
La disinformazione prima di Internet – Disinformazione a mezzo stampa
Un racconto a puntate di come le informazioni false o fuorvianti accompagnano l’umanità dall’alba dei tempi, fino a perdersi nella leggenda
Fox News è una delle più importanti reti televisive statunitensi e negli ultimi anni ha intenzionalmente mandato in onda informazioni false. All’indomani delle elezioni presidenziali del 2020, quando il candidato repubblicano Donald Trump suggeriva brogli elettorali per non ammettere la sconfitta, Fox News rilanciò queste accuse, pur sapendole false. Lo hanno ammesso gli stessi rappresentanti dell’emittente televisiva, nell’ambito di un giudizio promosso contro di loro da due società che si occupano di macchine per il voto elettronico. Oltre ad accettare di pagare un risarcimento da quasi ottocento milioni di dollari, la rete ammise che la diffusione di tali falsità era stata intenzionale.
Le indagini del processo, infatti, tramite documenti, mail e conversazioni interne all’azienda, avevano dimostrato come dirigenti e conduttori fossero convinti dell’infondatezza delle accuse mosse da Trump, ma che abbiano continuato a diffonderle. I vertici della rete erano pienamente consapevoli della falsità delle accuse che stavano trasmettendo e anzi l’amministratore delegato intimò di sospendere la verifica delle notizie perché «danneggiava gli affari».
Non era la prima volta che Fox News diffondeva disinformazione. La rete televisiva, nota per avere posizioni conservatrici, nel 2020 aveva condotto una feroce campagna contro i vaccini contro la Covid-19, che secondo alcune analisi e vari studi accademici ha indotto molte persone a non vaccinarsi. Anche in questo caso, la malafede venne fuori con evidenza: la rete aveva creato un protocollo interno, una sorta di “pass vaccinale” che esortava i dipendenti a vaccinarsi o testarsi contro la Covid-19, mentre continuava a mandare in onda contenuti anti-vaccinisti. In pratica, dato il pubblico conservatore e le sue campagne a favore delle bugie ripetute sul tema da Trump, riportare i fatti in maniera imparziale e consegnando agli ascoltatori versioni dei fatti a loro sgradite avrebbe fatto perdere ascolti alla rete. In altre parole: Fox News deliberatamente inganna il suo pubblico per trarne profitto.
Per quanto eclatanti nell’evidenza della loro malafede, questi esempi non sono gli unici di casi in cui giornali anche autorevoli hanno diffuso notizie false, in maniera più o meno consapevole.
Mostri volanti, modifica del meteo, alberi di spaghetti
Nel 1835, il quotidiano newyorkese The Sun fondato nel 1833, pubblicò una serie di articoli su quelle che presentava come “scoperte lunari”, riprendendo il titolo del primo articolo, “Grandi scoperte astronomiche realizzate di recente da Sir John Herschel”, che era un celebre astronomo del tempo. Con un rigore e una dovizia di particolari che indussero in errore i lettori, l’articolo parlava della scoperta della vita sulla Luna, che sarebbe stata abitata da uomini pipistrello, unicorni e castori dall’intelligenza umana. La scoperta sarebbe stata possibile grazie alla costruzione di un potentissimo telescopio.

L’autore degli articoli era Richard Locke, il cui intento però – come ammise anni più tardi – era fare della satira per prendere in giro il modo di considerare la scienza dell’epoca, secondo lui troppo influenzato da credenze religiose. Il Sun invece non smentì mai la pubblicazione, né diede ulteriori spiegazioni o contesto a quella serie: probabilmente in maniera interessata, visto che dopo il primo articolo vendette più copie del giornale per via dell’interesse che i mostri della Luna avevano suscitato. Solo settimane dopo, i lettori iniziarono a capire che qualcosa non tornava, ma comunque le presunte scoperte vennero riprese dalla stampa internazionale e fecero il giro di mezzo mondo. L’anno seguente la stessa storia venne pubblicata anche in Italia, in un opuscolo diffuso a Napoli, a sua volta tradotto dalla ristampa francese. Fu un enorme caso di fantascienza spacciata per informazione, che passò alla storia come “The Great Moon Hoax”, la grande bufala sulla Luna, e ci rivela molto della diffusione delle notizie false sui giornali.
