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Come sta cambiando la disinformazione in Europa
Tra i dati emersi dal monitoraggio dei fact-checker europei a gennaio: aumenta l’uso di AI e le narrazioni di Trump prendono piede
Qualcosa sta cambiando nella disinformazione che viene immessa nei vari Paesi membri dell’Unione europea, e in particolare sui social network. Alcuni segnali emersi nella disinformazione circolata a gennaio in UE sembrano indicare una possibile evoluzione dello scenario: un maggiore utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) e una crescente diffusione della disinformazione di origine statunitense, che si allinea con la propaganda dell’amministrazione Trump.
Lo European Digital Media Observatory (Edmo), un consorzio europeo che riunisce fact-checker ed esperti della disinformazione, produce ogni mese dei brevi report, chiamati Edmo Briefs, che tra le altre cose riassumono le principali narrazioni di disinformazione in UE. I dati usati per l’analisi vengono forniti dalle organizzazioni di fact-checking del network Edmo, che copre ogni singolo Paese membro UEj (più la Norvegia) ed è coordinato da Facta e Pagella Politica. Il brief riguardante la disinformazione circolata a gennaio è stato pubblicato il 17 febbraio e contiene alcune novità che possono essere indicative dell’inizio di una nuova fase per la disinformazione in Europa.
Più IA
Innanzitutto colpisce il dato sui contenuti falsi generati con l’utilizzo di software e di strumenti di IA. Video e immagini creati o modificati digitalmente sono stati sfruttati per veicolare l’8 per cento delle notizie che i fact-checker europei hanno dimostrato essere false durante il mese di gennaio. Degli oltre 1.600 articoli di verifica dei fatti prodotti dalle 37 diverse organizzazioni partecipanti, 128 hanno usato l’IA per veicolare messaggi infondati o fuorvianti. Si tratta del valore massimo registrato da marzo 2023, quando Edmo ha avviato questo specifico monitoraggio. A dicembre 2024 la percentuale era intorno al 5 per cento.
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In valore assoluto l’aumento può apparire modesto, ma fin da quando i software di intelligenza artificiale generativa sono diventati di uso comune, il valore si era finora attestato al massimo al 5 per cento. Si tratta quindi di un aumento di circa il 40 per cento in un solo mese.
In più, i contenuti falsi generati con l’intelligenza artificiale – che in alcuni casi possono essere particolarmente subdoli e difficili da identificare, mentre in altri sono facilmente riconoscibili – sembrano aver raggiunto una maggiore diffusione complessiva. La celebre scritta Hollywood in fiamme, che compariva in immagini generata dall’IA o video modificati digitalmente, è stata la singola storia falsa più circolata nell’UE a gennaio, rintracciata in 22 dei 27 Paesi membri.
Vista la facile spettacolarizzazione di un evento così drammatico, gli incendi nella zona di Los Angeles si prestavano particolarmente allo sfruttamento dell’IA per diffondere notizie infondate e altri contenuti generati hanno riguardato la devastazione in California. Ad esempio, case abitate da famiglie cristiane o chiese rimaste miracolosamente intatte mentre le strutture tutt’intorno sono state rase al suolo dalle fiamme.
È presto per dire se si tratterà di una inversione di tendenza destinata a consolidarsi nel tempo. Finora le attese “valanghe” di disinformazione generata con l’IA – ad esempio prima del voto per il rinnovo del Parlamento europeo – non si sono verificate, ma ora i contenuti generati che veicolano notizie false sembrano diffondersi più facilmente. I prossimi mesi diranno se quello di gennaio sarà stato un caso isolato oppure l’inizio di una nuova tendenza.
Disinformazione dagli Stati Uniti
I roghi californiani sono stati sfruttati poi per diffondere anche in Europa alcune narrazioni di disinformazione diffuse negli Stati Uniti, pure dall’amministrazione Trump. Nel pieno della gestione dell’emergenza, infatti, diversi contenuti che sono stati dimostrati falsi da fact-checker indipendenti e testate autorevoli hanno preso di mira alcune minoranze, addossando loro la responsabilità della devastazione. Le storie false, in particolare, hanno incolpato le persone migranti di aver appiccato gli incendi e la presunta cattiva gestione dell’emergenza è stata attribuita ai programmi di diversità e inclusione (DEI), cioè la legislazione che mira a promuovere maggiore coinvolgimento delle categorie svantaggiate negli ambienti di lavoro, e alla comunità Lgbtq+.
Al di là di quelle che sono le legittime opinioni sui programmi DEI, si tratta di storie dimostrate false che hanno fatto seguito a una retorica adottata da Donald Trump e dalla sua parte politica che, pur senza offrire prove a supporto delle loro accuse, additano queste persone come responsabili di recenti disastri e fallimenti operativi, come le falle nella sicurezza al comizio dove hanno attentato alla sua vita, a luglio 2024. Dopo un recente incidente aereo avvenuto a fine gennaio 2025 a Washington, il New York Times ha scritto che «le osservazioni del presidente Trump, che ha suggerito che la diversità nelle assunzioni e altre politiche dell’amministrazione Biden abbiano in qualche modo causato il disastro, riflettono il suo istinto di inquadrare immediatamente i grandi eventi attraverso la sua lente politica o ideologica». La disinformazione, in questo caso, svolge un ruolo di supporto alle narrazioni adottate da Trump e i suoi seguaci.
