
Trump crede ancora di aver perso le presidenziali del 2020 a causa dei brogli
Il presidente statunitense ha firmato due ordini esecutivi per rendere difficile e rischioso confutare la tesi della “Grande Menzogna”
Alexios Mantzarlis è il direttore della Security, Trust, and Safety Initiative (SETS) presso l’università Cornell Tech di New York. Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese nella newsletter Faked Up, curata da Mantzarlis e ripubblicata da Facta con il permesso dell’autore. Lettrici e lettori di Facta possono abbonarsi alla versione inglese con uno sconto del 20 per cento cliccando a questo link.
La scorsa settimana il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato due ordini esecutivi straordinari.
Trump se l’è presa innanzitutto con l’ex direttore della CISA, Chris Krebs, accusandolo di aver «negato falsamente e senza fondamento che le elezioni del 2020 fossero state truccate e rubate». La CISA, acronimo di Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, è un’agenzia federale statunitense del dipartimento della Sicurezza Interna, responsabile dunque per la sicurezza informatica e delle infrastrutture su suolo statunitense.
La Casa Bianca ha inoltre preso di mira lo studio legale Susman Godfrey – che ha rappresentato Dominion, società nordamericana che produce e vende hardware e software per il voto elettronico, nella causa per diffamazione intentata contro Fox News per aver diffuso disinformazione sui sistemi di voto – accusandolo di guidare presunti sforzi per «degradare la qualità delle elezioni americane».
Krebs non ha rilasciato dichiarazioni, limitandosi a ribadire di essere «onorato di aver servito» e di «aver fatto la cosa giusta». Susman Godfrey ha invece definito «incostituzionale» l’ordine esecutivo e ha ottenuto una sospensione temporanea del provvedimento da parte di una giudice che è sembrata essere particolarmente d’accordo con tale definizione.
Come osserva Kate Starbird dell’Università di Washington, l’ordine esecutivo contro Krebs «dimostra chiaramente come la narrazione della “censura” sia SEMPRE stata un progetto volto a “dimostrare” la Grande Menzogna di Trump del 2020. Per ricercatori, piattaforme e funzionari governativi coinvolti nelle accuse di censura, nessuna strategia di difesa o tentativo di sottrarsi sarebbe mai bastata a fermarli».
Il notoriamente woke comitato editoriale del Wall Street Journal scrive che «il presidente Trump ha fatto campagna elettorale promettendo di porre fine al “lawfare” [l’uso delle istituzioni per delegittimare un oppositore o per scoraggiare un individuo dall’esercitare i propri diritti, ndr] e alla “strumentalizzazione” del governo federale, ma ora sta usando questi strumenti contro i suoi presunti nemici, ordinando indagini federali e potenziali procedimenti giudiziari. Questa è una promessa tradita, un abuso di potere e un’ulteriore discesa nella spirale dell’applicazione politicizzata della legge».
Tra le persone soddisfatte dell’iniziativa c’è invece Mike Lindell, CEO dell’azienda di cuscini MyPillow e noto negazionista delle elezioni presidenziali del 2020, che ha scritto su X: «Dobbiamo fondere le macchine per il voto, trasformarle in sbarre di prigione e usarle per rinchiudere criminali elettorali come Chris Krebs!». Lindell-TV, lo show online ideato appunto da Lindell, ha dedicato almeno due ore di entusiastica programmazione all’ordine esecutivo.
L’ampia mole di contenziosi legali non ha mai portato alla luce prove di frodi elettorali diffuse al punto tale da alterare il risultato delle elezioni del 2020. Al contrario, esiste una registrazione audio inequivocabile in cui Donald Trump chiede ai funzionari elettorali della Georgia di «trovare 11.780 voti» che gli avrebbero permesso di vincere nello Stato.
Nel 2016 la prima amministrazione Trump aveva cercato – senza successo – di trovare prove di estesi brogli elettorali. Nel 2024, la “Election Integrity Community” di volontari guidata da Elon Musk ha smesso di cercare irregolarità solo quando è diventato chiaro che la loro parte aveva vinto.
Ma gli ordini esecutivi della scorsa settimana fanno un passo ulteriore: anziché cercare di dimostrare attivamente che vi siano state frodi massicce, l’obiettivo dell’amministrazione sembra ora essere quello di rendere difficile e rischioso confutare quella tesi.
Il 30 per cento degli americani afferma nei sondaggi di credere nella “Grande Menzogna”. Il direttore dell’FBI l’ha persino trasformata in un libro per bambini. Ora il governo sta cercando di intimidire chi ha provato a contestarne l’esistenza.
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