Innanzitutto, lo scherzo. Ci sono innumerevoli casi di articoli assurdi pubblicati per gioco, che hanno ingannato lettori e ascoltatori. È capitato anche che giornali e riviste subissero degli scherzi, cadendo in errore e pubblicando assurdità o che facessero scherzi a loro volta. Il sito Museum of Hoaxes, ovvero Museo delle Bufale, ha catalogato casi di disinformazione e notizie false diffuse a mezzo dei vari organi di stampa e ha un’intera sezione dedicata ai Pesci d’Aprile, ovvero notizie false diffuse come scherzi, anche da testate più che autorevoli.
Il primo di aprile del 1957, il programma “Panorama” della BBC mandò in onda un reportage di tre minuti che, dall’idea di un cameraman particolarmente scherzoso, suggeriva che gli spaghetti crescessero sugli alberi. Il filmato presentava come in Svizzera, al confine con l’Italia, un inverno mite e l’assenza del “punteruolo degli spaghetti” avevano assicurato agli abitanti del luogo un cospicuo raccolto di spaghetti, con le immagini di un’allegra famiglia prendeva la pasta direttamente dagli alberi. Furono in centinaia a cascarci e a chiamare per sapere come coltivare il proprio albero di spaghetti. Esattamente vent’anni dopo, nel 1977 il Guardian pubblicò insieme al giornale del primo di aprile, invece, un inserto di sette pagine su un’idilliaca isola nell’oceano indiano chiamata San Seriffe, da territorio e cultura semi-inesplorati. Non molte delle centinaia di persone che chiamarono la redazione per saperne di più si accorsero che si trattava di un pesce d’aprile dal retrogusto tipografico, come si poteva intuire dal nome dell’isola stessa e delle varie località, tutti ispirati alle denominazioni del font e dei caratteri di scrittura. L’anno prima, invece, al canale Radio 2 della BBC l’astronomo Patrick Moore disse che, per via di un rarissimo allineamento di pianeti, la gravità sulla Terra sarebbe stata minore in un determinato momento di quella giornata e che quindi saltando si sarebbe potuto percepire un vago senso di fluttuazione. Alle 9 e 47 disse: «Saltate ora!». Inutile dire che in moltissimi chiamarono il canale radio, descrivendo la fluttuazione che erano convinti di aver percepito.
Oltre le semplici burle, invece, c’è il sensazionalismo, il peccato originale dei giornali. Attirare l’attenzione dei lettori è da sempre essenziale per le imprese editoriali che vogliono sopravvivere e magari guadagnare dalla vendita di prodotti giornalistici. Il racconto della realtà da parte dei media da sempre si scontra con la necessità di alzare i toni per attirare l’attenzione. Come nel caso del Sun e dei mostri lunari, però, la tentazione di esagerare i fatti ha portato – e succede ancora non di rado – alla diffusione di notizie esagerate, fuori contesto o totalmente inventate. La lista sarebbe lunghissima: solo negli ultimi decenni, si va dai viaggi nel tempo al parto di sei gemelli, dalla salma di Lenin venduta dalla Russia per racimolare un po’ di denaro alle foto emotive prese dai film e spacciate per reali. E poi fate, alieni, pillole di scarafaggi contro le radiazioni nucleari, fantasmi, apparizioni mistiche e presunti misteri di ogni sorta.
Errori, complotti e pseudoscienza
La copertura sbagliata di alcuni eventi, tuttavia, non è sempre una questione di piccola assurdità. Ci sono esempi relativamente recenti di coperture mediatiche sbagliate o informazioni imprecise, che hanno avuto conseguenze enormi. Un esempio importante riguarda quelli che furono i presupposti dell’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003. L’amministrazione Bush disse di avere prove che il regime di Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di massa. In realtà la circostanza si rivelò falsa e non è ancora chiaro se l’amministrazione Bush mentì consapevolmente oppure se si trattò di un errore dell’intelligence. Sta di fatto che la versione venne accettata e diffusa da giornali importanti, che con la loro autorevolezza accreditarono questa versione agli occhi dell’opinione pubblica mondiale, che venne così manipolata da chi era a favore dell’intervento armato. Anni dopo, il New York Times ammise l’errore di aver trattato con sufficienza la questione. «Guardando indietro, avremmo voluto essere più aggressivi nel riesaminare le affermazioni man mano che emergevano – o non emergevano – nuove prove», hanno detto anni dopo i giornalisti.
