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La seconda presidenza Trump è già un pericolo per la salute globale

Secondo gli esperti, la decisione di uscire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità rende il mondo meno sicuro

24 gennaio 2025
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Ore dopo il suo insediamento, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato una raffica di ordini esecutivi che smantellano gran parte delle politiche della precedente Amministrazione in diversi settori, tra cui l’energia, l’ambiente e la salute pubblica.

Tra questi, la sospensione dei permessi per la costruzione di turbine eoliche in mare, la revisione delle norme sulle emissioni di gas serra dei veicoli e la proclamazione di una (presunta) “emergenza energetica nazionale”, che apre la strada all’estrazione di combustibili fossili anche in aree protette, per esempio in Alaska.

I provvedimenti sono una summa del pensiero trumpiano sui temi dell’ambiente e dell’energia, già messo in pratica durante la sua prima presidenza. Un’ideologia fondata sul negazionismo delle evidenze scientifiche sul cambiamento climatico e sulla disinformazione. Trump, per esempio, ha più volte manifestato una forte antipatia per le turbine eoliche, una vera e propria ossessione alimentata da convinzioni bizzarre e scorrette.

Uno degli ordini esecutivi più dirompenti è quello che annuncia l’uscita degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). La decisione, che sarà effettiva nel 2026, ha importanti conseguenze politiche. Si registrano già tentativi di imitazione al di fuori degli Stati Uniti. La Lega, partito da sempre vicino all’ideologia trumpiana, ha depositato al Senato un disegno di legge per spingere anche l’Italia fuori dall’OMS.


«Un mondo meno sicuro e protetto»

Nel corso della sua storia pluridecennale, l’OMS ha guidato diverse iniziative per promuovere la salute pubblica in tutto il mondo. Tra i traguardi raggiunti va ricordata l’eradicazione del vaiolo, uno dei più grandi successi della storia della medicina. Nel 1967, quando la malattia era ancora endemica in Africa e in Asia, l’OMS lanciò un piano di sorveglianza e vaccinazione che terminò nel 1980, quando il vaiolo fu dichiarato ufficialmente eradicato.

Un altro successo è stata la campagna di vaccinazione contro la poliomielite. Da quanto l’OMS, nel 1988, ha avviato la Global Polio Eradication Initiative, i casi della malattia sono crollati del 99 per cento. Oggi la poliomielite è endemica solo in Pakistan e Afghanistan.

Gli Stati Uniti sono stati un Paese membro dell’OMS fin dalla sua fondazione, nel 1948. Sono anche il suo maggiore donatore: solo nel biennio 2022-2023 hanno contribuito al suo bilancio con quasi un miliardo e 300 milioni di dollari. L’addio di Trump «è una grave ferita per l’organizzazione, ma penso che sia una ferita più grave per gli Stati Uniti», ha detto all’emittente pubblica statunitense PBS Lawrence Gostin, esperto di diritto della salute pubblica della Georgetown University. 

L’OMS, infatti, guida una vasta rete internazionale di agenzie di sanità pubblica, laboratori, centri di ricerca che condividono costantemente dati e informazioni, per esempio su epidemie e agenti patogeni emergenti. Attualmente ci sono più di 800 centri che collaborano con l’OMS in tutto il mondo. Dei 71 presenti negli Stati Uniti, 18 hanno sede presso i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), la principale agenzia di sanità pubblica del Paese. 

Secondo Gostin, che dirige uno di questi centri negli Stati Uniti presso la sua università, il ritiro dall’OMS limiterà il lavoro delle agenzie sanitarie e della stessa industria farmaceutica statunitense nello sviluppo di terapie e vaccini. Dati sulla sorveglianza delle malattie, campioni di agenti patogeni, le loro sequenze genomiche: sono informazioni preziose a cui è possibile accedere anche grazie la rete dell’OMS.

Ma la decisione di Trump potrebbe avere ripercussioni più vaste sulla politica sanitaria internazionale. Secondo diversi esperti, l’uscita di scena degli Stati Uniti, che sono la prima economia al mondo, rende il pianeta «meno sicuro e protetto», ma apre anche allo scenario di un «nuovo ordine sanitario globale». Attaccando l’autorità dell’OMS, la nuova presidenza americana potrebbe spingere altri Paesi a dare la precedenza alle proprie priorità geopolitiche anche in campo sanitario.

Trump vuole ispirare la propria politica sanitaria allo stesso principio con cui intende gestire quella migratoria: l’isolazionismo. Tuttavia, la retorica anti-globalista si scontra con una realtà di fatto: molti problemi sono globali. Uno dei fenomeni che travalicano, inevitabilmente, i confini degli Stati è la circolazione degli agenti patogeni. La Covid-19 dovrebbe averlo insegnato.


Una decisione antistorica

«La semplice verità è che l’OMS è insostituibile», ha dichiarato Thomas Frieden, che è stato direttore dei CDC dal 2009 al 2017. L’addio degli Stati Uniti all’Organizzazione non solo indebolisce l’influenza americana sulla politica sanitaria globale, ma aumenta anche «il rischio di una pandemia mortale».

L’ordine esecutivo di Trump, inoltre, ha l’effetto di far cessare la partecipazione degli Stati Uniti ai negoziati per l’accordo pandemico tra i Paesi membri dell’OMS. Si tratta di una serie di misure che hanno l’obiettivo di migliorare la risposta internazionale a una futura pandemia. Uno scenario che, prima o poi, si materializzerà.

Il voltafaccia di Trump all’OMS avviene in un periodo in cui gli Stati Uniti affrontano una grave epidemia di influenza aviaria negli allevamenti bovini. Il virus H5N1 sta aumentando la sua circolazione globale tra i mammiferi, e con essa la possibilità di acquisire mutazioni favorevoli. Al momento, si registrano solo sporadici casi tra gli esseri umani e il virus non ha ancora compiuto tutti i passi genetici necessari per diventare facilmente trasmissibile nella specie umana. