Le cose però non stanno come le racconta Kobakhidze. Italia, Spagna e Romania hanno ufficialmente rigettato la sua ricostruzione di quanto accaduto, ma fonti nazionali ed europee avevano anticipato a Facta (e ai colleghi rumeni di Factual e spagnoli di Maldita, che ci hanno aiutato a fare chiarezza in breve tempo sulla vicenda) l’infondatezza delle dichiarazioni del primo ministro georgiano. Al di là della vaghezza nella scelta delle parole, infatti, il governo georgiano esagera in maniera fuorviante il supporto che avrebbe ricevuto all’interno dell’Ue.
Di che sanzioni si tratta
La Georgia è un paese candidato all’ingresso nell’Unione europea dal dicembre del 2023, dopo che dal 2014 ha espresso l’aspirazione di aderire ai trattati europei. A novembre 2024, però, il governo attuale, guidato dal partito filorusso Sogno georgiano, ha unilateralmente sospeso i negoziati di adesione fino al 2028, scatenando proteste di massa. In più, il risultato delle recenti elezioni parlamentari non è stato riconosciuto dall’opposizione, che denuncia presunti brogli elettorali e irregolarità durante il processo di voto, tra cui intimidazioni agli elettori, acquisto di voti e violenze fisiche. Diversi osservatori internazionali hanno espresso preoccupazione per l’ambiente elettorale georgiano, che ritengono non conforme agli standard democratici. Da allora il Paese versa in uno stato di profonda agitazione e le frequenti proteste vengono represse con violenza.
In risposta alle azioni del governo georgiano, nella seduta del Consiglio dell’Unione europea del 16 dicembre, c’erano due importanti votazioni all’ordine del giorno. La proposta di imporre sanzioni individuali contro specifici funzionari georgiani, responsabili della repressione delle proteste pro-Ue, e la proposta di sospendere il regime di esenzione dei visti per i titolari di passaporti diplomatici e di servizio georgiani.
La prima misura richiedeva l’unanimità dei 27 Stati membri dell’Ue ed è stata bloccata dal veto di Ungheria e Slovacchia, i due governi Ue ritenuti maggiormente su posizioni filo-russe. Secondo quanto appreso da Facta invece l’Italia ha votato a favore (avrebbe potuto astenersi, senza per questo far venir meno il consenso, ma invece ha espresso una posizione favorevole).
La seconda misura invece richiedeva la maggioranza qualificata – cioè il consenso di almeno 15 Stati membri rappresentanti almeno il 65% della popolazione dell’Ue – e nonostantela posizione contraria di Ungheria e Slovacchia è stata approvata. Di nuovo, in base a quanto appreso da Facta l’Italia ha votato a favore, così come gli altri Stati membri eccetto Budapest e Bratislava.
Secondo quanto si legge nella pagina ufficiale del Consiglio che presenta i principali risultati della riunione del 16 dicembre: «L’alta rappresentante – l’estone Kaja Kallas, che ha proposto le sanzioni – ha sottolineato che l’Ue ha declassato i contatti politici e ridotto i finanziamenti per il governo georgiano e ha annunciato che vi è un accordo sulla necessità di sospendere il regime di esenzione dal visto per i titolari di passaporti diplomatici. La Commissione presenterà una proposta al riguardo già quest’anno».
Come anticipato, il Ministero degli Esteri della Romania ha ufficialmente condannato la comunicazione da parte del governo georgiano, definendosi deluso dalla «scelta di presentare in modo impreciso le discussioni interne all’Ue», ribadendo «la forte preoccupazione per la decisione del governo georgiano sul dialogo di adesione all’Ue e per la violenta repressione delle legittime proteste dei georgiani».
Nella serata del 17 dicembre, poi sono arrivate le risposte ufficiali anche dei ministeri degli Esteri italiano e spagnolo. In una nota pubblicata sul proprio sito ufficiale la Farnesina ha detto che «in occasione della discussione del Consiglio Affari Esteri sulla situazione in Georgia, l’Italia – nel ribadire la più ferma condanna contro ogni violenza occorsa nel Paese nelle ultime settimane – ha espresso sostegno alle misure proposte dall’AR/VP Kallas, incluse le proposte di sanzioni (bloccate per mancanza di consenso da parte di altri Stati membri)». Il ministero spagnolo ha invece replicato su X, affermando che: «La Spagna è stata molto chiara nell’esprimere la sua grave preoccupazione per i diritti civili in Georgia e per le presunte campagne di disinformazione. Abbiamo appoggiato pienamente le decisioni adottate ieri dal Consiglio Affari Esteri». Non solo, la Spagna è stata ancora più critica verso le dichiarazioni di Kobakhidze, aggiungendo: «La disinformazione è una minaccia per le nostre democrazie a cui ci opporremo sempre».
Tutti e tre i Paesi si sono uniti al consenso sulla proposta di sospensione dell’accordo per la facilitazione dei visti diplomatici, proposta che è stata approvata, mentre quella sulle sanzioni individuali per alcuni funzionari georgiani è stata bloccata dalla opposizione delle sole Ungheria e Slovacchia.
La ricostruzione da parte del governo georgiano è quindi fuorviante ed esagera il sostegno che l’esecutivo ha ricevuto in sede comunitaria, chiamando in causa erroneamente l’Italia, la Spagna e la Romania.