Questa circolazione in UE di narrazioni false sfruttate negli USA dalla destra americana potrebbe essere una coincidenza dettata dal fatto che uno dei principali argomenti trattati dai media – gli incendi in California, appunto – riguardasse gli Stati Uniti, oppure potrebbe rivelarsi più strutturale nei prossimi mesi. Trump e i suoi fedelissimi non sono nuovi alla diffusione di informazioni infondate o dimostrate false: ad esempio, sull’Ucraina, sulle questioni di genere, sulle persone migranti, oltre a tutta una serie di teorie del complotto mai provate o del tutto inventate. In piena campagna elettorale presidenziale, molte falsità promosse dal candidato repubblicano e dai suoi sostenitori sono state riciclate in UE. E il fenomeno potrebbe ulteriormente espandersi, considerato il fatto che prominenti personalità statunitensi stanno tentando di interferire nella politica europea.
Musk, Vance e un nuovo fronte di interferenza
Elon Musk, uomo più ricco del pianeta e proprietario di X (una delle piattaforme social più utilizzate al mondo), dal momento in cui ha acquistato il vecchio Twitter ha utilizzato il social per i propri scopi politici e in generale sfruttato la sua posizione per diffondere in maniera massiccia disinformazione e contenuti falsi contro migranti e donne, tra le altre cose. Parte di questo sforzo è anche l’opposizione ai tentativi di regolamentare la diffusione di contenuti falsi e illegali – come ad esempio si prefigge di fare il Digital Services Act europeo (DSA) – che vengono bollati come censura o in qualche modo limitazione della libertà di espressione, anche da Trump e dagli attuali vertici del partito repubblicano statunitense. Indebolire gli strumenti europei di contrasto a tali manipolazioni favorisce al contempo il Cremlino e l’estrema destra europea: alcuni recenti studi dimostrano infatti come la disinformazione gonfi il consenso per le formazioni nazionaliste estremiste, che infatti più di chiunque altro promuovono un vasto repertorio di falsità su istituzioni, migranti, persone Lgbtq+ e donne.
Ora Musk, fresco di una nomina nella nuova amministrazione americana e in generale del ruolo di spicco nell’inner circle trumpiano, sta attivamente cercando di favorire alle imminenti elezioni federali in Germania il partito di estrema destra AfD, a cui ha espresso appoggio anche in un editoriale pubblicato sulla rivista Welt am Sonntag (ma il suo supporto all’estrema destra non si limita alla politica tedesca). Nella Germania che si prepara al voto, sono in corso anche campagne di disinformazione e influenza da parte della Russia, con il risultato che i tentativi di manipolazione della democrazia ora arrivano da due fronti. Simili operazioni russe di interferenza nei processi democratici, tra l’altro, hanno portato a dicembre 2024 all’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania da parte della Corte suprema rumena. Secondo alcune notizie false circolate in UE a gennaio, invece, il voto rumeno sarebbe stato annullato – grazie al DSA – dalle istituzioni europee, scontente del risultato elettorale. La disinformazione ha anche paventato l’idea che la stessa sorte potrebbe toccare al voto tedesco in programma il 23 febbraio, qualora i risultati (e in particolare un successo di AfD) non appagassero l’UE, che viene falsamente accusata di stare già pianificando l’annullamento della tornata elettorale.
Oltretutto queste retoriche combaciano con alcuni obiettivi dell’agenda politica della nuova amministrazione statunitense, che sta tentando di delegittimare il ruolo dell’Europa e favorire l’estrema destra, mentre nei fatti ha riabilitato la Russia nella comunità internazionale. In un recente discorso alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, il vicepresidente statunitense J.D. Vance ha descritto l’UE come un’entità antidemocratica, dicendo che «la più grande minaccia all’Europa oggi non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno; è la minaccia dall’interno, l’allontanamento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali». E Trump ha rincarato la dose: gli europei «stanno perdendo il diritto alla libertà di parola», ha detto a stretto giro ai giornalisti nella Casa Bianca. Affermazioni che hanno scosso la politica europea, che vede arrivare minacce dal principale alleato, mentre sia la Commissione europea che molti politici nazionali hanno rigettato le accuse della presidenza USA, che reputano tentativi di influenza straniera.
Al netto di questo, va da sé che l’adozione di retoriche così aggressive e fuorvianti da parte di figure politiche di questo calibro può amplificare la diffusione di notizie false che già circolavano nei feed dei cittadini europei. Se prima era principalmente il Cremlino, però, a promuovere questi messaggi destabilizzanti verso le istituzioni europee, c’è da aspettarsi nel prossimo futuro che nuove narrazioni false sfruttino il tentativo di destabilizzazione della politica europea che ora arriva anche dall’amministrazione degli Stati Uniti.
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