![](/_next/image?url=%2Fwp-content%2Fuploads%2F2025%2F02%2Fimmagine-articolo-45.png&w=1920&q=85)
Gli articoli di fact-checking sono tra le prime fonti citate nelle Community Notes di X
Una nuova ricerca dimostra l’impatto positivo del lavoro dei fact-checker sul social media di Elon Musk nel contrasto alla disinformazione
I fact-checker indipendenti certificati dall’International Fact-Checking Network (IFCN) e dallo European Fact-Checking Standards Network (EFCSN) sono la fonte più citata nelle Community Notes di X, dietro solo ai post pubblicati sulla stessa piattaforma di Elon Musk e alle voci di Wikipedia. In italiano, in particolare, gli articoli di Facta sono al terzo posto tra le fonti più utilizzate per contrastare la disinformazione su X – al secondo considerando solo i siti web esterni alla piattaforma.
È quanto emerge da uno studio pubblicato a febbraio 2025 e condotto da Maldita.es. La fondazione spagnola impegnata nel contrasto alla disinformazione ha analizzato tutte le note della comunità – visibili e non visibili – proposte a livello mondiale nel 2024 dagli utenti iscritti al programma di fact-checking dal basso di X e disponibili per il download pubblico: si tratta di un set di dati che raggruppa complessivamente oltre 1.175.000 note.
La ricerca spagnola ha scoperto che il 3,7 per cento delle note analizzate contiene un collegamento a un’organizzazione di fact-checking tra le fonti citate, vale a dire cioè una su 27. «Potrebbe non sembrare un numero elevato, ma prendiamo in considerazione che il singolo dominio più citato al di fuori di X stesso è Wikipedia all’8 per cento» si legge nel rapporto, «quello subito dopo i fact-checker è YouTube al 2,9 per cento».
![](/_next/image?url=%2Fwp-content%2Fuploads%2F2025%2F02%2Fimage1-1.png&w=1920&q=85)
Lo studio ha suddiviso i risultati anche in base alle cinque lingue più diffuse nell’Unione europea: tedesco, francese, italiano, spagnolo e polacco. Per quanto riguarda l’italiano, Facta risulta essere al terzo posto come fonte più utilizzata nelle community notes – la seconda, considerando solo i collegamenti esterni a X – prima dei colleghi di Open e di importanti siti di informazione come l’agenzia di stampa Ansa, Repubblica, Il Post e il Corriere della Sera.
![](/_next/image?url=%2Fwp-content%2Fuploads%2F2025%2F02%2Fimage3.png&w=1920&q=85)
Come abbiamo spiegato in un recente approfondimento che ha analizzato il fallimento delle Community Notes di X nel contrastare la disinformazione sulla piattaforma, uno dei problemi principali del programma consiste nel quando e come queste note diventino visibili agli utenti. Infatti, per far sì che le informazioni aggiuntive compaiano pubblicamente sotto a un post considerato fuorviante o infondato non viene tenuto in considerazione solo il numero di collaboratori che hanno valutato una nota come “utile” o “non utile”, ma anche il fatto «che gli utenti che l’hanno valutata abbiano punti di vista diversi», spiega lo stesso social media. In questo modo, afferma Maldita, il consenso tra gli utenti di “diverse ideologie politiche” su di una nota è considerato un fattore più importante rispetto alla veridicità della nota. Secondo svariate inchieste giornalistiche e analisi indipendenti, questo meccanismo ha avuto come conseguenza quella di ritardare la pubblicazione di note accurate – in particolare su argomenti altamente polarizzati – o di non farle proprio apparire perché bloccate in dispute tra utenti iscritti alle community notes con visioni politiche differenti.
In questo contesto, la ricerca della fondazione spagnola ha comunque scoperto che le note che citano organizzazioni di fact-checking hanno molte più probabilità di essere valutate come utili dai collaboratori al programma con visioni differenti e diventare visibili su X. «Per qualsiasi nota della comunità proposta a livello globale, solo l’8,3 per cento diventa visibile. Se prendiamo quelle che contengono un collegamento a un’organizzazione di fact-checking riconosciuta all’interno di EFCSN o IFCN, la loro probabilità di diventare visibili sale al 12 per cento. Infine, se prendiamo in considerazione solo quelle che citano un collegamento a un’organizzazione di fact-checking europea come prova, la percentuale sale ancora di più, al 15,2 per cento», si legge nel report. Questo significa che le note che contengono prove raccolte da fact-checker sono chiaramente considerate più utili dagli “utenti con visioni politiche diverse”.
Le note della comunità visibili che citano articoli di organizzazioni di fact-checking richiedono poi meno tempo per essere proposte dai collaboratori del programma dopo che il tweet originale è stato pubblicato (in media 4 ore e 25 minuti, cioè 23 minuti in meno del solito). Queste note vengono quindi considerate utili e diventano visibili insieme al tweet molto prima delle altre note (che richiedono 5 ore e 40 minuti, cioè 24 in meno del tempo medio per tutte le note). In generale, le note della comunità con link ai siti di fact-checking risultano essere visibili 90 minuti prima delle note generali se si confrontano i tempi medi di reazione.
![](/_next/image?url=%2Fwp-content%2Fuploads%2F2025%2F02%2Fimage2.png&w=1920&q=85)
«Nonostante il lavoro metodico che un articolo di verifica richiede, il contenuto prodotto dalle organizzazioni indipendenti di fact-checker ha risultati organici migliori in termini di velocità e valutazione degli utenti, anche con l’attenzione fuorviante di X sul “consenso” piuttosto che sulla fattualità», conclude l’analisi di Maldita.
- La nuova politica di moderazione di Meta è un pericolo per chi è più vulnerabile all’odioLa nuova politica di moderazione di Meta è un pericolo per chi è più vulnerabile all’odio
- Meta ha scelto di puntare sulle Community Notes, ma il sistema lanciato da X ha già fallitoMeta ha scelto di puntare sulle Community Notes, ma il sistema lanciato da X ha già fallito