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Le ingerenze di Elon Musk in Europa si stanno facendo sempre più pesanti

Tra attacchi al governo britannico e il sostegno all’estrema destra tedesca, l’imprenditore sta dedicando molta attenzione al vecchio continente

13 gennaio 2025
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Dopo aver investito 250 milioni di dollari, aver messo X a disposizione della campagna di Donald Trump ed essersi guadagnato un ruolo di rilievo nella prossima amministrazione statunitense, ora Elon Musk sta concentrando le sue attenzioni sull’Europa.

Nelle ultime settimane l’uomo più ricco del mondo ha pubblicato centinaia di post dedicati alla politica interna di Germania e Regno Unito, molti dei quali ripresi da account di estrema destra noti per diffondere informazioni false e teorie del complotto razziste.

In particolare, Musk se l’è presa con il cancelliere tedesco socialdemocratico Olaf Scholz, definito sprezzantemente «uno scemo incompetente», e con il primo ministro britannico laburista Keir Starmer, del quale ha chiesto l’arresto in quanto «complice dello stupro dell’Inghilterra».

In un sondaggio su X, il proprietario di Tesla e SpaceX ha chiesto ai suoi 212 milioni di follower se «l’America dovrebbe liberare il popolo britannico dal loro governo tirannico». Rispondendo a un utente, ha poi detto che il Regno Unito potrebbe diventare uno «Stato americano».

Queste ingerenze non sono nuove: anche l’Italia le ha sperimentate lo scorso novembre, quando Musk ha criticato la magistratura italiana per non aver confermato la convalida del trattenimento dei migranti nei centri in Albania, suscitando la ferma reazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Tuttavia, dopo le elezioni presidenziali statunitensi e l’ingresso nella cerchia del presidente eletto, le interferenze di Musk stanno aumentando d’intensità e stanno assumendo tutt’altra rilevanza politica, anche perché – ad esempio nel caso della Germania – avvengono in piena campagna elettorale per le elezioni anticipate del prossimo 23 febbraio.

Come ha detto alla fine di dicembre Friedrich Merz, il candidato cancelliere del partito conservatore Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU), «non mi viene in mente nella storia delle democrazie occidentali un caso comparabile di interferenza negli affari interni di un Paese alleato».

Parole simili sono state espresse all’inizio di gennaio dal presidente francese Emmanuel Macron: «dieci anni fa, se qualcuno ci avesse detto che il proprietario di uno dei più grandi social network del mondo avrebbe sostenuto una nuova internazionale reazionaria e sarebbe intervenuto direttamente nelle elezioni, anche in Germania, chi l’avrebbe immaginato?»

Sebbene l’obiettivo sia il medesimo – appoggiare candidati, personalità pubbliche e formazioni politiche di estrema destra sfruttando il suo enorme potere economico, mediatico e ora politico – Musk si muove in maniera diversa in base ai contesti locali.

Gli attacchi al governo Starmer nel Regno Unito

Per quanto riguarda il Regno Unito, come ha ricostruito un articolo del Financial Times, l’imprenditore ha deciso di basare i propri attacchi a Starmer sulle informazioni provenienti da un pugno di account estremisti.

Tra questi spiccano Viségrad 24, gestito dal polacco-sudafricano Stefan Tompson; l’influencer australiano Mario Nawfal e quello malese Ian Miles Cheong; e altri profili minori di destra localizzati nel Regno Unito.

Tutti questi account hanno infatti ripescato un caso di abusi sessuali sistematici avvenuto oltre dieci anni fa, accusando «la classe dirigente britannica» e Keir Starmer – che all’epoca procuratore generale del Crown Prosecution Service (CPS) di Inghilterra e Galles – di aver insabbiato lo scandalo e di aver favorito in qualche modo gli stupratori.

