L’incertezza è una compagna costante nella vita umana. Di fronte a situazioni imprevedibili o fuori dal nostro controllo, la mente cerca soluzioni per colmare i vuoti di conoscenza. «Dal punto di vista psicologico, rendersi conto di non sapere o di non possedere certe informazioni equivale alla consapevolezza che questa mancanza di informazioni debba essere riempita», scrivono Leonard Zusne e Warren H. Jones nel primo manuale di Anomalistic Psychology o, come l’ho chiamata quando ne ho scritto per la prima volta nel nostro Paese e quando poi ho inaugurato il primo corso universitario sull’argomento all’Università di Milano-Bicocca, di Psicologia dell’insolito. Questo bisogno di eliminare l’incertezza spesso porta al sorgere del pensiero magico.
Il pensiero magico, spiegano Zusne e Jones, «sorge in connessione con l’incertezza che riguarda relazioni di causa-effetto. Una domanda “Come mai?” richiede una risposta “Perché…”, e se quell’informazione non è disponibile, allora si utilizzerà un’informazione non corretta». In altre parole, di fronte all’ignoto, preferiamo avere una risposta, anche se errata, piuttosto che accettare il vuoto.
Questa tendenza non è nuova né limitata a culture primitive. Già all’inizio del XX secolo, l’antropologo Bronisław Malinowski osservò come gli esseri umani ricorressero a soluzioni magiche o superstiziose quando il beneficio era rilevante o incerto. Studiando gli abitanti delle isole Trobriand in Melanesia durante la Prima guerra mondiale, Malinowski notò che i pescatori non utilizzavano rituali magici quando pescavano in acque basse e sicure. Tuttavia, quando si avventuravano in acque profonde e pericolose, infestate da squali, i rituali diventavano parte integrante della loro attività. La magia interveniva laddove l’abilità e la conoscenza non bastavano a garantire il successo o la sicurezza.
Questo fenomeno non è confinato alle società tradizionali. Nelle moderne società industrializzate osserviamo dinamiche simili. Ad esempio, durante la pandemia di Covid-19, l’incertezza e la paura hanno portato molte persone a cercare spiegazioni semplicistiche o alternative ai fatti scientifici. Teorie del complotto, false cure miracolose e credenze pseudoscientifiche si sono diffuse rapidamente attraverso i social media. In un momento in cui la scienza stessa stava cercando di comprendere un virus nuovo, l’ansia collettiva ha alimentato il pensiero magico.
Un altro esempio emblematico è rappresentato dalle superstizioni nel mondo dello sport. Atleti professionisti spesso seguono rituali scaramantici prima di una partita importante: indossare sempre le stesse calze, entrare in campo con il piede destro o ascoltare una particolare canzone. Questi comportamenti, sebbene non influenzino direttamente la performance, offrono un senso di controllo in situazioni ad alto stress e imprevedibilità.
Anche la crescente popolarità dell’astrologia tra i giovani è indicativa. Nonostante viviamo in un’epoca di avanzamenti scientifici senza precedenti, applicazioni e siti web che offrono oroscopi personalizzati registrano milioni di utenti. Per molti, l’astrologia offre una narrazione rassicurante in un mondo percepito come caotico e imprevedibile.
Tornando allo spazio, il 12 aprile 1961, Jurij Gagarin divenne il primo uomo a orbitare intorno alla Terra. Prima del lancio storico, chiese all’autista di fermare il bus e, sceso, urinò contro uno degli pneumatici. Questo gesto, apparentemente insignificante, divenne un rituale seguito dai cosmonauti sovietici e, ancora oggi, gli astronauti russi mantengono questa tradizione. Anche le astronaute partecipano simbolicamente, utilizzando una fiala di urina raccolta in precedenza. Questo rituale offre un senso di continuità e controllo in una situazione estremamente rischiosa e incerta.
Se Malinowski potesse osservare questi comportamenti oggi, riconoscerebbe le stesse dinamiche presenti tra i pescatori delle Trobriand. Il pensiero magico emerge quando le persone affrontano situazioni dove le loro capacità non possono garantire il risultato desiderato. Non si tratta di una regressione a forme di pensiero primitive, ma di una risposta umana universale all’incertezza.
Un altro fenomeno attuale che illustra il potere del pensiero magico è la diffusione delle criptovalute e delle teorie cospirative a esse legate. Molti investitori, attratti dalla promessa di guadagni rapidi, si affidano a previsioni senza basi solide, seguendo consigli di influencer o leggendo segnali in andamenti di mercato altamente volatili. L’incertezza economica e la complessità del sistema finanziario spingono alcune persone a cercare spiegazioni semplicistiche o a credere in schemi miracolosi per arricchirsi.
In ambito sanitario, l’adesione a terapie alternative prive di evidenze scientifiche dimostra come, di fronte a malattie gravi o croniche, alcune persone cerchino conforto in pratiche non convenzionali. La speranza di una cura miracolosa può spingere a credere in rimedi improbabili, alimentando un mercato spesso privo di regolamentazione.
È importante comprendere che il pensiero magico non sostituisce il pensiero scientifico, ma lo integra. Come notò Malinowski, gli abitanti delle Trobriand erano razionali e scientifici nelle circostanze in cui avevano conoscenza e controllo. La magia interveniva nel «dominio dell’inspiegabile e delle influenze avverse». Allo stesso modo, nelle nostre società, le persone si affidano alla scienza quando possono comprendere e controllare, ma ricorrono al pensiero magico quando affrontano l’ignoto.
Di fronte al pericolo o al dubbio, gli esseri umani hanno un forte desiderio di reagire in modo produttivo, anche quando non è realmente possibile alcuna azione produttiva. Nel suo libro Magia, scienza, religione, Malinowski spiega l’effetto in questo modo: l’ansia, le paure e le speranze dell’essere umano inducono nel suo organismo una tensione che lo spinge a una qualche attività. Che si tratti, come diceva ai suoi tempi Malinowski, di «un essere selvaggio» o di uno «civilizzato», che egli conti su credenze magiche o che ne ignori completamente l’esistenza, l’inazione passiva, l’unica soluzione che la ragione sarebbe in grado di suggerire, è esattamente l’ultima cosa che l’essere umano può tollerare.