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Il farmaco anti diabete che le celebrità hanno trasformato in un fenomeno di costume

La storia dell’Ozempic, da scoperta scientifica a tendenza sui social

10 gennaio 2025
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Può un farmaco avere un tale successo di vendite da far impennare la crescita economica di un intero Paese? Sì. È ciò che è successo in Danimarca, un piccolo Paese europeo, 6 milioni di abitanti, sede della Novo Nordisk, azienda farmaceutica produttrice di un farmaco chiamato semaglutide.

Di questo nuovo medicinale, in principio sviluppato per la cura del diabete di tipo-2, si è parlato moltissimo negli ultimi anni. Non solo per le sue potenzialità terapeutiche, ma anche per le modalità con cui è esploso il suo consumo. La semaglutide, infatti, dopo essere stata immessa in commercio, è diventata un fenomeno sui social media, innescando dinamiche che hanno finito per richiedere l’intervento delle agenzie regolatorie. 

Una cura promettente

La semaglutide, come detto, nasce come farmaco per la cura del diabete, quello di tipo 2. A differenza del diabete di tipo 1, che colpisce i più giovani ed è causato dalla distruzione delle cellule che producono insulina nel pancreas, il tipo 2 affligge gli adulti. In questa forma di diabete il problema non è la produzione di insulina, ma il fatto che organi e tessuti-bersaglio – fegato, muscoli, tessuto adiposo – diventano meno sensibili a questo ormone. Se non curato, il diabete di tipo 2 porta a gravi complicazioni e danni in vari organi e sistemi, come occhi, reni,  cuore, nervi periferici.

Il diabete di tipo 2 è una delle malattie croniche più diffuse, ma la sua origine non è ancora ben compresa. Di certo è riconducibile a diversi fattori, compresa la familiarità. Ma è chiaro che si tratta di una malattia correlata anche con l’obesità e con stili di vita non salutari. Ciò significa che, in parte, si può fare qualcosa per prevenirla e tenerla sotto controllo una volta diagnosticata, anche se non si può parlare di guarigione.

Nel corso del tempo la ricerca ha portato allo sviluppo di diversi farmaci per il diabete-2. La semaglutide è uno dei più recenti. Questa molecola ha una struttura simile a quella di un ormone chiamato GLP-1 (glucagon-like peptide 1) che, essendo prodotto in seguito ai pasti, stimola la secrezione di insulina e inibisce quella di glucagone, un altro ormone, responsabile della produzione di glucosio nel fegato. Il risultato combinato è una diminuzione della concentrazione di zucchero nel sangue, quindi la possibilità di tenere sotto controllo la glicemia, un parametro fisiologico cruciale nel diabete.

In seguito alle sperimentazioni cliniche la semaglutide è stata approvata, con il nome commerciale di Ozempic, per la terapia del diabete di tipo 2 negli Stati Uniti, nel 2017, e nell’Unione Europea nel 2018.  Ma la semaglutide, mimando l’azione del GLP-1, fa anche altro. Agisce nel cervello, sui centri della fame e della sazietà, provocando la sensazione di ripienezza gastrica. Insomma, riduce l’appetito. 

Durante gli studi che dovevano testarne l’efficacia, è emerso che la semaglutide era capace di ridurre il peso delle persone con diabete di tipo 2, che non di rado soffrono anche di obesità, cioè hanno un indice di massa corporea maggiore o uguale a 30.

Ciò ha spinto la Novo Nordisk a chiedere una nuova autorizzazione al commercio per la semaglutide, questa volta per la cura dell’obesità, che è arrivata negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, rispettivamente, nel 2021 e nel 2022. Il farmaco è identico: semaglutide, ma con un diverso nome commerciale (Wegovy) e un utilizzo a dosaggio più alto. 

Nel 2023 la rivista scientifica Science ha incoronato i farmaci che agiscono sul recettore del GLP-1, tra cui la semaglutide, come “scoperta fondamentale dell’anno”, una svolta per la ricerca scientifica. 

Nel frattempo l’interesse per il farmaco è esploso anche al di fuori del mondo scientifico.

