Il 20 aprile 2021 Cesare Sacchetti – di cui ci eravamo occupati in un articolo dedicato ai principali diffusori di disinformazione nell’anno 2020 – ha pubblicato su Twitter un testo in lingua inglese che recita: «Derek Chauvin è stato ritenuto colpevole di tutte le accuse per l’omicidio del criminale condannato George Floyd. L’autopsia ha mostrato che non c’erano segni di soffocamento sul corpo di Floyd». Il testo prosegue con un secondo tweet, in cui si legge: «Non ci sono prove che Chauvin abbia ucciso Floyd. Non era un tribunale. È stato un processo politico organizzato dalla mafia democratica e Black Lives Matter contro un uomo innocente».
Si tratta di una notizia falsa.
Il riferimento del tweet di Sacchetti è all’esito del processo contro l’ex poliziotto Derek Chauvin, accusato di aver ucciso l’afroamericano George Floyd durante una procedura d’arresto. La giuria di Minneapolis ha ritenuto Chauvin colpevole per tutti e tre i capi di imputazione: omicidio involontario di secondo grado, omicidio di terzo grado e omicidio colposo.
Fondamentale per la sentenza finale è stato il video girato il 25 maggio 2020 con un cellulare dall’allora diciassettenne Darnella Frazier, che testimoniava nella sua interezza tutti i nove minuti in cui Chauvin aveva costretto a terra George Floyd ammanettato, comprimendo la sua trachea con il ginocchio fino a fargli perdere i sensi. Le ultime parole di Floyd, catturate dal filmato, erano state «non riesco a respirare».
Sacchetti cita il risultato di un’autopsia che avrebbe escluso la presenza di segni di soffocamento sul corpo di Floyd. In realtà sul corpo di George Floyd sono state effettuate due autopsie, una commissionata dalla famiglia della vittima e una effettuata dal medico legale della contea di Hennepin, in Minnesota. Entrambe le autopsie sono giunte alla medesima conclusione: George Floyd è deceduto per omicidio a causa delle violenze subite durante l’operazione di arresto e di conseguenza per soffocamento.
Nell’autopsia preliminare i medici legali di Hennepin avevano in un primo momento stabilito che non ci fossero prove a sostegno del fatto che Floyd fosse stato ucciso per asfissia o strangolamento, ma avevano corretto il tiro con un secondo esame autoptico. I medici avevano però aggiunto che Floyd soffriva di «condizioni significative» come problemi cardiaci e un’intossicazione da fentanyl (oppiode sintetico 80 volte più forte della morfina, utilizzato nelle terapie del dolore ma anche per scopi ricreativi) e aveva fatto recentemente uso di metanfetamine, punti attorno ai quali è stata costruita buona parte della difesa di Chauvin.
Venerdì 9 aprile 2021, la giuria di Minneapolis ha ascoltato la testimonianza di Andrew Baker, il medico legale che ha effettuato l’autopsia di Hennepin, che ha spiegato come a suo avviso le condizioni pre-esistenti potessero «aver contribuito» alla morte di Floyd, ma che non ne fossero state «causa diretta». Baker ha aggiunto che la compressione del collo operata da Chauvin fosse «più di quanto Floyd potesse sopportare».
Questa testimonianza, insieme al video che riprendeva l’esatta dinamica dei fatti, ha permesso alla giuria di raggiungere il verdetto unanime di condanna, che secondo le linee guida dello stato del Minnesota ha stabilito come la compressione del collo e il conseguente soffocamento possano essere considerati fattori sufficienti al decesso di George Floyd.