Alcuni consigliano di comprarli al mattino presto, altri durante il weekend. Secondo altre opinioni piuttosto diffuse, i prezzi dei biglietti aerei varierebbero invece in base al Paese in cui ci troviamo, o al dispositivo che stiamo usando. Insomma, non si capisce quale sia la via più conveniente da seguire per accaparrarsi il biglietto aereo al prezzo più basso.
Noi di Facta abbiamo cercato di capirci qualcosa.
“Viaggiare” su Internet per raggiungere le offerte
Per capire se è vero che i prezzi cambiano in base al luogo in cui ci troviamo, abbiamo fatto un esperimento. Abbiamo provato a cercare il prezzo per la tratta Milano-Bangkok per il 20 dicembre 2024 (con tre mesi di anticipo rispetto al volo) “fingendo” di trovarci in cinque Paesi diversi: prima in Italia, poi in Romania, Polonia, Paesi Bassi, e per finire in Giappone. Questo è stato possibile grazie all’utilizzo di una VPN (Virtual Private Network), che garantisce la possibilità di trovarsi in un Paese specifico, “spostandosi” virtualmente. Le ricerche dei voli sono state fatte utilizzando Google Flights su un dispositivo Samsung, a distanza di pochi secondi l’una dall’altra. Per tutti i Paesi europei, il prezzo del miglior volo suggerito da Google Flights era lo stesso e corrispondeva a circa 776 euro (ndr: da tener presente le differenze di alcuni centesimi dovute al cambio valuta per la Polonia e la Romania, che non utilizzano l’euro). Per il Giappone, invece, il prezzo era più basso di 5 euro (sempre tenendo presente il cambio valuta da yen giapponese a euro).
La differenza, quindi, non era sostanziale, e in questo caso, quindi, il luogo da cui viene acquistato il biglietto non ha interferito sul suo prezzo. Tra l’altro, bisogna considerare che ci sono altre moltissime variabili da tenere in considerazione, e soprattutto che le compagnie aeree non sono certo disposte a svelare i sofisticati algoritmi (meccanismi di calcolo e di problem-solving automatizzato che vengono seguiti da un computer) che contribuiscono alla fluttuazione dei prezzi. Tuttavia, nonostante non ne conosciamo i meccanismi, sappiamo che questi sono calcoli pensati per massimizzare i profitti dell’azienda bilanciando i prezzi dei singoli biglietti con la capacità dell’aereo, una strategia di marketing che si è diffusa con l’introduzione delle compagnie aeree low cost.
Il marketing: la legge della domanda e dell’offerta
La complessità di questi algoritmi del marketing non è riassumibile in poche righe, ma è certo che la legge principale che li regola è una: quella della domanda e dell’offerta. Più semplicemente, alcuni voli vengono considerati impopolari e dato che la loro domanda è bassa, di conseguenza costano meno. Il caso opposto, quando la domanda è più alta dell’offerta, è la classica situazione del periodo di punta delle vacanze estive o natalizie.
Ci sono però ovviamente altre variabili da tenere in considerazione, per esempio la classe di viaggio e il tipo di clientela che solitamente si sposta su quella tratta, ossia se si tratta di turisti o lavoratori. Craig Sowerby, laureato in finanza e autore di “Travel Hacker”, ha spiegato a Maldita.es che un passeggero classificato in classe “turistica” tende a prenotare in anticipo per ottenere un prezzo basso per la sua vacanza; consapevoli di questo, le compagnie aeree inizieranno la vendita con un prezzo leggermente più alto, per poi abbassarlo. Al contrario, la compagnia terrà un prezzo leggermente più basso nei voli considerati “d’affari”, e li aumenterà nel tempo, dal momento che questi vengono spesso prenotati all’ultimo minuto.
In alcuni casi, le compagnie aeree riservano alcuni posti in modo che chi prenota all’ultimo, solitamente disposto a pagare di più, acquisti questi posti ad un prezzo più elevato degli altri; ogni compagnia aerea decide poi quanti posti proteggere e per quanto tempo.
