Gli esami di maturità non sono immuni dalla disinformazione - Facta
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Gli esami di maturità non sono immuni dalla disinformazione

Il 21 giugno 2023, in tutti gli istituti scolastici italiani scatterà la prima prova degli esami di Stato della scuola secondaria di secondo grado, più comunemente noti come “esami di maturità”. Gli studenti interessati saranno oltre 500 mila, il 96,4 per cento di chi ha frequentato il quinto anno di una scuola media superiore, pronti finalmente a vivere la più attesa e romanticizzata tra le prove della vita.

A valutare le loro prove saranno 14mila commissioni, composte da un presidente esterno, tre membri esterni e tre docenti scelti tra quelli normalmente assegnati alla classe da valutare. Gli esami consisteranno in due prove scritte, la prima delle quali sarà un tema di italiano, e in una prova orale multidisciplinare. Il voto finale sarà la somma delle tre prove e dei crediti accumulati durante l’ultimo triennio e sarà calcolato in centesimi, come accade ormai dall’anno scolastico 1998/1999. 

Quest’anno, per la prima volta dallo scoppio della pandemia, l’esame tornerà alla formula pre-Covid, con gli esami in presenza e senza l’obbligo di indossare la mascherina.

Disinformazione prima degli esami
Proprio sull’aspetto tecnico della maturità circola però molta confusione, che come spesso accade è l’anticamera della disinformazione. Ad esempio, una delle convinzioni più radicate tra i maturandi è quella secondo cui la sola presenza nel giorno dell’esame possa portare automaticamente dei punti validi per l’esito finale. Questa credenza si scontra purtroppo con la realtà, dal momento che le linee guida ministeriali stabiliscono che il voto finale sia appunto la somma tra i crediti maturati nel triennio, per un massimo di 40 punti, e quelli ottenuti nel corso delle tre prove, che valgono singolarmente 20 punti, per un totale di 60. La somma tra i due fattori fa ineludibilmente 100 e, tristemente, non c’è dunque spazio per alcun premio presenza.

Restando in tema di votazione finale, tra gli studenti serpeggia spesso la voce secondo cui basterebbero 59 punti per superare l’esame di maturità. Sempre le linee guida del ministero stabiliscono che la prova di maturità si intende superata con la votazione minima di 60 e non esiste alcun riferimento a margini di tolleranza. Questo non vuol dire che un buon insegnante non possa in ogni caso arrotondare l’infausto voto, ma ecco, il nostro consiglio è quello di non contarci troppo.

Altro aspetto molto chiacchierato ma sul quale vi consigliamo di non fare affidamento sono le mitologiche tracce rivelate su internet prima dell’inizio della prima prova. Secondo un sondaggio online realizzato da Skuola.net per la Polizia di Stato, il 26 per cento del campione preso in esame considera reale tale possibilità, ma è bene precisare che queste informazioni diventano di pubblico dominio solo dopo che le commissioni d’esame avranno effettuato l’accesso al plico telematico che contiene le tracce, la cui password nazionale viene svelata dal ministero dell’Istruzione la mattina della prova scritta. Al contrario, invece, l’estrazione della lettera del cognome da cui inizieranno le prove orali è effettuata da ogni singola commissione su base locale e non è in alcun modo decisa dal ministero.

Leggende metropolitane sulla scuola e sugli esami
Sul tema degli esami di maturità e, più in generale, sulla scuola circolano da decenni molte leggende metropolitane. Ad esempio, negli anni si è diffuso il racconto secondo cui uno studente avrebbe consegnato quasi in bianco un tema dedicato al coraggio. Secondo la leggenda, l’impavido avrebbe sviluppato la traccia scrivendo solo «per me il coraggio è questo», cioè consegnando quasi in bianco, e avrebbe addirittura preso il massimo dei voti per la sua originalità. 

