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Il nuovo piano di Putin per screditare il fact-checking

Alcune organizzazioni legate al Cremlino hanno annunciato l’intenzione di mettere in piedi un’associazione per la verifica delle notizie, che di indipendente avrebbe poco

28 novembre 2024
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La Russia vuole creare un’associazione internazionale di sedicenti organizzazioni di fact-checking. Il Global Fact-Checking Network (Gfcn), così dovrebbe chiamarsi, è stato annunciato il 20 novembre al forum “Dialogue on Fakes 2.0”, che ha riunito diverse testate e organizzazioni che agiscono come propagandisti del Cremlino. In questo consesso, che aveva l’obiettivo dichiarato di presentare l’iniziativa, sono state delineate alcune caratteristiche: quella che viene chiamata “associazione per il fact checking” si oppone alle preesistenti coalizioni di giornalisti e ricercatori che si occupano di verifica dei fatti e a proporla in realtà sono state le stesse testate controllate dal Cremlino che negli ultimi anni hanno condotto diverse campagne di disinformazione in vari paesi.

Tra i principali promotori, infatti, figurano la TASS, l’agenzia di stampa russa di proprietà statale, e ANO Dialog, un’associazione non-profit fondata nel 2019 dal Dipartimento di Informazione e Tecnologia di Mosca, che si professa indipendente ma che in realtà è a tutti gli effetti un ingranaggio della macchina della propaganda messa in piedi dal presidente russo, Vladimir Putin. Nel 2022, poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la TASS è stata esclusa all’unanimità dall’European Alliance of News Agencies (Eana), un’organizzazione che riunisce le principali agenzie di stampa europee, perché «non in grado di fornire notizie imparziali». ANO Dialog, invece, è sotto sanzioni sia da parte dell’Unione Europea che dagli Stati Uniti, per operazioni di interferenza straniera e disinformazione, tra cui la campagna conosciuta come “Operazione Doppelganger”, che usa l’impersonificazione di testate autorevoli per diffondere notizie false. A completare il quadro, sia la nuova presunta alleanza per il fact-checking che il forum stesso, sono stati promossi tramite una rete di siti-fotocopia chiamati Pravda, imbastita durante l’ultimo anno per diffondere la disinformazione a favore della Russia in numerose lingue europee.

In poche parole, i disinformatori seriali dicono di voler fondare un’alleanza contro la disinformazione. Dietro l’apparente contraddizione, c’è una strategia ben precisa che il Cremlino attua da tempo: distorcere il ruolo del fact-checking ed equiparare le menzogne a notizie basate sui fatti.

Quali sono i veri obiettivi

«Cosa offriamo?», ha detto nel suo intervento alla convention Vladimir Tabak, direttore generale di ANO Dialog, presentando l’idea del GFCN. «In termini di obiettivi, la prima cosa è riunire la comunità internazionale del fact-checking attorno a coloro che condividono le nostre opinioni e i nostri valori». Tagak ha poi escluso qualsiasi collaborazione con le reti di fact-checking esistenti e promesso che il progetto russo formerà nuovi “fact-checker” e metterà a disposizione dei membri una piattaforma per catalogare quella che loro considerano disinformazione. Oltre a rendere tossici i termini che rimandano ai concetti propri della verifica dei fatti utilizzati dalle vere organizzazioni indipendenti di fact-checking, lo scopo della nuova operazione del Cremlino sembra tesa ad allargare e potenziare la rete di propagandisti. 

Non è la prima volta che la propaganda russa utilizza la dicitura “fact-checking” per screditare organizzazioni e testate che si occupano di verifica dei fatti e in qualche modo dare autorità alle notizie false che la sua narrazione ufficiale diffonde. Si tratta di una tattica per distorcere la realtà: sfruttando i media controllati dallo Stato, l’abuso del termine “fact-checking” viene usato dagli stati autoritari, come la Russia, per rubricare come notizie false le critiche che vengono loro rivolte, per esempio dalla comunità internazionale. Il tentativo è quello di additare come politicamente motivati i media indipendenti e infine ridurre la corretta informazione a una questione di partigianeria. Si tratta di una tattica di “cattura” nota e non esclusiva della propaganda russa. Si pensi all’ utilizzo del termine “fake news” da parte di Trump per bollare come false e faziose tutte le informazioni che reputa per sé sconvenienti o, ancora, alle spunte blu di X: quelle che prima erano sinonimo di autenticità, dopo l’acquisto della piattaforma da parte di Elon Musk, sono diventate disponibili semplicemente pagando un abbonamento, nei fatti incentivando la diffusione di disinformazione. 

In questo modo, si vuole far passare il concetto che quello che differenzia una notizia falsa da una verificata non sono tanto la veridicità dei fatti che vengono riportati e gli standard giornalistici, quanto la presunta appartenenza politica di chi le diffonde. La ragione per cui sono nate delle associazioni di fact-checker indipendenti è proprio per sgombrare il campo dall’equivoco del fact-checking come autoproclamato certificato di autorevolezza. A differenza dell’annunciato doppione russo, però, non si basano sulla condivisione «opinioni e valori», ma su elevati standard metodologici, etici e giornalistici e su processi che ne verificano il rispetto.

Come funzionano i network di fact-checking

Innanzitutto il fact-checking è una metodologia giornalistica con una sua storia, non una patente di buone intenzioni. Nato il secolo scorso , il fact-checking era inteso come controllo interno alle redazioni dell’accuratezza delle informazioni pubblicate, nella sua accezione moderna è stato riferito prima alla verifica delle dichiarazioni dei politici e, poi, in anni recenti si è allargato a ricomprendere anche la verifica di vari contenuti (anche video, immagini e via diceando) che circolano soprattutto online. Tralasciando opinioni e interpretazioni degli avvenimenti, si distingue per un linguaggio neutro, stile asciutto, attinenza a fatti che si possono verificare con una solida metodologia e, nella sua accezione più moderna, inclusione nel testo di link e riferimenti alle fonti utilizzate. Nel contrasto alla diffusione di storie false, è inteso come l’esposizione dei fatti che dimostrano perché una determinata informazione è falsa, fuorviante o decontestualizzata, quando possibile.

Le principali associazioni di fact-checker, l’International Fact-Checking Network (Ifcn) e lo European Fact-Checking Standard Network (Efcsn), di cui Facta e Pagella Politica fanno parte, nascono come alleanze di organizzazioni che si impegnano nella lotta alla disinformazione. Ifcn ha uno scopo geografico internazionale ed è collegata al Poynter Institute, un’organizzazione statunitense senza scopo di lucro con un centro di ricerca dedicato allo studio del giornalismo. Efcsn, invece, che Pagella Politica e Facta hanno contribuito a creare, rappresenta la comunità europea del fact-checking. I suoi organi, eletti democraticamente, hanno tra gli altri anche il compito di certificare il rispetto da parte dei  suoi membri (e aspiranti tali) del Codice Efcsn, dove vengono fissati elevati criteri in quanto a metodologia, etica e trasparenza (organizzativa e finanziaria). Far parte di questi network, quindi, vuol dire essere riconosciuti ufficialmente come organizzazioni o testate rispettose degli standard fissati nei loro codici e questo riconoscimento è una garanzia a livello internazionale di affidabilità e indipendenza. Essere riconosciuti da Ifcn o Efcsn permette inoltre l’accesso a collaborazioni con le principali piattaforme social o altri bandi pubblici, che esigono di stipulare accordi con enti la cui affidabilità è appunto certificata.

I pericoli della strategia del Cremlino

Il tentativo di Putin è quindi quello di compromettere il nome e l’autorevolezza che questi network si sono conquistati nel tempo e dare un’aura di indipendenza a media che sono in realtà controllati dal governo russo. Per questo la nascita di un doppione legato alla Russia potrebbe diventare un problema. Per prima cosa, danneggiando l’immagine che gli altri network internazionali si sono guadagnati grazie all’adesione di decine di organizzazioni giornalistiche, alcune molto conosciute e autorevoli. Si intensificano così gli sforzi del Cremlino di usare i media che controlla per diffondere la sua propaganda, spacciando le proprie narrazioni false per “fact-checking”, magari imitandone la forma estetica ma contraddicendo nella sostanza i princìpi di indipendenza e imparzialità. È insomma un ulteriore passo nel tentativo di equiparare l’informazione verificata alle proprie narrazioni distorte.

Creare un nuovo marchio di presunto fact-checking, in secondo luogo, potrebbe creare ulteriore confusione in molte persone. I feed di molti utenti social potrebbero essere inquinati da informazioni false però travisate come articoli di verifica dei fatti. Non è ancora chiaro come l’iniziativa del network russo si articolerà. Tabak ha dichiarato l’intenzione di formare e quindi reclutare nuovi propagandisti, tra l’altro permettendo di essere membri non solo a organizzazioni ma anche a singoli individui, potenzialmente permettendo a chiunque di diventare un “fact-checker” allineato alle posizioni di Mosca. Si tratta di allargare la platea di proseliti della propaganda russa, siano essi testate compiacenti o anche solo influencer di area, potenzialmente aumentando la diffusione di notizie false e/o di parte e la confusione nelle opinioni pubbliche.

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