L’“Emirato islamico di Catalogna” e la propaganda islamofobica nel contesto delle elezioni catalane
Di Enzo Panizio
«Benvenuti nell’Emirato islamico di Catalogna» o «Municipio dell’Emirato» recitano alcuni cartelloni che di recente sono stati affissi all’ingresso di Sabadell, Terrassa, Mataró e diverse altre città della Catalogna. Posizionati sotto i pannelli che annunciano l’entrata nei vari comuni, a mo’ di cartelli stradali, sembrano far parte della segnaletica. Sui social si sono così diffuse teorie secondo cui i presunti cartelli sarebbero stati affissi dalle autorità regionali o addirittura dalle comunità musulmane locali nel tentativo di dichiarare la propria egemonia sulla regione.
In realtà, si tratta di una campagna islamofobica con fini politici che ha contribuito a generare avversione contro i migranti e disinformato i cittadini nella campagna elettorale per il voto regionale.
Il 12 maggio 2024 infatti si sono tenute le elezioni catalane, voto con il quale gli abitanti della regione scelgono i loro rappresentanti nel Parlamento della Catalogna, una delle istituzioni locali, e che hanno visto trionfare il Partito Socialista Catalano (Partit dels Socialistes de Catalunya, PSC). Si tratta di elezioni importanti anche per gli equilibri politici che reggono il governo nazionale spagnolo e, anche per questo, la campagna elettorale è stata caratterizzata da toni vivaci. Proprio l’immigrazione è stata uno dei temi più discussi sui social e nei vari dibattiti politici, e non sono mancati episodi di incitamento all’odio nei confronti di una generale categoria “migranti”.
Propaganda politica…
In questo contesto, il Frente Obrero (in italiano, il Fronte dei Lavoratori), un partito politico che ha partecipato alle elezioni, ha iniziato una campagna contro la presunta “islamizzazione” della regione. Come parte di questa iniziativa contro le persone musulmane, il partito ha pensato appunto di affiggere ambigui manifesti elettorali, sui quali spicca la bandiera indipendentista catalana sovrastata dalla mezzaluna, uno dei simboli dell’Islam presente anche nelle bandiere di diversi Stati a tradizione musulmana. La campagna è in linea con i toni del partito, nato nel 2019, che si definisce «un movimento patriottico e rivoluzionario» e ha fatto dell’avversità alle persone migranti un tratto distintivo della propria agenda politica.
Come riportato da diverse organizzazioni di fact-checking spagnole, infatti, sui cartelloni affissi si vede proprio il simbolo e il nome di Frente Obrero. Il partito ha condiviso le foto dei vari cartelloni sui propri account social, e il leader del movimento, Roberto Vaquero, ha annunciato la campagna sia sul proprio profilo su X, che in un video YouTube. Gli stessi cartelloni riportano, in spagnolo e in arabo, la scritta «No all’islamizzazione», uno degli slogan dell’organizzazione politica.
Si tratta quindi di un’operazione di propaganda elettorale, che il partito spinge su diversi canali e che spesso riecheggia storie false. Ad esempio, quella secondo cui i migranti starebbero sovrastando in numero i cittadini europei, come afferma lo stesso Vaquero all’inizio del citato video, una narrazione di disinformazione diffusa da diversi anni.
…che sfocia in disinformazione
Gli effetti della campagna e della sua diffusione sui social hanno provocato la circolazione di diverse notizie infondate. Come riportano i colleghi spagnoli di Newtral, le immagini dei manifesti sono state ricondivise da vari utenti sui social e presentate come segnaletica ufficiale delle città catalane. Altri post invece, come segnalato dagli spagnoli di EFE Verifica, hanno suggerito tentativi da parte di «ghetti musulmani» di imporre la loro cultura. Tutte affermazioni false, smentite dalle autorità regionali e dalle ricostruzioni dei fact-checker spagnoli.
A ogni modo, il fatto che simili manifesti siano stati sfruttati dai disinformatori non sembra un’operazione del tutto casuale: la retorica usata da Frente Obrero è la stessa utilizzata in molte altre storie infondate circolate in Catalogna nelle ultime settimane. La disinformazione a tema immigrazione infatti è stata preponderante nella campagna elettorale catalana che si è appena conclusa. Le storie false hanno spaziato dalle narrazioni ormai classiche, che istigano all’odio contro i migranti da anni, a nuove storie infondate specifiche sulle elezioni.
La presunta imposizione dell’Islam e il suo sfruttamento a livello politico
Oltre alle solite storie false che dipingono le persone migranti come violente e inclini alla criminalità o anche come causa di epidemie, i contenuti falsi più insidiosi circolati nel contesto della campagna elettorale catalana hanno tentato di veicolare il messaggio che l’identità e la cultura spagnola sarebbero messe in pericolo dall’arrivo dei migranti. Sostenendo ad esempio che il loro numero è tale da renderli la maggioranza in alcuni comuni – tanto da poter eleggere sindaci – oppure che le autorità spagnole (e anche quelle catalane) impongano l’arabo nelle scuole e favoriscano questa presunta predominanza, a scapito della collettività.
Altre storie false molto significative, poi, hanno tentato di capitalizzare queste narrazioni sul piano politico. In particolare, è molto circolata la foto manipolata di un manifesto elettorale di una politica della coalizione indipendentista Comuns Sumar (in italiano, Comuni Uniti). Alla foto del cartellone contenente l’immagine della donna, simile ai classici santini elettorali, è stato aggiunto un niqab, un velo che copre testa e viso ma non gli occhi, suggerendo poi con descrizioni sui social che nel programma del partito ci fosse una “maggiore islamizzazione” del territorio.
Allo stesso tempo, questa presunta volontà politica di favorire i migranti sui cittadini è stata utilizzata dalla disinformazione anche per bersagliare alcuni specifici gruppi, come nel caso del finto sondaggio secondo cui «quattro giovani su cinque appartenenti alla comunità LGBT riconoscono che si sentirebbero più protetti in un Paese islamico che in una Spagna governata da Vox». In entrambi i casi, si tratta di storie false con il chiaro intento di promuovere odio contro alcune comunità e avvantaggiare (o screditare) certi partiti politici.
La Spagna si è dimostrato un Paese particolarmente permeabile alle narrazioni false sui migranti nel contesto di recenti elezioni , come emerge da un report della Task Force sulle elezioni europee dell’ European Digital Media Observatory (Edmo), di cui anche Facta fa parte. La disinformazione sull’immigrazione, però, è molto comune in diversi altri Paesi UE e, a ridosso delle elezioni europee in programma a giugno, narrazioni false di questo tipo potrebbero essere diffuse con maggiore intensità anche in Italia.