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Trump vuole mettere a capo dell’FBI un complottista che appoggia QAnon

Quella di Kash Patel è la nomina più estrema e controversa fatta finora dal presidente eletto

5 dicembre 2024
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Il primo dicembre del 2024 Donald Trump ha annunciato su Truth Social di aver designato Kash Patel come prossimo direttore dell’FBI, la polizia federale statunitense.

Stando a diversi osservatori, si tratta della nomina più spudorata e controversa fatta finora; persino più di quella dell’ex deputato Matt Gaetz, che ha rinunciato all’incarico di procuratore generale dopo le accuse di molestie sessuali e i sospetti per l’abuso di sostanze stupefacenti.

Patel, che ha 44 anni e una carriera di avvocato d’ufficio in Florida alle spalle, ha già ricoperto incarichi pubblici durante il primo mandato di Trump: ha lavorato infatti come funzionario al Consiglio per la sicurezza nazionale e successivamente come capo di gabinetto del segretario alla difesa.

Tuttavia, non ha alcuna esperienza in materia di forze dell’ordine o gestione di agenzie federali. Come Gaetz, del resto, Patel non è stato scelto per la sua competenza ma per la sua fedeltà assoluta nei confronti di Trump.

Negli ultimi anni l’ex avvocato – sia sui propri profili social che su vari podcast legati alla destra trumpiana – si è sempre schierato in difesa di Trump e ha rilanciato teorie del complotto di vario tipo, in particolar modo sulle elezioni «rubate» del 2020 e sul violento assedio al Congresso del 6 gennaio 2021.

L’ostilità di Kash Patel nei confronti dell’FBI

Paradossalmente, uno dei nemici principali di Patel è proprio l’FBI – ossia l’agenzia che dovrebbe guidare.

Nel 2018 ha redatto il cosiddetto «memorandum Nunes», dal nome del deputato repubblicano Devin Nunes, che all’epoca presiedeva la commissione sull’intelligence della Camera. Il testo di quattro pagine sosteneva che l’indagine dell’FBI sulle interferenze russe alle elezioni presidenziali del 2016 era motivata dall’ostilità politica nei confronti di Donald Trump, e andava dunque considerata una «bufala» nonché un’inutile «caccia alla streghe».

Non era però così: quattro indagini diverse, condotte da altrettanti organismi parlamentari e agenzie di sicurezza federali, hanno confermato il tentativo d’interferenza da parte della Russia.

Nel suo libro Government Gangsters, pubblicato nel 2023, Patel ha poi caldeggiato un’estesa purga all’interno del personale dell’FBI, a partire dai massimi dirigenti fino ad arrivare ai dipendenti «infedeli» – quelli, cioè, «non allineati con l’agenda del presidente».

Ha inoltre proposto di tagliare i fondi e istituire una commissione d’inchiesta per scovare e rimuovere «il marciume e la corruzione» all’interno della polizia federale.

In un’intervista con Shawn Ryan, un ex membro dei Navy SEAL che ha un podcast seguito da oltre tre milioni di persone, Patel ha promesso – nel caso in cui diventasse direttore – di «chiudere il quartier generale dell’FBI [che si trova a Washington D. C., nda] e di riaprirlo il giorno seguente come il museo del “Deep State”», un espressione traducibile come «stato profondo» che indica una sorta di potere occulto e pressoché onnipotente annidato all’interno della macchina federale statunitense.

Al tempo stesso, Patel ha fatto sapere – questa volta in un intervento al podcast dell’ex consulente di Trump Steve Bannon – che userà l’FBI per perseguire e arrestare gli avversari politici di Trump e i giornalisti. «Daremo la caccia alle persone che hanno mentito al popolo americano e hanno aiutato Joe Biden a truccare le elezioni presidenziali», ha detto in tono minaccioso.

L’appoggio al movimento complottista di QAnon

L’ex avvocato, per l’appunto, considera l’FBI come un ingranaggio fondamentale del cosiddetto «Deep State», un termine che da tempo è al centro di svariate teorie del complotto filotrumpiane e antigovernative.

Su tutte spicca quella di QAnon, secondo la quale il governo degli Stati Uniti sarebbe segretamente controllato da una «cricca» di pedofili satanisti affiliati al Partito Democratico.

Patel ha ammiccato al movimento complottista in svariate occasioni, apparendo anche in podcast qanonisti. In uno di questi, riporta Media Matters, ha spiegato di voler «incorporare» la teoria nella propaganda della destra trumpiana nel tentativo di portare più iscritti su Truth Social.

In un altro ha elogiato QAnon e definito Q – l’utente anonimo che per primo ha elaborato la teoria sul forum 4chan nel 2017 – «uno che ha avuto ragione su un sacco di cose» (in realtà tutte le sue «profezie» si sono rivelate errate).

Patel ha infine utilizzato a più riprese, ad esempio nelle dediche del suo libro, lo slogan qanonista «WWG1WA» – acronimo che sta per «Where We Go One We Go All», in italiano «Dove va uno andiamo tutti».

Se veramente dovesse essere confermato, insomma, l’FBI sarebbe diretta dall’estimatore di movimento che la stessa agenzie ritiene una potenziale minaccia terroristica.

Tuttavia, non è detto che il presidente eletto riesca a far passare questa nomina.

Patel potrà diventare direttore solo se verrà licenziato l’attuale capo dell’FBI Christopher Wray, nominato dallo stesso Trump nel 2017. La carica dura dieci anni per evitare rapporti di dipendenza con i presidenti. Per ora Wray non ha manifestato l’intenzione di dimettersi, nonostante le pressioni.

In secondo luogo la nomina dovrà essere ratifica del Senato, e non così scontato che ciò succeda; così non lo è per altre nomine controverse, tra cui quella di Pete Hegseth a segretario della difesa e Robert Kennedy Jr. a segretario alla salute.

L’ex avvocato, ha scritto il giornalista Tom Nichols su The Atlantic, è infatti una scelta estrema persino per gli standard – già piuttosto estremi – del mondo politico e culturale che gravita attorno al presidente eletto.

La nomina di Patel, insomma, è l’esemplificazione del principio cardine che finora ha animato la composizione della prossima amministrazione: quello di mettere dei fedelissimi nei posti chiave, per piegare le istituzioni democratiche al volere di Trump e rimuovere qualsiasi contrappeso al suo potere.

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