Si tratta di un fatto mai confermato e che, come spiegato dai colleghi di Snopes, si inserisce in una serie di altri racconti che hanno come protagonisti studenti che danno risposte brevi e audaci a temi assegnati da professori durante gli esami. Il folklorista Jan Harold Brunvand ha descritto queste dinamiche nel suo libro “Curses! Broiled Again!” affermando che si tratta probabilmente di racconti generati per scaricare le tensioni della vita studentesca e della pressione che esami importanti – come la maturità – portano con sé. Altre interpretazioni hanno ipotizzato che si possa trattare di racconti nati con l’intento di ironizzare sul nozionismo accademico e scolastico. La risposta irriverente dello studente e l’aver ricevuto il massimo dei voti sembra quasi sottolineare il fatto che una solida educazione in realtà a volte è un guscio vuoto. 

Un’altra leggenda che circola attorno al tema della scuola, dei voti e degli esami, riguarda il famoso fisico che molto spesso è citato dagli studenti: Albert Einstein. Secondo alcune persone lo scienziato avrebbe collezionato una serie di brutti voti in matematica durante il suo percorso scolastico. Si tratta di una notizia falsa. Albert Einstein, considerato uno dei più importanti scienziati del ventesimo secolo, è sempre stato in realtà uno studente eccellente in matematica. 

Come riportato dall’Archivio Albert Einstein in Israele, che ha la più grande collezione di documenti di Einstein al mondo, i suoi primi insegnanti non l’hanno trovato particolarmente talentuoso, ma comunque otteneva voti molto alti. 

Pare, invece, che la leggenda sulla sua condotta scolastica sia nata nel 1935 quando la rivista Ripley’s believe it or not riportò una notizia intitolata “Il più grande matematico vivente è stato bocciato in matematica”. Quando il diretto interessato lesse quella notizia si mise a ridere e rispose “non sono mai stato bocciato in matematica” aggiungendo di aver imparato a eseguire calcoli integrali e differenziali prima dei 15 anni. Una delle ipotesi è che il malinteso sia stato generato da un errore di interpretazione, in quanto il liceo che frequentava in Svizzera a un certo punto invertì la scala dei punteggi, come riporta anche un articolo pubblicato dal New York Times nel 1984 in cui è presente una dichiarazione del preside della sua scuola che precisava che i voti di Albert Einstein in greco, latino e matematica oscillavano tra 1 e 2 fino a quando, verso la fine, ottenne invariabilmente 1 in matematica, cioè il voto più alto (a causa dell’inversione della scala dei punteggi).   

La smentita del diretto interessato e le successive dichiarazioni di chi lo conosceva non bastarono comunque per fermare la diffusione di questa leggenda che ancora oggi funge da conforto effimero per alcuni studenti.

Infine, per riportare un’altra leggenda che riguarda il mondo dell’istruzione, citiamo il caso di un quadro considerato maledetto. Si tratta del dipinto “L’uomo propone, Dio dispone”, opera del 1864 dell’artista Edwin Henry Landseer, ispirato alla cosiddetta spedizione perduta di Franklin. Il riferimento è a un viaggio di esplorazione artica guidato dal Capitano Sir John Franklin partito dall’Inghilterra il 19 maggio 1845 e finito in tragedia in quanto tutti i membri della spedizione non furono mai più ritrovati. 

Il dipinto si trova oggi nella collezione della Royal Holloway, una delle università di Londra, ed è oggetto del superstizioso mito secondo cui la tela sarebbe infestata dai fantasmi e chiunque lo guardi diventerebbe pazzo. Per questo motivo durante gli esami che si svolgono nell’aula dell’università in cui è appeso il quadro, questo viene coperto con una bandiera inglese. 

Le notizie false e le leggende che circondano gli esami di maturità esistono e si sono diffuse per motivi diversi. È importante, però, ricordare di non affidarsi a notizie di cui non si conosce la fonte o che propongono teorie bizzarre, in quanto in casi come questi potrebbero compromettere un momento importante della vita scolastica. 

L’esame di Stato, infatti, è una tappa della vita che accomuna molte persone diverse, che hanno passioni e percorsi tra i più disparati, ma resta comunque un momento che segna l’ingresso nella vita adulta. 

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