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Antivaccinisti, complottisti e misogini: le nomine più controverse della nuova amministrazione Trump

Tra conferme e sorprese, la seconda amministrazione Trump potrebbe essere una delle più strane ed estreme nella storia degli Stati Uniti

15 novembre 2024
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Dopo la vittoria alle presidenziali, Donald Trump e il suo entourage stanno lavorando alla formazione della prossima amministrazione.

Alcune nomine ampiamente annunciate nel corso della campagna sono già state confermate. Tra queste spicca quella di Elon Musk a capo del cosiddetto “dipartimento per l’efficienza governativa”, che in realtà è un comitato consultivo. Il riferimento al “dipartimento” serve più che altro a formare l’acronimo DOGE, che oltre a essere un cane diventato molto popolare su internet come meme, è anche il nome di una criptovaluta promossa più volte da Musk. La mossa ha già in parte funzionato e il valore della moneta virtuale è aumentato del 20 per cento dal giorno della nomina.

Il presidente eletto ha poi affidato il controllo delle frontiere a Tom Homan, un estremista di destra che durante il primo mandato aveva progettato e attuato la crudele politica di separazione dei bambini migranti dai loro genitori. Il senatore ed ex rivale Marco Rubio, considerato un falco interventista neocon, sarà il nuovo segretario di Stato (una posizione paragonabile a quella del nostro ministro degli Esteri).

Susie Wiles, la potente co-coordinatrice della campagna elettorale, ricoprirà il delicato ruolo di capo di gabinetto. Stephen Miller, un fidato consigliere trumpiano legato a doppio filo con gli ambienti suprematisti bianchi, sarà il vice capo di gabinetto.

Altre nomine sono state dettate non dalla competenza o dall’esperienza, ma unicamente dalla fedeltà personale al presidente e dal grado di adesione ideologica al trumpismo. Come ha sottolineato il New York Times, Trump vuole avere il controllo totale di quei dipartimenti che – secondo lui – lo hanno ostacolato durante il primo mandato.

Per farlo ha scelto personalità davvero estreme, al punto tale da aver colto di sorpresa parte del Partito Repubblicano.

Non è detto che tutte queste nomine saranno confermate dal Senato. Il messaggio di Trump resta comunque chiarissimo: nel secondo mandato non ci saranno «resistenze interne» di sorta. Di seguito, ecco i nomi più controversi.

Tulsi Gabbard, direttrice dell’intelligence

Gabbard è un’ex deputata democratica che ha lasciato il partito nel 2022 per convertirsi convintamente alla causa trumpiana. Trump la vorrebbe a capo dell’Office of the Director of National Intelligence (DNI), una struttura che supervisiona 18 agenzie di spionaggio federali.

La 43enne originaria della Hawaii non ha alcuna competenza in materia. Al contrario: negli ultimi anni ha rilanciato diverse teorie del complotto, anche contro l’intelligence statunitense – tra cui quella dei biolaboratori segreti in Ucraina nei quali si produrrebbero virus e patogeni letali.

Come avevamo scritto in questo articolo, si tratta una tesi del tutto falsa nata negli ambienti dell’estrema destra statunitense e successivamente ripresa dalla propaganda del Cremlino. Per questo motivo Gabbard è stata accusata di avere posizioni filoputiniane.

L’ex deputata sembra avere una fascinazione per dittatori e autocrati. Nel 2017 si è incontrata segretamente in Siria con Bashar al-Assad, dicendo in seguito che «non è un nemico degli Stati Uniti». Sempre in quell’anno ha detto di non credere che il regime di Assad abbia usato armi chimiche contro la popolazione civile, una circostanza confermata dall’intelligence statunitense e da inchieste giornalistiche indipendenti.

Kristi Noem, segretaria alla sicurezza interna

La governatrice 52enne del Dakota del Sud è un’altra fedelissima di Donald Trump.

Nel suo mandato si è schierata in prima linea sul fronte delle «guerra culturali» conservatrici – approvando una legge per limitare la partecipazione delle persone transgender negli sport e prendendosela con la «teoria critica della razza» (critical race theory), una teoria sul razzismo sistemico nata negli anni ’70 e diventata uno spauracchio della destra statunitense.

Durante la fase più acuta della pandemia di Covid-19 si è rifiutata di implementare lockdown o misure più stringenti di sanità pubblica, portando il Dakota del Sud ad avere uno dei più alti tassi di mortalità nel Paese.

Noem è nota anche per aver fatto svariati commenti razzisti e offensivi contro le comunità native americane dello Stato, che hanno reagito vietando l’ingresso nei lori territori. La governatrice si trova dunque nella situazione paradossale di non aver accesso a circa un quinto del Dakota del Sud.

La politica repubblicana si è poi attirata molte critiche per aver raccontato, nella sua biografia No Going Back, l’abbattimento del suo cane di 14 mesi e di una capra di sua proprietà, poiché quest’ultima si sarebbe comportata in modo «malvagio e malevolo».