Il riferimento è alle cosiddette «grooming gangs» (dove «grooming» significa adescamento), di cui in realtà si sono occupati a fondo sia la stampa che la magistratura. L’inchiesta, originariamente partita dal giornalista Andrew Norfolk del quotidiano Times, ha scoperto l’esistenza di una rete criminale – formata da uomini prevalentemente di origine pachistana e di altri Paesi asiatici – che adescava e abusava bambine e adolescenti tra gli 11 e i 16 anni d’età in diverse città dell’Inghilterra settentrionale.

I crimini più gravi avvennero nella città di Rotherham, che ha poco più di 70mila abitanti. Secondo un rapporto indipendente commissionato dalla polizia del luogo, e pubblicato nel 2014, tra il 1997 e il 2013 più di 1.400 bambine e ragazze sono state abusate.

Com’è emerso da diverse inchieste giornalistiche, a riprova del fatto che del caso si è parlato diffusamente, le forze dell’ordine hanno spesso sottovalutato o ignorato le denunce delle ragazze e delle loro famiglie. Secondo la destra britannica – e gli influencer estremisti rilanciati da Musk – lo avrebbero fatto per non essere accusate di razzismo, e dunque avrebbero contribuito a insabbiare lo scandalo.

La scrittrice femminista Julie Bindel, che si è occupata di casi analoghi oltre vent’anni fa, ha scritto sulla rivista The Critic che questo tipo di narrazione è problematica perché si concentra esclusivamente sulle origini etniche di alcuni degli stupratori e schiaccia la discussione sul piano dell’immigrazione, rimuovendo così la causa profonda della violenza sessuale – ossia la misoginia patriarcale.

Anche le accuse a Starmer di non aver fatto nulla da procuratore generale sono del tutto infondate. Il rapporto del 2014 sottolinea che il Crown Prosecution Service da lui guidato ha riaperto numerose indagini e ha cambiato il modo in cui venivano trattate le denunce per abuso sessuale.

La campagna sulle «grooming gangs» fa parte di una più ampia strategia di destabilizzazione del governo laburista che Musk, stando al Financial Times, starebbe mettendo a punto con alcuni suoi «alleati» di destra nel Regno Unito.

Secondo il quotidiano, l’imprenditore vorrebbe creare e foraggiare un’alternativa politica a Starmer. Fino a qualche tempo fa il partito Reform UK guidato da Nigel Farage sembrava incarnare questa alternativa; Musk ha però detto di recente che Farage è inadeguato a guidare Reform.

Al suo posto l’imprenditore preferirebbe l’estremista di destra Tommy Robinson, pseudonimo di Stephen Yaxley-Lennon, che è stato il capo del gruppo islamofobo English Defense League e che attualmente è in carcere a scontare una condanna a 18 mesi per aver calunniato un rifugiato siriano.

A ogni modo, gli attriti tra Musk e le autorità britanniche vanno avanti almeno da questa estate, quando su X sono circolati contenuti disinformativi che hanno alimentato le proteste razziste in molte città del Regno Unito. Secondo un’indiscrezione del Guardian, Musk potrebbe essere chiamato a testimoniare di fronte a una commissione parlamentare sulle rivolte.

Un altro motivo di contrasto riguarda l’Online Safety Act, una legge approvata nel 2023 che obbliga le piattaforme a un maggior controllo sui contenuti problematici o che possano promuovere autolesionismo e disturbi alimentari, specialmente presso i minori. L’Ofcom (l’ente regolatore delle telecomunicazioni) inizierà a implementarlo la prossima primavera: chi non si adegua rischia una multa pari al 10 per cento del fatturato globale.

Le ingerenze elettorali in Germania e la battaglia contro l’Unione europea

In Germania, invece, le preferenze politiche di Musk sono decisamente più chiare. «Solo Alternative für Deutschland può salvare [il Paese ha scritto su X il 20 dicembre del 2024, rilanciando un post dell’attivista e influencer di estrema destra Naomi Seibt.

L’appoggio a AfD, che nei sondaggi si aggira intorno al 20 per cento dei consensi, si è fatto ancora più esplicito il 28 dicembre. Sul Welt am Sonntag – l’edizione domenicale del quotidiano Die Welt – è infatti apparso un editoriale di Musk a sostegno della formazione di estrema destra, descritta come «l’ultima scintilla di speranza» per un Paese «sull’orlo del collasso economico e culturale».

