di Leonardo Bianchi
A prima vista, l’account di X Stop Zionist Hate (in italiano «Stop all’odio sionista») sembra una legittima associazione pro-Palestina. Inaugurato nel novembre del 2023, ha raggiunto in poco tempo 125mila follower. Nella descrizione si autodefinisce «un’organizzazione non partigiana che si occupa di contrastare il sionismo e l’estremismo sionista», soprattutto attraverso la denuncia della situazione nella Striscia di Gaza.
La rispettabilità e credibilità del profilo è ulteriormente accresciuta dalla presenza della spunta d’oro – che costa mille dollari al mese ed è riservata agli «account aziendali ufficiali che hanno superato il controllo del servizio Organizzazioni verificate da X».
Solo che, come ha rilevato lo scrittore Elad Nehorai in un articolo sul sito di MSNBC, Stop Zionist Hate è in realtà una «macchina di propaganda suprematista e antisemita» creata per cavalcare l’attenzione mediatica sul conflitto israeliano-palestinese e diffondere messaggi di estrema destra.
Nella sua fase iniziale, sottolinea Nehorai, l’account era stato promosso dagli utenti della sezione /pol/ (che sta per «politicamente scorretto») dell’imageboard 4chan, un sito utilizzato estensivamente da estremisti di destra e complottisti. È in quello spazio digitale, ad esempio, che è cresciuto il movimento estremista dell’Alt-Right (abbreviazione di «Destra alternativa») ed è nata la teoria del complotto infondata di QAnon.
Stop Zionist Hate non ha impiegato troppo tempo a pubblicare contenuti estremisti o esplicitamente antisemiti. A novembre si era lamentato del fatto che non venisse data abbastanza attenzione ai crimini commessi contro i bianchi, un’argomentazione molto in voga tra i suprematisti anglosassoni. Nello stesso mese, nel corso di una discussione su Twitter Spaces, aveva detto che «i sionisti controllano le nostre istituzioni» – un riferimento alla teoria neonazista del Governo d’occupazione sionista (ZOG, Zionist Occupation Government).
A dicembre aveva poi rilanciato l’accusa di «deicidio», ossia che gli ebrei sarebbero i responsabili dell’uccisione di Gesù Cristo. Per secoli è stata una delle narrazioni cardine dell’antigiudaismo cristiano, finché il Concilio Vaticano II nel 1965 ha sancito che la morte di Cristo non può essere imputata a loro. Più recentemente l’account ha fatto un tweet negazionista dell’Olocausto, in cui sostiene che ad Auschwitz sia andato in scena un «presunto genocidio».
Non si tratta dell’unico profilo “pro-Palestina” che produce contenuti di questo genere. Un altro simile, chiamato Defund Israel Now (in italiano «togliete i finanziamenti a Israele adesso»), ha rilanciato un discorso di Adolf Hitler con la didascalia «tutto ciò che dice è valido ancora oggi». Poi ci sono svariati account personali di estremisti di destra che si sono convertiti alla causa palestinese, tra cui spicca l’opinionista statunitense Jackson Hinkle, passato nell’arco di poco tempo da 500mila follower a oltre due milioni.
Anche in Italia si è assistito a una dinamica simile. Ernesto Moroni, leader del gruppuscolo Azione Frontale, ha rilanciato su X una teoria del complotto sul presunto coinvolgimento israeliano nella strage del 7 ottobre, scrivendo: «E se i figli di Caino avessero permesso tutto questo spargimento di sangue per giustificare il radere al suolo la striscia di Gaza?»
Sempre su X, un militante di Forza Nuova ha citato alcuni passaggi di «Palestina» – una canzone composta nel 1998 dal cantautore di estrema destra Massimo Morsello – che recitano: «una pattuglia di circoncisi aveva razzi e fucili alla moda / che ci puntavano pericolosi scrivendo fine sulla nostra strada».
Secondo Nehorai, insomma, dal 7 ottobre a oggi si è venuto a creare un «progetto estremista e neonazista» che diffonde contenuti antisemiti «approfittando della guerra a Gaza» e dell’appoggio implicito di «un miliardario compiacente [Elon Musk] che lascia loro mano libera».
“Ogni palestinese è come un camerata”
Storicamente, l’estrema destra europea e statunitense è sempre stata piuttosto divisa sul conflitto israeliano-palestinese. Quella più istituzionale, ricorda il giornalista Valerio Renzi nella newsletter S’è destra, «a partire dagli anni Sessanta ha gradualmente cominciato a sostenere Israele nei conflitti con i suoi vicini arabi» seguendo «la logica della Guerra Fredda: il nemico del mio nemico è mio amico, quindi in chiave anticomunista».
Dopo l’11 settembre del 2001, continua Renzi, a «cementare il rapporto ideologico […] sarà piuttosto l’islamofobia». E negli ultimi anni, i governi della destra israeliana hanno reso il paese «un vero e proprio laboratorio politico» guardato con grande interesse dalla destra sovranista e identitaria.
