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Tutte le leggende metropolitane sulla Melevisione, il programma “maledetto” dell’Internet italiano

Dalla morte di Tonio Cartonio per overdose al porno di Lupo Lucio, la popolare trasmissione di Rai 3 è finita al centro di leggende metropolitane di ogni tipo

11 aprile 2024
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Di Leonardo Bianchi

«E tu, cosa stavi facendo l’11 settembre 2001?». Chiunque sia nato prima di quella fatidica data se l’è sentito domandare, oppure l’ha domandato a qualcuno. E ciascuno ha una propria risposta.

C’è chi, ad esempio, era in ufficio; chi era nel traffico; chi semplicemente era in giro; e chi stava guardando la Melevisione, il popolare programma per l’infanzia su Rai3.

Chi faceva parte di quest’ultima categoria sicuramente ricorda la brusca interruzione della puntata e l’annuncio dell’edizione straordinaria del TG3. Al posto del Fantabosco – il mondo in cui era ambientato il programma – comparvero infatti le terribili immagini delle Torri Gemelle in fiamme, colpite dagli aerei dirottati dai terroristi di Al-Qaeda.

Oltre al trauma collettivo, di quella puntata molte persone ricordano anche un altro dettaglio: lo spago giallo tenuto in mano dal personaggio di Tonio Cartonio, interpretato dall’attore Danilo Bertazzi. Un oggetto di cui non si è mai conosciuta la reale funzione, proprio a causa dell’interruzione. 

In realtà si tratta di un falso ricordo, perché nell’episodio non compare mai alcuno spago: a confermarlo è stato lo stesso Bertazzi con un post su Instagram del 2019. Nella didascalia dello stesso post, l’attore ha specificato che in quella puntata i personaggi stavano preparando una festa a sorpresa per la principessa Odessa, e che in alcune scene Tonio ritagliava dei pezzi di cartoncino verde e giallo per fare i festoni.

Quello dello spago giallo è soltanto una delle tante leggende metropolitane sul programma. Ed è pure una delle più innocue: altre sono decisamente più pesanti, al punto tale da aver generato ripercussioni sulla vita reale degli attori. Ma come sono nate? E perché sono rimaste così a lungo nell’immaginario popolare? Proviamo a ricostruirlo.

La morte di Tonio Cartonio per overdose
Partiamo dalla più famigerata: la morte di Tonio Cartonio per overdose.

L’origine di questa leggenda non è chiara ma risale al 2004, quando Bertazzi uscì dal cast della Melevisione per dedicarsi ad alcuni progetti teatrali. A quel punto su Internet si diffusero in maniera incontrollata svariate voci: che fosse il figlio segreto di Mike Bongiorno, oppure che fosse malato di Aids o che stesse scontando in carcere una condanna per pedofilia. Quella più gettonata, per l’appunto, parlava di decesso a seguito di overdose di imprecisate sostanze stupefacenti.

Tracce di quelle dicerie si possono trovare sugli archivi di alcuni forum dell’epoca. In quello del sito cinematografico Filmup, ad esempio, diversi utenti si chiedono che fine avesse fatto Bertazzi. «L’attore sembra sia morto per un’overdose ma ci sono anche altre ipotesi: in carcere per pedofilia o c’è chi dice che sia ancora vivo in tournè», recita un commento. Un altro riporta le stesse cose: «A me avevano detto che era morto per overdose..poi ho sentito anche era in galera per pedofilia..ma dicono che siano leggende..mah chissà che fine ha fatto!».

Nemmeno la ricomparsa dell’attore nel 2006 in un altro programma di Rai3Trebisonda – riuscì a placare le voci. Anzi: a quel punto venne tirata in ballo la teoria del sosia, completamente ricalcata su quella di Pippo Franco (di cui abbiamo già parlato in questo articolo). In sostanza, anche nel caso di Bertazzi la dirigenza Rai avrebbe indetto un concorso per trovare un sosia: alla fine vinse un certo Guglielmo Campobello di Galatina (in provincia di Lecce), che ottenne così il posto dell’attore.