La pubblicazione di quell’articolo ha causato molte polemiche sia fuori che dentro il giornale. La caporedattrice e responsabile della sezione opinioni Eva Marie Kogel si è dimessa, mentre molti giornalisti hanno preso le distanze da quella decisione editoriale.

Secondo una ricostruzione del settimanale Der Spiegel, almeno cinquanta firme della redazione hanno cercato di dissuadere il direttore di Welt am Sonntag Ulf Poschardt dall’ospitare quell’articolo. Oltre a intaccare la reputazione di Die Welt – hanno scritto in una lettera interna – quell’editoriale rappresenta un tradimento dei valori del gruppo Axel Springer, che detiene il giornale insieme a Bild e alle testate statunitensi Politico e Business Insider.

Per Der Spiegel, tuttavia, la decisione finale di pubblicare l’articolo di Musk sarebbe stata imposta proprio dall’amministratore delegato di Axel Springer Mathias Döpfner. Quest’ultimo è in ottimi rapporti con Elon Musk: in passato lo ha definito «uno dei più grandi visionari del pianeta» e gli ha consigliato di comprare Twitter. Con ogni probabilità, chiosa il settimanale, la pubblicazione di quell’editoriale rientra in uno scambio di favori tra i due a cavallo tra affari, media e politica.

Ignorando le polemiche legate all’endorsement sul Welt am Sonntag, il 9 gennaio del 2024 Musk ha ospitato su X una conversazione di 70 minuti con la leader di AfD Alice Weidel. La discussione tra i due è stata costellata di momenti imbarazzanti (tra cui l’errore di Musk nel pronunciare il nome di Weidel), dichiarazioni fuorvianti sulla politica migratoria ed energetica della Germania e frasi revisioniste.

A quest’ultimo proposito, la politica tedesca ha addirittura sostenuto che Adolf Hitler «non era di destra ma comunista» – una smaccata e plateale falsità storica.

In generale, Musk sostiene partiti e movimenti europei di estrema destra anche per un altro motivo: l’ostilità nei confronti dell’Unione europea.

Per l’imprenditore sudafricano, ha scritto il giornalista Pierre Haski su France Inter (poi tradotto da Internazionale), «l’Europa incarna un vecchio mondo: troppo “socialista”, troppo burocratico e soprattutto troppo regolamentato per le aziende tecnologiche come le sue. Un sistema da abbattere, in poche parole».

La Commissione europea ha già avviato due indagini nei confronti di X ai sensi del Digital Services Act (DSA), il Regolamento sui servizi digitali. La prima è relativa all’uso improprio della spunta blu per verificare gli account, l’accesso ai dati pubblici e la mancanza di trasparenza sulle pubblicità. Lo scorso luglio l’istruttoria si è chiusa e sono state accertate le violazioni, a cui Musk dovrà rispondere entro qualche mese.

La seconda è ancora più complessa e riguarda l’efficacia delle “Community Notes” nel contrastare la diffusione di contenuti violenti e di incitamento all’odio. Se anche questa dovesse essere confermata, X rischia una multa pari al 6 per cento del suo fatturato globale.

Le ingerenze di Musk nella politica europea, che quasi sicuramente non si fermeranno qui, hanno pertanto un duplice obiettivo: da un lato servono a mettere al riparo le sue aziende dalle norme comunitarie, rendendole al tempo stesso più profittevoli (basti pensare all’interlocuzione con il governo italiano su Starlink); dall’altro contribuiscono ad avanzare l’agenda politica dell’estrema destra, che a sua volta punta a indebolire l’Unione europea.

Con ogni evidenza, l’avvicinarsi dell’inaugurazione di Donald Trump ha reso Musk ancora più sfrontato ed esplicito. Del resto, come ha spiegato a Bloomberg la professoressa della Columbia University Alexis Wichowski «vuole costruire un impero e sta vedendo fin dove può spingersi».

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