Nella storia dello straniero con «otto redditi di cittadinanza» ci sono molte cose che non tornano - Facta
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Nella storia dello straniero con «otto redditi di cittadinanza» ci sono molte cose che non tornano

Aggiornamento 4 ottobre 2022: Contattato dalla redazione di Facta Antonio Pepe ha ribadito di aver riferito «quanto ha riportato l’uomo davanti ad un caffè a cui erano presenti altre persone», aggiungendo di ritenere la storia plausibile.

Il 3 ottobre 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare un articolo pubblicato il 29 settembre 2022 da Il Corriere della Città, quotidiano online di Roma e del Lazio, e intitolato “«Ho sette moglie e ognuna prende il reddito di cittadinanza»: il caso dello sceicco fa discutere”.

Secondo quanto riportato dall’articolo, a Martina Franca, in Puglia, un uomo di nazionalità marocchina percepirebbe sette redditi di cittadinanza. L’uomo «essendo marocchino» avrebbe sette mogli e percepirebbe quindi il sussidio personale e quello delle consorti, ciascuna delle quali sarebbe in grado di ricevere il reddito di cittadinanza presentando «un domicilio diverso da quello del marito».

Questa storia, si legge sempre nell’articolo, è stata raccontata da «Antonio Pepe, coordinatore della Puglia dell’Associazione Autunomi e Partire Iva [sic!]» durante la trasmissione Ti posso offrire un caffè, in onda su Puglia press Tv, che l’avrebbe appresa direttamente da quello che viene definito nel pezzo lo «sceicco del Reddito di Cittadinanza», ovvero il protagonista della storia.

Ripresa anche da altri media, la notizia è stata condivisa anche dal leader della Lega Matteo Salvini sui suoi profili ufficiali su Facebook e Twitter, nonché da altri personaggi pubblici.

Si tratta di una notizia di cui non è stato possibile ritrovare un riscontro e con diversi particolari che la rendono implausibile e dunque probabilmente falsa. Andiamo con ordine.

La dichiarazione è tratta da un video pubblicato il 29 settembre 2022 dal canale YouTube di Puglia Press TV e intitolato “In arrivo oggi nuove stangate su luce e gas”. Il filmato è un’intervista con Antonio Pepe, membro del Movimento autonomi e Partite Iva, che sul suo sito si definisce come «il primo Partito Politico composto da noi stessi Partite IVA con lo scopo esclusivo di tutelare i nostri diritti e favorire lo sviluppo dell’economia italiana». A partire dal minuto 17:50, Pepe racconta la storia riportata nell’articolo oggetto della nostra analisi, affermando di averla appresa da «un marocchino» incontrato casualmente in un bar e che vivrebbe in Italia da 21 anni.

Vale quindi la pena precisare che il racconto ha un mero valore aneddotico. La storia al momento non è confermata da altre fonti, oltre alle parole di Pepe riportate nel video su YouTube. 

Per prima cosa, la storia è implausibile visto il funzionamento dell’ordinamento giuridico marocchino. A partire dal 1958, il diritto di famiglia marocchino è stato codificato in un testo giuridico chiamato Moudawana, riformato nel 1993 e nel 2004. Secondo il Corano, il testo sacro dei musulmani, la poligamia è permessa, ma con un limite massimo di quattro mogli. Già prima della riforma del 1993, la legge marocchina limitava però molto la pratica della poligamia ponendo il limite legale di quattro per le mogli che ogni uomo poteva avere. La riforma approvata nel 2004 ha reso questa pratica ancora più difficile, rendendola possibile solo in casi straordinari e previo consenso della prima moglie e di un giudice. Le restrizioni legislative imposte in Marocco rendono quindi impossibile l’esistenza di un uomo con sette mogli sposate legalmente nel Paese, come raccontato da Pepe.

In secondo luogo, in Italia la poligamia è vietata dal Codice penale. Nel 2007  il nostro Paese ha recepito la direttiva dell’Unione Europea sul ricongiungimento familiare, che prevede la possibilità di porre restrizioni al ricongiungimento delle famiglie poligamiche, limitando tale facoltà a una sola delle mogli. Ciò significa che solo una delle sette presunte mogli sarebbe riconosciuta come tale dalla legge italiana e avrebbe per questo potuto richiedere il ricongiungimento con il marito. Le altre, non essendo legalmente riconosciute, avrebbero dovuto affrontare il viaggio migratorio dal Marocco in autonomia e senza quell’appiglio legale.

Le altre “mogli” sarebbero, quindi, dovute arrivare in Italia o con un visto turistico della durata di 90 giorni, o in possesso di un permesso di lavoro, come definito dalla legge n.286 del 25 luglio 1998 (la cosiddetta Turco-Napolitano) e, successivamente, dalla legge n.189 del 30 luglio 2002 (la cosiddetta legge Bossi-Fini). In alternativa, le donne sarebbero potute arrivare in maniera irregolare chiedendo poi il riconoscimento dello status di rifugiate attraverso il meccanismo della protezione internazionale, difficile però da ottenere per i cittadini marocchini.

In terzo luogo, ci sono i limiti posti dai meccanismi del reddito di cittadinanza. Come avevamo già spiegato su Facta (qui e qui), per accedere al reddito di cittadinanza è necessario essere cittadini italiani o titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo o di protezione internazionale. Per usufruire del reddito di cittadinanza il richiedente deve inoltre essere residente in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo. 

In Italia, in cui il tasso di occupazione femminile in generale è basso, solo il 18,9 percento delle donne marocchine presenti sul territorio lavora. La maggior parte delle donne arriva nel nostro Paese attraverso il ricongiungimento familiare, situazione non applicabile alla situazione oggetto della nostra analisi, ma comunque teoricamente possibile.

In breve: la legge marocchina non permette a un uomo di avere sette mogli, la legge italiana ne riconoscerebbe comunque una e i meccanismi del reddito di cittadinanza pongono limiti precisi alla possibilità di ricevere il sussidio.

Abbiamo provato a contattare Antonio Pepe per ulteriori chiarimenti sull’aneddoto, ma non abbiamo al momento ricevuto risposta. Eventuali novità di rilievo saranno inserite come aggiornamento a questo articolo.

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