Come la disinformazione promuove la narrativa del Cremlino che incolpa l’Ucraina per la strage di Mosca
di Enzo Panizio
Dopo la strage del 22 marzo alla Crocus City Hall, una sala concerti vicino a Mosca, nell’infosfera europea è emersa una chiara narrazione di disinformazione che incolpa l’Ucraina dell’attacco terroristico. Storie false, talvolta diffuse direttamente dai media controllati dalla Russia, stanno rafforzando gli sforzi del Cremlino di accusare Kiev e l’Occidente per le azioni del gruppo di uomini armati che hanno perpetrato la sparatoria di massa, seguita da un incendio doloso, uccidendo oltre 140 persone e ferendo più di 180 partecipanti al concerto della band russa Piknik.
Nelle ore seguenti, l’ISIS-K o ISIS Khorasan, una branca del gruppo terroristico dello Stato Islamico che opera in Asia Centrale, ha rivendicato l’attacco e persino diffuso video in prima persona delle terribili azioni criminali. Vari funzionari occidentali, che nei mesi precedenti avevano avvertito del rischio di attacchi terroristici, hanno confermato la responsabilità dei militanti jihadisti.
La narrativa del Cremlino…
Pur riconoscendo l’ISIS come responsabile dell’attacco, invece, il presidente russo Vladimir Putin ha contemporaneamente suggerito il diretto coinvolgimento ucraino. «Questo atto malvagio può essere solo un altro anello in tutta una catena di tentativi da parte di coloro che combattono contro il nostro Paese dal 2014 tramite il regime nazista di Kiev», ha detto Putin.
Nonostante il presidente russo non abbia fornito alcuna prova per queste accuse, le sue dichiarazioni sono state seguite da altre, anche più esplicite, da parte di altri membri del suo apparato. Aleksandr Bortnikov, capo dell’FSB, i servizi di intelligence interna, ha detto che gli aggressori sono collegati a Kiev e, se fossero riusciti a entrare in Ucraina, sarebbero stati “accolti come eroi”. Secondo Bortnikov, l’attacco sarebbe stato “preparato sia dagli islamisti radicali che, naturalmente, facilitato dai servizi speciali occidentali”. Finora non sono state fornite prove concrete a sostegno di simili affermazioni.
…e false informazioni che la promuovono
Questa stessa narrativa viene poi promossa anche da contenuti falsi, diffusi da canali controllati dal governo o da account pro-Russia sui social media. Molte di queste storie false – che rappresentano la maggior parte della disinformazione sul tema – sono coerenti nel ritrarre l’Ucraina come responsabile dell’attacco e suggerire un coinvolgimento più ampio dell’Occidente, assecondando il tentativo del Cremlino di dipingere la nazione invasa e i suoi alleati come responsabili dell’attacco che ha subìto.
Storie false su presunti assalitori ucraini
Un importante filone di storie infondate che accusano l’Ucraina dell’attacco sostiene l’esistenza di suoi presunti collegamenti diretti con il commando che ha assaltato la sala concerti. Le informazioni infondate diffuse sui social media affermano che gli aggressori (o almeno uno di loro) siano stati identificati come ucraini o come combattenti dalla parte ucraina. A questo scopo, anche la foto di un comico statunitense è stata photoshoppata sull’immagine di una carta d’identità ucraina e poi presentata come il documento d’identità di uno degli aggressori.
Un’altra storia falsa invece suggerisce che un camion con targa ucraina fosse presente quella sera nel parcheggio della Crocus Hall, ma il codice della stessa targa dimostra che in realtà si trattava di un mezzo bielorusso. Questo contenuto infondato è significativo, perché un altro presunto argomento nella versione del Cremlino cerca di incolpare Kiev sulla base di una presunta fuga degli assalitori verso l’Ucraina, dove avrebbero dovuto essere in grado di entrare attraverso una “finestra” aperta per il loro passaggio sul lato ucraino del confine. Tuttavia, questa versione è stata più recentemente smentita anche da uno degli alleati più stretti della Russia, il presidente bielorusso Lukashenko, che ha contraddetto la versione di Putin. Lukashenko ha detto che inizialmente i terroristi hanno tentato di fuggire nel suo Paese, ma hanno cambiato piano quando hanno scoperto che il confine bielorusso nel frattempo era stato chiuso.
Informazioni infondate su ufficiali di Kiev che rivendicano l’attacco
Altre storie di disinformazione hanno invece suggerito che i leader ucraini abbiano direttamente rivendicato l’attacco. Molto significativo in questo senso è un deepfake di Oleksiy Danilov, il segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa dell’Ucraina, che avrebbe detto «È divertente oggi a Mosca? Penso che sia molto divertente. Mi piacerebbe credere che organizzeremo per loro questo tipo di divertimento più spesso». In realtà si tratta di un contenuto creato con l’aiuto di strumenti di intelligenza artificiale e trasmesso poche ore dopo l’assalto dal canale televisivo russo NTV, prima di circolare sui social.
Tramite l’alterazione dell’audio di un video vecchio e non correlato, un’altra storia falsa invece ha presentato l’ex presidente ad interim ucraino Aleksandr Turchinovlo come un membro dell’ISIS, creando così presunti collegamenti tra l’estremismo islamista e la leadership ucraina, la quale starebbe anche minacciando ulteriori attacchi terroristici.
Presunte prove del coinvolgimento occidentale
Varie notizie infondate hanno poi cercato di collegare i paesi occidentali ai terribili eventi accaduti a Mosca. Ad esempio, esagerando le affermazioni russe di una partecipazione diretta degli Stati Uniti o suggerendo che funzionari statunitensi sapessero dell’attacco al Crocus, ma anche ipotizzando il coinvolgimento del governo francese, manipolando il video di un discorso di Putin.
Varie altre teorie
Sebbene la narrativa pro-Russia sia dominante nelle false storie, sono state identificate anche altre affermazioni infondate. Come spesso accade, la disinformazione ha esagerato la portata del già tragico evento e alimentato teorie cospirazioniste, in particolare quella secondo cui l’attacco sarebbe una messinscena. Queste notizie infondate sono simili ad altre circolate di recente in relazione alla guerra tra Israele e Hamas, con la teoria del complotto che la sofferenza delle persone a Gaza sia inscenata (la cosiddetta teoria “Pallywood”). Sta poi circolando anche una narrativa di disinformazione anti-Russia, che si basa su accuse dimostrabilmente false per incolpare dell’attacco lo stesso Cremlino.
Ad ogni modo, tolte queste ultime storie, come già detto, la maggior parte della disinformazione sull’attacco alla Crocus Hall si allinea alle narrazioni promosse dal Cremlino, a loro volta parte di una campagna di disinformazione, più ampia e datata, che mira a isolare l’Ucraina e pregiudicare supporto e finanziamenti alla nazione invasa.
Questo articolo è la traduzione in italiano dell’originale qui consultabile, pubblicato sulla pagina web della Taskforce EDMO per le Elezioni europee del 2024