Nel 2019, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, Bertazzi aveva confidato che «quella fake news a me ha fatto molto male, devo essere sincero». L’attore ha anche detto di aver sporto diverse querele, senza però riuscire a risalire agli autori delle bufale. «Come mi dissero i commissari», ha spiegato, «pubblicare una notizia su Internet è paragonabile al lancio di un sasso nell’acqua: i cerchi si allargano, ma non riesci più a risalire al sassolino che l’ha generato».

Ancora adesso, concludeva l’attore, «mi sfugge il motivo per cui c’è stato un accanimento di quel tipo verso un personaggio che, tutto sommato, era per i bambini. La cosa incredibile è che tutti ci hanno creduto e a poco è valso il mio essere tornato in video, anni fa, con la Trebisonda. Niente, c’era stata una sorta di rifiuto a credere che io fossi ancora vivo».

La leggenda di Lupo Lucio ucciso in una sparatoria a Foggia
Leggende analoghe hanno colpito altri membri del cast della Melevisione. Nel 2015, ad esempio, il blog Sdangher ha diffuso la notizia falsa dell’arresto di Lorenzo Branchetti – l’attore che interpretava Milo Cotogno – «per spaccio e fabbricazione di meth», cioè metanfetamina.

Nel 2016 il blog Notizie Bomba (che si autodefinisce «una rivista digitale autoprodotta e autofinanziata») aveva pubblicato un articolo in cui si parlava dell’inesistente arresto per spaccio di Tonio Cartonio e Lupo Lucio, un altro personaggio molto amato dal pubblico e interpretato dall’attore Guido Ruffa.

All’incirca nello stesso periodo, un altro blog pseudosatirico – nel senso che pubblicava bufale mascherate da “satira” – aveva rilanciato la falsa notizia della partecipazione di Lupo Lucio in un film per adulti, arrivando a inventarsi delle dichiarazioni attribuite a Ruffa: «Pensavo a un cambio radicale già da diverso tempo… ero stufo di rivolgermi a un pubblico solamente di bambini leccando carne di plastica… ora BASTA, voglio leccare altro..».

Più recentemente, all’inizio del 2023 è circolata online un’immagine di Lupo Lucio con un testo in cui si legge: «Lupo Lucio ucciso a colpi di arma da fuoco a Foggia. Preghiere ad amici e famiglia». Come avevamo scritto, la notizia era ovviamente priva di fondamento. Altre voci sulla morte di Ruffa – per un tumore, non a seguito di un omicidio – erano state diffuse ripetutamente sui social network, fino a diventare una specie di inside joke.

In un’intervista pubblicata su Fanpage il 23 marzo del 2024, l’attore ha rivelato che «la prima volta che hanno diffuso la notizia della mia morte è stato tremendo. La mattina ha iniziato a squillarmi il telefono, mi chiamavano amici che piangevano. Mi chiedevano in lacrime: “Dove sei? C’è scritto che sei morto”. E io facevo le corna: “Ma come sono morto! Sto benissimo”».

Da un lato, dunque, le leggende metropolitane sul cast delle Melevisione si inseriscono nel filone delle false morti delle celebrità – inaugurate, in epoca moderna, da quella sul cantante dei Beatles Paul McCartney.

Dall’altro sono un’eredità distorta dell’11 settembre del 2001: l’essere andati in onda proprio in quei momenti ha gettato un’ombra oscura su un programma per l’infanzia spensierato e innocente. E con ogni probabilità, è proprio quel trauma ad aver conferito alla Melevisione la nomea sotterranea di programma maledetto che ha trascinato gli attori e le attrici in un gorgo di depravazione e dipendenza.

Un gorgo totalmente inventato, ovviamente, ma in grado di avere effetti concreti e reali sulle persone prese di mira. 

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