L'audizione di Fauci alla Commissione Covid è stata il festival del complottismo pandemico - Facta
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L’audizione di Fauci alla Commissione Covid è stata il festival del complottismo pandemico

Di Leonardo Bianchi

Il 3 giugno 2024 l’immunologo statunitense Anthony Fauci, che dal 1984 al 2022 ha ricoperto l’incarico di direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), è apparso di fronte alla commissione della Camera statunitense sulle origini del Covid-19.

Si è trattata della prima audizione pubblica di Fauci da quando è andato in pensione, nonché il momento culminante – come l’ha definito un articolo del New York Times – di «un’inchiesta durata 15 mesi che in teoria doveva indagare sull’origine della pandemia, ma che ultimamente si è trasformata in un referendum sul dottor Fauci».

Da un lato i democratici hanno sempre difeso l’immunologo, elogiandolo per il delicatissimo ruolo di consigliere medico capo per la Casa Bianca svolto durante l’emergenza sanitaria. Dall’altro, i repubblicani – che hanno la maggioranza sia alla Camera che alla commissione Covid – gli imputano di aver imposto misure «invasive» come mascherine, distanziamento sociale e vaccini; di averle fatte implementare senza un valido motivo scientifico; di aver voluto nascondere notizie rilevanti sulla teoria della fuga del virus dall’Istituto di virologia di Wuhan («lab leak»); e addirittura lo accusano di aver in qualche modo partecipato alla diffusione dell’epidemia in Cina.

In particolare, Fauci è da anni al centro di svariate speculazioni che lo collegano alla EcoHealth Alliance, un’organizzazione non governativa che svolge ricerche su virus emergenti e che dal 2014 ha ricevuto finanziamenti dal Niaid. Lo scorso maggio, il dipartimento della Salute federale ha però sospeso i finanziamenti alla EcoHealth dopo aver riscontrato alcune irregolarità burocratiche nella gestione dei fondi pubblici, un addebito che l’ONG ha negato con forza.

A ogni modo, la EcoHealth è a sua volta accusata di aver contribuito alla diffusione involontaria di Sars-Cov-2 per aver collaborato con l’Istituto di Virologia di Wuhan. Secondo i proponenti della teoria del «lab leak», tra cui figurano alcuni esponenti repubblicani della commissione, Fauci avrebbe coperto questa imbarazzante parte di responsabilità statunitense nell’origine della pandemia.

Come ha sottolineato il New York Times, la commissione non ha però prodotto alcuna prova che «colleghi il dottor Fauci alla diffusione dell’epidemia di Covid in Cina». Inoltre, prosegue sempre l’articolo, «i coronavirus studiati nel laboratorio di Wuhan con i finanziamenti statunitensi, così come gli altri virus che erano oggetto di ricerca in quel posto, hanno ben poche cose in comune con quello che ha scatenato la pandemia».

Cos’ha detto Fauci durante l’audizione alla commissione Covid
La testimonianza di Fauci si è concentrata anche sull’ipotesi della fuga da laboratorio: l’immunologo ha detto di ritenere astrattamente valido ogni possibile scenario sull’origine della pandemia, visto che non è stata ancora chiarita definitivamente (al momento le evidenze scientifiche, riportate in diversi studi, propendono per l’origine naturale zoonotica).

Lo stesso Fauci ha aggiunto che quello della fuga dal laboratorio non è un concetto “intrinsecamente complottista”: lo sono piuttosto le «distorsioni sul tema», che lo immaginano «paracadutato nella CIA come Jason Bourne [l’ex agente segreto protagonista della popolare serie di romanzi e film, ndr], intento a dire alla CIA che non deve parlare della fuga del virus dal laboratorio. Questa è una teoria del complotto».

L’immunologo è stato interrogato anche in merito alle regole di distanziamento sociale (la distanza di due metri) e all’uso delle mascherine. I repubblicani l’hanno sostanzialmente accusato di essersi «inventato» quelle regole senza avere una base scientifica.

In realtà, com’è stato ricostruito in questo articolo di fact-checking della testata brasiliana Estadão, Fauci non si è inventato nulla: l’implementazione di quelle misure è stata infatti raccomandata dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC, l’equivalente statunitense dell’Istituto Superiore di Sanità) prima sulla base di studi scientifici condotti in passato su altri virus respiratori, e successivamente su quelli condotti sulle modalità di diffusione di Sars-Cov-2.

