Le elezioni presidenziali si terranno pure in America, ma gli schizzi di fango che solleva la disinformazione statunitense arrivano copiosi anche in Europa, in tutte le lingue del continente. Secondo i dati contenuti nel brief mensile dello European Digital Media Observatory (EDMO), che verrà pubblicato integralmente il 15 ottobre, a Settembre l’11% del totale della disinformazione rilevata nell’UE ha avuto come oggetto la contesa elettorale tra Donald Trump e Kamala Harris. Si tratta della percentuale più alta tra quelle relative agli argomenti che EDMO tiene sotto costante monitoraggio tramite i suoi brief mensili.
Il monitoraggio della disinformazione a tema elezioni USA proseguirà anche per i mesi di ottobre e novembre, in modo da tracciare la sua evoluzione nel tempo prima e subito dopo il voto.
Per quanto riguarda poi le principali narrazioni di disinformazione, c’è una chiara maggioranza di contenuti dimostrabilmente falsi che veicolano un’immagine negativa della candidata democratica, Kamala Harris, e puntano a comprometterne la reputazione. Immagini, video e notizie false o fuorvianti l’hanno accusata, ad esempio di essere ubriaca, una prostituta, un uomo, di avere accordi segreti con Pfizer, di aver investito una ragazza con la sua auto, di voler ridurre la popolazone mondiale per contrastare il cambiamento climatico, di essere amica di molestatori sessuali,e altro ancora. Dopo la nomina di Tim Waltz come candidato vicepresidente, una campagna di disinformazione simile (anche se meno intensa) è stata rilevata anche nei suoi confronti.
Questa tecnica di distruggere l’immagine di un personaggio pubblico con delle falsità è vecchia come la disinformazione (“la calunnia è un venticello”, cantava Don Basilio nel Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini). Di recente è stata usata in modo massiccio dalla disinformazione russa per attaccare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’oppositrice russa Yulia Navalnaya o la nuova Alta Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, l’estone Kaja Kallas.
Si tratta di una tecnica oltretutto usata moltissimo anche da attori domestici – qui alcuni esempi da Germania, Italia, Francia, Spagna e UE – per attaccare i propri rivali politici. Nella politica americana è stata abbondantemente sfruttata nei mesi passati per esagerare la senilità del presidente uscente, e all’epoca candidato in corsa, Joe Biden. Adesso è stato rilevato un tentativo speculare, anche se meno martellante, di riservare lo stesso trattamento a Trump, dipinto come troppo vecchio e confuso per essere un buon leader. Vale la pena ricordare che EDMO definisce come “narrazione di disinformazione” il messaggio che emerge chiaramente da un insieme di contenuti dimostrabilmente falsi con la metodologia del fact-checking. Quindi è possibile che una “narrazione di disinformazione” si sovrapponga con una legittima opinione, come quella che adesso considera Donald Trump (e in precedenza Joe Biden) troppo anziano per essere un buon presidente.
La narrazione di disinformazione che lo attacca per via della sua età non è l’unica che ha per bersaglio il candidato repubblicano. Ad esempio quest’estate sono circolate diffusamente diverse teorie del complotto a proposito dell’attentato subito da Trump in Pennsylvania, che sostenevano si trattasse di una messa in scena ordita dai Repubblicani. Tuttavia, se è vero che la disinformazione circola sia tra i Democratici che tra i Repubblicani, e prende di mira entrambi i candidati e i loro vice, sarebbe però fuorviante lasciar credere si possa fare una qualche equivalenza tra le due situazioni. Per citare un recente articolo della CNN, «nessun politico moderno ha costruito la sua presidenza su falsità così scandalose come Trump».
Il tentativo dell’ex presidente di creare una realtà parallela dove la verità può essere regolarmente pervertita – adesso sostenuto anche da Elon Musk, il miliardario proprietario di X – è evidente se solo si guarda alle sue dichiarazioni verificate da fact-checkers indipendenti e alle analisi accademiche della sua comunicazione e degli effetti di questa sull’opinione pubblica. È poi preoccupante che alcuni influencer di estrema destra che supportano Trump, secondo quanto emerge da un’indagine in corso del Dipartimento di Giustizia americano, siano stati finanziati dalla Russia nel tentativo di manipolare il dibattito politico negli Stati Uniti. L’opposto – la Russia che amplifica disinformazione pro-Democratici – al momento non è mai stato rilevato.
Singole notizie false in tema di elezioni americane, diffuse in lingue europee, sono poi diventate particolarmente popolari nell’UE dopo il dibattito tra Trump e Harris. Due delle falsità che si sono diffuse maggiormente in settembre negli Stati membri dell’Unione, in base ai dati raccolti dal network di organizzazioni di fact-checking di EDMO, riguardavano Kamala Harris, che avrebbe indossato “orecchini auricolari” per farsi suggerire le risposte durante il dibattito presidenziale, e immigrati haitiani residenti a Springfield, Ohio, che avrebbero ucciso e mangiato cani, gatti e altri animali domestici dei residenti. Quest’ultima accusa, del tutto infondata, è stata ribadita dal candidato repubblicano durante il dibattito, e ha portato a minacce e violenze nei confronti della popolazione haitiana di Springfield.
Tommaso Canetta, vice-direttore di Pagella Politica/Facta News e coordinatore dell’EDMO fact-checking network
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