Pete Hegseth, segretario alla difesa

Quella di Hegseth è una delle nomine che ha destato più scalpore, vista la delicatezza del ruolo che andrebbe a ricoprire.

Il 44enne è un veterano delle guerre in Afghanistan e Iraq, ma a parte questo non ha alcuna esperienza a livello internazionale né ha mai avuto a che fare con il settore della difesa statunitense. La logica dietro alla sua scelta è un’altra: Hegseth è uno dei conduttori più radicali di Fox & Friends, una delle trasmissioni di Fox News maggiormente apprezzate da Trump.

In quella veste ha detto, giusto per fare qualche esempio, che le donne non dovrebbero servire nell’esercito e che i generali statunitensi sono plagiati dall’ideologia “woke” e andrebbero rimossi tutti quanti. Quella di condurre purghe nelle forze armate è una delle ossessioni di Trump, che vorrebbe circondarsi di militari fedeli esclusivamente a lui – e non alla Costituzione.

Il conduttore di Fox News è anche un estremista di destra: sul corpo ha diversi tatuaggi, come quello della croce di Gerusalemme o la scritta Deus Vult (“Dio lo vuole”), che riproducono simboli utilizzati da milizie suprematiste e movimenti nazionalisti cristiani.

Nel 2019 si è vantato in diretta di non lavarsi le mani da dieci anni perché «i germi non li vedo, quindi non esistono». Nel 2017, come ha riportato il New York Times, Hegseth è stato denunciato in California per violenza sessuale; la causa non è però andata andata avanti.

Matt Gaetz, procuratore generale degli Stati Uniti

Un’altra nomina sconcertante è quella di Matt Gaetz, un deputato ultratrumpiano che potrebbe diventare il prossimo procuratore generale degli Stati Uniti, assimilabile al nostro ministro della Giustizia.

È una posizione chiave, visto che dovrà decidere se chiudere (o sospendere) i processi penali contro Trump e aprire indagini contro i suoi avversari politici – una delle principali promesse del candidato repubblicano durante la sua campagna elettorale.

La figura di Gaetz è estremamente controversa anche all’interno del Partito Repubblicano. E non tanto per le sue posizioni politiche, quanto per il fatto di essere stato recentemente messo sotto indagine proprio dal dipartimento che andrebbe a guidare.

Tra la fine del 2020 e il 2023, infatti, è stato indagato a livello federale per tratta di persone minorenni a scopo sessuale. L’inchiesta era partita dopo che un amico e collaboratore di Gaetz, Joel Greenberg, aveva patteggiato una pena di undici anni di reclusione per sfruttamento della prostituzione e traffico di persone a scopo sessuale. Gaetz ha sempre negato tutto, e alla fine l’indagine è stata archiviata senza accuse formali nei suoi confronti.

Nel 2021, inoltre, il repubblicano è stato sottoposto a un’altra indagine da parte del comitato etico della Camera: in questo caso le accuse principali erano di molestie sessuali e utilizzo di sostanze stupefacenti. Gaetz si è però dimesso da deputato subito dopo la nomina a procuratore generale mettendo così fine all’inchiesta, a pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto finale del comitato. Quest’ultimo, secondo le indiscrezione della stampa, potrebbe comunque essere pubblicato lo stesso.

Robert Kennedy Jr., segretario alla salute

Trump ha infine confermato la nomina più temuta dalla comunità scientifica e medica statunitense: quella di Robert Kennedy Jr. a segretario del dipartimento della salute e dei servizi umani (HHS), che coordina e supervisiona le principali agenzie sanitarie federali.

Il figlio di Robert Kennedy è da almeno due decenni un professionista dell’antivaccinismo. Durante la pandemia di Covid-19 è stato inserito dalla ONG anti-estremismo Center for Countering Digital Hate (CCDH) nella lista dei dodici influencer antivaccinisti più rilevanti al mondo, responsabili della stragrande maggioranza della disinformazione sul tema.

Oltre a prendersela con i vaccini, Kennedy Jr. ha rilanciato teorie del complotto antiscientifiche di ogni tipo. Tra le varie cose ha falsamente sostenuto che il WiFi provoca il cancro e «perdite cerebrali»; che gli antidepressivi sono la causa principale delle sparatorie scolastiche; che l’Aids non è causato dal virus dell’HIV; e che imprecisati composti chimici nell’acqua farebbero diventare transgender i bambini.

Se la sua nomina dovesse essere approvata dal Senato, gli esperti temono conseguenze a dir poco catastrofiche per la sanità pubblica statunitense (e non solo). Dietro il pretesto della “libera scelta” Kennedy Jr. vuole infatti creare confusione sull’efficacia dei vaccini per allontanare le persone dalla vaccinazione; e durante la campagna elettorale ha promesso di smantellare le agenzie federali che si occupano di studiare le malattie infettive.

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