Nella serie di esagerazioni e sbagli, non mancano distorsioni di carattere scientifico, che in alcuni casi sono giunte fino a noi e fanno ora stabilmente parte del pantheon delle teorie cospirazioniste. Nel 1996, la rivista scientifica The Lancet pubblicò uno studio che correlava il vaccino contro il morbillo all’autismo nei bambini, firmato da un medico britannico di nome Andrew Wakefield. Si trattava di una pubblicazione in realtà piena di falsificazioni e col fine fraudolento di fornire una base scientifica ad alcuni processi intentati contro le case farmaceutiche che, come scoprì una successiva inchiesta giornalistica, avevano finanziato la ricerca ingannevole. Wakefield fu radiato e il finto studio smentito, ma ancora oggi viene citato dai movimenti antivaccinisti.
In Italia, invece, abbiamo avuto un vecchietto che sosteneva di essere stato allievo di Guglielmo Marconi e avere inventato macchine per controllare il meteo o evitare i terremoti. Era Pierluigi Ighina, un anziano signore che viveva nella provincia di Imola e diceva di riuscire a far piovere durante le gare automobilistiche al vicino autodromo, che a quanto pare lo infastidivano per il troppo baccano. Le sue teorie sono state definite pseudoscienza dalla comunità scientifica (e Ighina stesso non si adoperò mai per sottoporle alla revisione di altri scienziati), ma incuriosirono personalità affermate come il luminare della fisica Giuliano Preparata e il cantautore Franco Battiato, che gli dedicò uno dei suoi album. Per via della sua simpatia e curiosità, Ighina venne raccontato da diverse testate, che lo ribattezzarono “l’uomo della pioggia”. La storia che Ighina sarebbe riuscito a portare abbondanza d’acqua in Africa, ma che gli fu impedito da potenti lobby viene ancora circolata e i suoi esperimenti sulla modifica del meteo – mai provate – sono ancora portate a sostegno delle cospirazioni sul cambiamento climatico e sulle sempre più frequenti catastrofi naturali.
Un caso ancora più eclatante è quello di un presunto autore di fenomeni paranormali, il torinese Gustavo Rol, che tra gli anni Settanta e Ottanta raggiunse una grande fama a livello nazionale. In un periodo in cui mister e fenomeni apparentemente inspiegabili appassionavano un vasto pubblico di lettori, la celebrità del personaggio venne aiutata e consolidata dalla sua amicizia con personaggi famosi, tra cui il regista Federico Fellini, e da una copertura mediatica che esaltava le presunte capacità paranormali di Rol. Nel 1972, in un articolo pubblicato sulla Stampa si sosteneva fosse capace di «dissolvere e ricomporre la materia» ma anche «predire il futuro, leggere un libro chiuso, scrivere a distanza». Un titolo del periodico Gente del 1977 invece diceva: «Mentre è a Torino lo fotografano in America». La pubblicazione di questo tipo di articoli su Rol è continuata per anni, anche dopo che la comunità scientifica, inclusi divulgatori come Piero Angela, e illusionisti esperti misero in dubbio le sue capacità, attribuendo i suoi “prodigi” a noti trucchi illusionistici.
Modelli di business e conflitti di interessi
Il dibattito sulla possibilità di offrire un’informazione oggettiva affonda le sue radici nella filosofia. Ogni giornalista, per quanto onesto e imparziale possa essere, avrà una visione del mondo filtrata dalla propria esperienza personale, competenze, credenze religiose e politiche magari. Per questo, si ritiene che l’oggettività non esista, ma che una corretta etica giornalistica imponga comunque onestà intellettuale, completezza, imparzialità e trasparenza nell’esposizione di un determinato evento. Ci sono casi, invece, come nella vicenda Fox News, in cui è la partigianeria a essere premiata, nonostante i conflitti di interesse spesso evidenti.
