO2 di quanta non ne evitino; verrebbero abbandonati in massa perché le batterie non funzionano (e ora, anzi, inquinerebbero l’ambiente).

Attivisti per il clima? Ipocriti

L’ultima narrativa rilevata a giugno nell’Ue è quella che ritrae come ipocriti (o stupidi) i giovani che protestano contro il cambiamento climatico e gli attivisti per il clima in generale.

In primo luogo sono state diffuse varie foto di strade e aree verdi invase dai rifiuti, accompagnate da didascalie che ne addossano la colpa ai sostenitori di Greta Thunberg o ai ragazzi delle “marce per il clima”. Ma, come verificato in Italia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Slovacchia e Bulgaria, si tratta di foto decontestualizzate che non c’entrano con le proteste in questione.

Un meme circolato in Germania accusa poi Greta Thunberg di essere in favore dello sfruttamento del lavoro minorile, visto che chiede che tutti guidino un auto elettrica (cosa in realtà mai accaduta) e che le batterie hanno bisogno del cobalto, che spesso viene estratto sfruttando lavoratori minorenni (vero, soprattutto in Congo). Il ragionamento è, ovviamente, fallace.
Ma, come detto, oltre che di ipocrisia gli attivisti per il clima vengono accusati anche di stupidità (si pensi a tutto il filone sui “Gretini” in Italia). Ad esempio in Spagna sono circolate delle immagini di attivisti per il clima con la testa infilata nella sabbia, secondo la didascalia, «per evitare di respirare» e così evitare di immettere CO2 nell’atmosfera. È falso, la protesta (peraltro attribuita erroneamente ai sostenitori di Greta Thunberg, mentre in realtà sono del movimento Extinction Rebellion) voleva simboleggiare l’atteggiamento negazionista di chi nasconde la testa sotto terra pur di non vedere gli effetti innegabili del cambiamento climatico.

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