Al tempo stesso, un’altra parte dell’estrema destra ha sostenuto la popolazione palestinese in funzione antiebraica e antisemita. A La Spezia, ad esempio, nel giorno della memoria del 2019 erano apparsi degli striscioni con la scritta «ogni palestinese è come un camerata, stesso nemico e stessa barricata». Lo stesso slogan era comparso nel 2014 fuori da alcuni esercizi commerciali a Roma.
Non è inusuale, insomma, che gli estremisti di destra sfruttino strumentalmente la questione palestinese per attaccare le persone di religione ebraica. E dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e la reazione israeliana, per l’appunto, gli esempi si sono sprecati.
In diverse città statunitensi, riporta un articolo di VICE News, gruppi di estrema destra sono scesi in piazza esibendo bandiere palestinesi e criticando lo stato di Israele. Il 3 novembre del 2023, una quarantina di membri del National Justice Party – una formazione neonazista fondata nel 2020 – ha fatto una manifestazione di fronte alla Casa Bianca contro Israele. In quell’occasione il leader del partito Mike Peinovich, noto per essere un negazionista dell’Olocausto, ha detto che «gli americani sono stati fregati dagli ebrei che controllano le banche, i media e i nostri politici».
Su Telegram, come ha rilevato un’analisi del think tank Institute for Strategic Dialogue, diversi canali e gruppi appartenenti all’estrema destra accelerazionista – una corrente di pensiero che caldeggia il collasso della società e l’instaurazione di un regime nazionalsocialista – hanno elogiato l’attacco di Hamas e sostenuto che le stesse tattiche dovrebbero essere usate contro le persone di origine ebraica anche negli Stati Uniti.
E lo stesso ha fatto anche Jon Minadeo, il leader del gruppo antisemita statunitense Goyim Defense League. Nel corso di una diretta online risalente allo scorso ottobre, l’estremista ha riprodotto i video propagandistici di Hamas dicendo che «è una cosa fantastica» e auspicandosi che «nel futuro, quando gli americani si sveglieranno, succederà anche qui. Facciamolo!»
Il problema di X (e Elon Musk) con l’antisemitismo
Come ha detto a VICE News il ricercatore Jon Lewis del Program on Extremism della George Washington University, agli estremisti di destra non interessa nulla della popolazione palestinese: «semplicemente odiano gli ebrei, e sfruttano questo momento storico per ricevere attenzione e far circolare» il loro materiale propagandistico.
E finora X si è rivelata la miglior piattaforma su cui farlo. Secondo un recente rapporto di Cyberwell, un’associazione che si occupa di contrastare l’antisemitismo online, dal 7 ottobre a oggi è il social su cui sono circolati – in assoluto – più post antisemiti sull’attacco di Hamas.
Una circostanza che non è affatto sorprendente. Stando ad altri rapporti e analisi, da quando Elon Musk ha acquistato Twitter i contenuti razzisti e antisemiti sono più che raddoppiati. Tra l’ottobre del 2022 e il febbraio del 2023, ad esempio, una ricerca congiunta di CASM Technology e Institute for Strategic Dialogue ha rilevato più di 12 mila tweet antisemiti – un incremento del 105 per cento rispetto al periodo tra giugno e ottobre del 2022.
Lo stesso Musk – oltre ad aver ripristinato account neonazisti ed estremisti – ha più volte fatto allusioni antisemite. L’imprenditore sudafricano ha infatti paragonato il finanziere ungherese-americano George Soros a Magneto, il cattivo per antonomasia della serie a fumetti e cinematografica X-Men, dicendo che «vuole erodere il tessuto della civiltà» perché «odia l’umanità». Per la Anti-Defamation League si tratta di una caratterizzazione pericolosa, che rimanda ad antiche leggende d’odio ed è in grado di «galvanizzare gli estremisti che già diffondono teorie del complotto anti-ebraiche».
Musk ha ripetutamente rilanciato la teoria razzista della «grande sostituzione». Nel novembre del 2023 ha interagito con un utente che accusava gli ebrei di usare «nei confronti dei bianchi la stessa identica dialettica basata sull’odio che chiedono non sia usata contro di loro», aggiungendo che favoriscono la migrazione di “orde di minoranze”. L’imprenditore aveva dato ragione al tweet, rispondendo che «hai detto le cose come stanno». Quel commento aveva poi spinto alcuni grossi inserzionisti – tra cui IBM, Disney e altri – a sospendere le proprie campagne pubblicitarie su X.Negli ultimi tempi, Musk ha iniziato una specie di tour riparatorio. A novembre ha visitato Israele, incontrandosi con il premier Benjamin Netanyahu; mentre il 22 gennaio del 2024 si è recato al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, in Polonia. In quell’occasione ha detto di non avere alcun pregiudizio nei confronti degli ebrei, e anzi di essere un «aspirante ebreo» perché «due terzi dei miei amici sono ebrei, e quindi sono ebreo anch’io, per vicinanza».