Lunedì 30 novembre 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un’immagine circolata sull’app di messaggistica istantanea. L’immagine in questione si presenta come lo screenshot di un articolo di Mediavideo (il teletext del gruppo Mediaset) dal titolo “Giudice: autismo causato da vaccini”, datato 25 novembre di un non meglio precisato anno.
Nella porzione di articolo immortalata si legge che «Il ministero della Salute dovrà versare un assegno bimestrale per tutta la vita a un bambino autistico al quale nel 2006 fu iniettato il vaccino esavalente prodotto dalla GlaxoSmithKline» e ciò in conseguenza di una sentenza del Tribunale del lavoro di Milano, che avrebbe riconosciuto «il nesso causale tra vaccinazione e la malattia».
Nonostante sia stata compattamente criticata dalla comunità scientifica, la sentenza esiste davvero ed è stata emessa a novembre 2014, ma è stata ribaltata dai giudici della Corte d’appello di Milano.
Come ha raccontato Repubblica in questo articolo del 25 novembre 2014, il vitalizio era stato riconosciuto a un «piccolo malato» dal giudice del lavoro Nicola Di Leo, secondo cui sarebbe stata «acclarata la sussistenza del nesso causale» tra il vaccino esavalente inoculato al bambino nel 2006 «e la malattia». Citando la perizia del medico legale Alberto Tornatore, nominato dal Tribunale, Di Leo aveva concluso:«È probabile che il disturbo autistico del piccolo sia stato concausato, sulla base di un polimorfismo che lo ha reso suscettibile alla tossicità di uno o più ingredienti (o inquinanti), dal vaccino Infanrix Hexa Sk [vaccino esavalente somministrato con tre iniezioni nel primo anno di vita, ndr]».
All’epoca dei fatti, la sentenza era diventata un piccolo caso ed era stata oggetto di un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, che chiedeva chiarimenti al ministero della Salute e all’Agenzia del farmaco. Il dispositivo era stato però duramente criticato dalla comunità scientifica, con un comunicato stampa congiunto delle principali federazioni mediche italiane che riaffermava la sicurezza del vaccino. Nel 2018 la sentenza è stata ribaltata dalla Corte d’appello del Tribunale del lavoro di Milano, dopo che il collegio, presieduto da Laura Togni, aveva ordinato una nuova consulenza medica che ha completamente smentito la lettura alla base del pronunciamento del 2014.