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La “Trump Dance” è più di un balletto, è la vittoria culturale del trumpismo

Le movenze del presidente statunitense sono ormai diventate un meme virale sui social e nello sport

26 novembre 2024
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Dopo aver segnato un gol contro la Giamaica nella partita della Nations League disputatasi lo scorso 19 novembre, il capitano degli Stati Uniti Christian Pulisic ha esultato facendo la cosiddetta «Trump Dance» – ossia «il ballo di Trump».

Le mosse consistono nell’ondeggiare le anche, muovere avanti e indietro le braccia e tenere i pugni chiusi. La rivista Politico ha descritto il balletto con queste parole: «è una danza che potrebbe fare uno zio strano a un matrimonio dopo essersi fatto parecchi giri di spritz all’open bar».

Per Pulisic – che gioca nel Milan ed è registrato come repubblicano nelle liste elettorali del suo Stato, la Pennsylvania – il gesto in questione non avrebbe alcun significato politico. «Era solo per divertimento», ha spiegato al termine della partita, «ho visto un sacco di persone farlo e ho pensato che fosse divertente, quindi mi è piaciuto. Spero che almeno ad alcune persone sia piaciuto».

In effetti, il calciatore non è l’unico sportivo ad aver fatto un’esultanza del genere. Nelle ultime settimane, in particolare dopo la vittoria di Trump alle presidenziali, diversi giocatori della National Football League (NFL, il principale campionato di football americano) si sono esibiti nella «Trump Dance».

Tra questi figura Nick Bosa dei San Francisco 49ers, che una settimana prima del voto aveva indossato il cappellino con lo slogan trumpiano «Make America Great Again» in un’intervista post-partita. La NFL aveva spiccato una multa di 11.255 dollari per aver violato le regole sull’abbigliamento della lega.

All’evento di arti marziali miste a New York organizzato il 16 novembre del 2024 dall’Ultimate Fighting Championship (UFC), il lottatore Jon Jones ha fatto la «Trump Dance» proprio di fronte a Trump, che era in platea insieme a Elon Musk, Robert Kennedy Jr. e altri membri della sua prossima amministrazione.

Il fenomeno si è poi espanso al di fuori degli Stati Uniti. Alcuni giocatori del Barnsley F.C., una squadra di calcio che milita nella Third Division (la terza serie inglese), hanno fatto il balletto dopo aver realizzato un gol. E anche la golfista britannica Charley Hull l’ha fatto al termine di una competizione svoltasi in Florida.

Su TikTok, invece, è diventata virale la scena di uno sposo in Cina che entra alla cerimonia di matrimonio con la «Trump Dance».

Fino a poco tempo fa, Trump era praticamente l’unico a fare quelle movenze.

Stando al New Yorker, il presidente eletto ha iniziato a ballarlo durante la campagna per le presidenziali del 2020 sulle note di «YMCA» dei Village People – uno dei brani più famosi degli anni Settanta, considerato un inno della cultura LGBTQIA+.

Prima di lui, la canzone era diventata la colonna sonora delle proteste contro le restrizioni sanitarie nello Stato del Michigan tenutesi nella primavera del 2020. I militanti delle milizie antigovernative di estrema destra la usavano di fronte al Campidoglio a Lansing, nel corso delle manifestazioni in cui chiedevano alla governatrice Gretchen Whitmer di revocare il lockdown.

Come spesso succede, Trump e il suo entourage hanno raccolto gli spunti dalla base del movimento MAGA e li hanno incorporati negli eventi ufficiali. Da quel momento «YMCA» è stata suonata in ogni comizio trumpiano, accompagnata dai balletti del politico repubblicano.

In un primo momento, il frontman Victor Willis dei Village People aveva chiesto a Trump di smettere di usare la loro canzone – nonostante avesse comprato la licenza per usarla ai suoi eventi. Recentemente, tuttavia, Willis è venuto a patti con l’appropriazione trumpiana di «YMCA»: la pubblicità derivante dai comizi ha riportato la canzone in cima alle classifiche musicali.

In generale, il fatto che la «Trump Dance» sia diventata virale è un’evoluzione piuttosto significativa del trumpismo a livello culturale e sociale.

Come ha scritto il giornalista Alex Shephard sulla testata The New Republic, la sua diffusione testimonia in un certo senso il «trionfo culturale di Trump, perché alla fine è diventato completamente normalizzato». Non è più un’aberrazione o un’anomalia della società statunitense, com’è stato a lungo descritto da commentatori e analisti progressisti (e non solo): ormai, chiosa Shephard, è «parte integrante della cultura statunitense».

Il trumpismo, insomma, è diventato un meme replicabile anche nel mondo sportivo. E l’apprezzamento politico verso Trump – piuttosto implicito nel momento in cui si imitano le sue movenze – non è più inaccettabile o scandaloso come poteva esserlo solo qualche anno fa. Al contrario: come ha detto il calciatore Pulisic, è una cosa estremamente divertente.

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