L’immunologo ha ribadito l’importanza di quelle misure non farmacologiche per «cercare di fermare lo tsunami di morti» nelle fasi più dure della pandemia, prima della somministrazione di massa dei vaccini. Ha poi specificato che il dibattito è legittimo sulla «durata di quelle misure», non sulla loro bontà in sé.

L’audizione è arrivata al culmine della tensione quando ha preso la parola la deputata trumpiana e qanonista Marjorie Taylor Greene, che da anni rilancia teorie del complotto sulla pandemia e su Anthony Fauci in particolare.

Tra le varie cose, la repubblicana ha accusato Fauci di aver costretto i bambini ad andare con la “museruola” in classe e di aver autorizzato crudeli esperimenti scientifici sui cani di razza beagle, esibendo la foto di uno studio condotto in Tunisia in cui il Niaid non c’entrava nulla. La parlamentare si è anche rifiutata di appellarlo con il titolo di dottore, perché «quell’uomo non merita di avere l’abilitazione [alla professione medica]», e ha detto che Fauci è «pagato da Big Pharma» (un’altra accusa priva di fondamento).

Il suo intervento si è concluso chiedendo l’avvio di un’inchiesta penale per «crimini contro l’umanità» nei confronti dell’immunologo, che a suo avviso «dovrebbe stare in prigione».

La pericolosa persistenza delle teorie del complotto pandemiche
Sebbene – come già detto in precedenza – la commissione a maggioranza repubblicana non abbia prodotto alcuna prova sul presunto coinvolgimento di Fauci nell’origine della pandemia, il semplice fatto che l’immunologo abbia deposto alla Camera statunitense è stata interpretata dagli ambienti complottisti ed estremisti come una sorta di validazione delle loro teorie.

«Questa è la caduta di Fauci», ha sentenziato su X Kim Dotcom, l’imprenditore digitale che ha fondato il servizio di file-sharing Megaupload e che negli ultimi anni ha diffuso molte teorie del complotto. «Il Covid-19 […] è un virus creato dagli scienziati americani con la copertura di un laboratorio in Cina. Il più grande crimine dell’umanità ha ucciso più persone dell’Olocausto nazista contro gli ebrei», ha concluso nel post che mentre scriviamo ha raggiunto quasi nove milioni di visualizzazioni.

In Italia, l’ex conduttrice televisiva Heather Parisi ha scritto su X che «la deposizione di #Fauci davanti al Congresso #USA tolglie [sic] ogni dubbio sulla criminale gestione della pandemia. Chiunque continui a sostenere la narrazione ufficiale o è un perfetto imbecille o è in perfetta malafede». In Francia, il politico di estrema destra e fondatore del partito I Patrioti Florian Philippot ha elogiato – sempre su X – l’intervento di Marjorie Taylor Green e invitato i deputati francesi ad avere «lo stesso coraggio e la stessa energia» nel perseguire i «responsabili» della pandemia.

L’audizione ha dunque fornito l’occasione di rimettere in circolo teorie del complotto sulla pandemia che, pur essendo state ampiamente smentite, continuano a rimanere incistate nel dibattito pubblico. E si tratta di teorie estremamente pericolose – soprattutto per i bersagli che vengono presi di mira.

Durante la deposizione, Fauci ha ricordato di aver ricevuto «minacce di morte credibili» che hanno «portato all’arresto di due persone […] che chiaramente avevano l’intenzione di uccidermi». In un’intervista alla CNN andata in onda il giorno dopo l’audizione, l’immunologo ha rivelato di aver immediatamente notato «un incremento delle minacce di morte», poiché «ci sono segmenti della popolazione che credono in queste cose prive di senso».Il complottismo pandemico, insomma, continua a dispiegare i suoi effetti deleteri su più piani. Su quello storico, contribuisce a distorcere la percezione della più grave emergenza sanitaria che l’umanità ha affrontato nell’ultimo secolo. Su quello politico alimenta divisioni ed esaspera un clima di «guerra culturale». E su quello della sicurezza, infine, continua a tenere puntato il mirino su medici e operatori sanitari – ossia le persone che, è bene ricordarlo, durante le fasi più acute della pandemia hanno subito attentati, atti di violenza fisica e minacce di ogni tipo.

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