La storia del giornalismo è costellata di quotidiani o riviste di partito (anche molto importanti) e in Italia abbiamo avuto una discreta tradizione in questo senso, sia per la destra che per la sinistra. Tra i più celebri: l’Avanti! per il Partito Socialista, L’Unità per il Partito Cmunista italiano (testata fondata da Antonio Gramsci). Tra quelli appartenenti alle formazioni di destra, il Secolo d’Italia fu organo del partito neofascista Movimento Sociale italiano. Oltre a essere gli organi di stampa delle stesse formazioni politiche cui appartenevano e di diffondere quindi le loro varie comunicazioni, queste pubblicazioni volevano promuovere proprio le ideologie politiche di quelle fazioni e, in questo senso, avevano la missione di propagandare, più che essere imparziali nell’esposizione.
Oggi queste testate hanno perso rilevanza, ma tra i principali quotidiani nazionali molti restano di area: pensati per soddisfare, cioè, le esigenze di un determinato pubblico di lettori, assecondandone le visioni politiche e le opinioni. Il giornalista Eugenio Scalfari fondò Repubblica pensandolo come un giornale apertamente di sinistra e schierato, tanto che è stato definito giornale-partito, mentre uno degli attuali deputati della Lega, Antonio Angelucci, è editore di diversi quotidiani a impostazione conservatrice, che spesso rilanciano le posizioni dei partiti della coalizione di destra attualmente al governo.
A questo tipo di giornalismo, spesso schierato per questa o quella parte politica, si aggiunge che l’avvento di Internet e dei nuovi media che ha messo in crisi il modello di business dei grandi giornali, principalmente basato sulla pubblicità. Moltiplicando i canali per propagandare e promuovere prodotti, le entrate pubblicitarie delle grandi testate sono diminuite: basti pensare alle inserzioni che oggi possono essere pubblicate su piattaforme social, siti o le piattaforme social. Allo stesso tempo la competizione è aumentata, con la nascita di siti, nuovi media, podcast e social stessi, che hanno moltiplicato esponenzialmente i canali di informazione, spesso offerta gratuitamente. La crisi del settore, però, vuol dire minori mezzi economici e risorse per le redazioni, il che facilita gli errori, il ricorso a sensazionalismo, allarmismi e alla pubblicità ingannevole. Per quanto il “Testo unico dei doveri dei giornalisti” dell’Ordine dei giornalisti italiani vieti a chi esercita la professione di scrivere per promuovere prodotti commerciali o fare pubblicità, non è insolita la promozione o l’indulgenza delle testate a vantaggio dei principali inserzionisti. La pubblicità e le sponsorizzazioni dovrebbero invece essere ben segnalate, per non far passare articoli promozionali per onesti consigli o osservazioni giornalistiche, di fatto ingannando i lettori e anche minando l’autorevolezza della stessa testata.
Il giornalismo vive un momento di grande trasformazione, difficoltà ma anche opportunità e nuove idee. L’attuale panorama informativo presenta molte distorsioni, è vero. Come abbiamo visto in questa serie di articoli, però, la situazione in passato non è stata sempre migliore e ogni periodo ha la sua peculiarità. Oggi, capire le strategie consolidate della disinformazione è essenziale, così come la conoscenza dell’attuale sistema mediatico piuttosto frammentato. Data la grande pluralità delle fonti di informazione, al momento è più che mai importante selezionare bene quelle più attendibili, prendendo confidenza con il panorama informativo, per non cadere vittima di propaganda, pubblicità e della miriade di informazioni false che circolano sui vari canali.
- La disinformazione prima di Internet – Venditori di fumo: pubblicità e disinformazioneLa disinformazione prima di Internet – Venditori di fumo: pubblicità e disinformazione
- La disinformazione prima di Internet – Comunicare per il potere e il potere della comunicazioneLa disinformazione prima di Internet – Comunicare per il potere e il potere della comunicazione