Le conseguenze del boom

Raramente s’è visto un medicinale attirare un’attenzione così grande, tanto da diventare una tendenza sui social media. È stato il caso della semaglutide che, dopo la sua immissione in commercio, ha guadagnato una popolarità che è andata ben oltre i confini e i limiti del suo impiego sotto controllo medico. Il fenomeno è stato alimentato da alcune celebrità che hanno dichiarato di essere dimagrite grazie all’Ozempic. Tra queste la conduttrice americana Oprah Winfrey ed Elon Musk, proprietario del social X.

I risultati, del resto, sembrano promettenti. Uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista The New England Journal of Medicine (sostenuto dall’azienda produttrice) ha concluso che quasi un anno e mezzo di uso della semaglutide era in grado di ridurre mediamente di circa il 15 per cento il peso delle persone obese e in sovrappeso. Una ricerca più recente, uscita nel 2024, ha riscontrato un’efficacia più bassa, da circa il 6 al 10 per cento, con i risultati migliori ottenuti a dosaggi più elevati. Una revisione di studi ha trovato percentuali di riduzione del peso del 20 per cento o superiore in un terzo delle persone, non ammalate di diabete di tipo 2. 

Il farmaco funziona anche se, come spesso capita negli studi, i risultati possono essere diversi a seconda delle condizioni sperimentali, delle caratteristiche dei soggetti, del dosaggio e di altri fattori. La semaglutide sembra essere un rimedio promettente anche per la riduzione del rischio cardiovascolare.

Questa nuova classe di farmaci anti-obesità, agonisti del recettore del GLP-1, che comprendono altre molecole oltre alla semaglutide, sembra avere un’efficacia alla pari di quella della chirurgia. Ma non garantiscono risultati miracolosi. L’Agenzia europea per i medicinali scrive che l’impiego della semaglutide, nella sua versione per la cura dell’obesità, è in associazione alla dieta e all’attività fisica. Funziona se si seguono anche stili di vita corretti. 

In Italia, peraltro, la versione della semaglutide per l’obesità ad oggi non è ancora disponibile. Come osserva l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, «visto il numero crescente di soggetti obesi, l’alto dosaggio necessario per ottenere anche solo una riduzione minima di peso, e i costi elevati del farmaco, si comprende come il Servizio Sanitario Nazionale non possa per ora rimborsare la prescrizione di semaglutide per questi pazienti».

Ma, dal momento che si tratta della stessa molecola, la prospettiva di avere tra le mani una soluzione per perdere peso ha spinto molti a cercare di accaparrarsi il farmaco, dentro e fuori dai canali regolari. Nel 2024 la Food and Drug Administration, l’agenzia americana che regolamenta farmaci e prodotti alimentari, ha denunciato la vendita online di versioni contraffatte dell’Ozempic, mettendo in guardia dalla pericolosità della loro assunzione. 

Anche senza arrivare a questi mezzi illegali, negli ultimi anni si è scatenata una corsa all’acquisto della semaglutide anche nella sua versione anti-diabete di tipo 2 da parte di persone che vogliono perdere peso e che assumono il farmaco al di fuori dalle indicazioni di utilizzo approvate dalle agenzie regolatorie.

Le conseguenze di questa caccia alla semaglutide si sono viste presto. Nel novembre del 2023 le agenzie regolatorie, in Italia e in Europa, insieme alla Novo Nordisk, hanno comunicato che l’aumento della domanda di Ozempic, e di un altro farmaco simile, la liraglutide, aveva determinato una loro carenza sul mercato «con possibili condizioni di esaurimento delle scorte». L’azienda farmaceutica non riusciva a produrne abbastanza. Una situazione che si è protratta per tutto il 2024.

La ricerca spasmodica dell’Ozempic, anche da parte di persone che non hanno così grande bisogno di perdere peso, ma sono attirate dalla pubblicità degli influencer, ha avuto l’effetto di sottrarre ai malati di diabete una cura essenziale. Ma anche di esporre al rischio di usare una medicina in modo improprio e di possibili effetti collaterali, come nausea e vomito, senza peraltro la garanzia di ottenere risultati duraturi e, in molti casi, senza averne una reale necessità medica.

Obesità e sovrappeso sono condizioni diffuse, che hanno serie conseguenze sulla salute e sui sistemi sanitari. Ma non riguardano chi vuole dimagrire senza averne necessità. La vicenda della semaglutide fa riflettere sullo strano, e dannoso, incrocio che può verificarsi tra la ricerca scientifica in un settore critico come quello farmaceutico e certe ossessioni alimentate da chi ha il potere di influenzare le nostre opinioni.

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