In altri casi, invece, si riserva un certo numero di biglietti destinati ad essere venduti a prezzi inferiori, e solo quando i voli iniziano a riempirsi la compagnia aerea aumenta i prezzi per i posti rimanenti. Se i voli, invece, non dovessero riempirsi in tempo, ecco che si verifica il fenomeno delle “offerte last-minute”: se c’è ancora un numero significativo di posti disponibili, i voli last minute risultano più economici.
Il sito web che “ci conosce”: i cookie e l’IP-tracking
La legge della domanda e dell’offerta non è la sola a determinare i prezzi dei voli, e ci sono anche altre componenti da tenere in considerazione: prima fra queste è la profilazione del cliente, un aspetto chiave per la crescita e il profitto delle aziende, dato che permette loro di definire in modo abbastanza accurato l’idea del pubblico a cui destinare le operazioni di marketing e vendita.
Come si legge sul sito dell’impresa statunitense di cloud computing Salesforce, per creare un profilo del cliente «è importante prendere in considerazione elementi come i dati demografici, lo stile di vita e il comportamento d’acquisto dei clienti, oltre ai loro desideri, alle loro esigenze e alle loro preferenze».
A questo punto entrano in gioco i cookie di marketing, ossia un modo che i siti web hanno di raccogliere i dati relativi alle attività online di un determinato utente nel tempo, nonché il dispositivo da cui è connesso. È proprio grazie a questi cookie che ci vengono proposti prodotti che avevamo già cercato in precedenza, oppure tratte aeree per le quali abbiamo manifestato interesse nelle nostre ricerche dei giorni precedenti.
Negli anni, gli utenti hanno provato ad aggirare questo tracciamento per cercare di accedere alle offerte di voli a basso prezzo, utilizzando dispositivi differenti o metodi di navigazione diversi tra loro: dai browser web che forniscono un servizio di protezione dai cookie, alla navigazione in incognito, fino a quella di specifici motori di ricerca voli. Tuttavia, secondo Craig Sowerby, strategie come l’utilizzo di un determinato browser non sono un fattore significativo per aggirare l’andamento di un prezzo. Anche Kevin Williams, un economista dell’Università di Yale che ha lavorato ad uno studio sugli algoritmi di determinazione dei prezzi di una compagnia aerea statunitense, è della stessa opinione, e ha dichiarato a Quartz che «il comportamento di ricerca [ndr: e quindi i cookie] quasi sicuramente non influisce su nulla». Inoltre, un esperimento fatto da Kayak ha dimostrato che cercare i prezzi su dispositivi diversi (ad esempio uno smartphone, un computer e un tablet) non porta a differenze significative nel prezzo: o meglio, potrebbe, ma non in maniera consistente.
Tra i numerosi dati collezionati dalle ricerche degli utenti online, ci sono anche quelli relativi al tracciamento dell’indirizzo IP (in inglese, IP-tracking), ossia una stringa di numeri che identifica ogni dispositivo connesso a Internet, componente chiave del funzionamento di Internet stesso. Questo “indirizzo” virtuale, tra le altre cose, contiene informazioni riguardanti – grossomodo – il punto sul pianeta dal quale ci stiamo collegando a Internet, un dato che può risultare utile alle aziende per arricchire la profilazione del cliente già citata.
Essendo a conoscenza di questa tecnica, alcuni utenti, prima di verificare i prezzi dei voli, nascondono il proprio indirizzo IP tramite l’utilizzo della VPN, che anche Facta ha utilizzato nell’esperimento descritto a inizio articolo. Questo perché collegarsi tramite VPN potrebbe prevenire situazioni in cui il prezzo potrebbe variare in base al numero di visite effettuate sul motore di ricerca voli. Infatti, il sito web potrebbe memorizzare il primo prezzo visualizzato e proporne uno più alto a una seconda visita, incoraggiando l’utente a comprare il volo prima che diventi “troppo costoso”. Quindi, collegarsi con un indirizzo IP diverso farebbe in modo che l’azienda consideri l’utente un cliente totalmente nuovo. Tuttavia, ci sono opinioni contrastanti riguardo l’efficienza di questo metodo, che sembra funzionare in alcuni esperimenti ma non in altri.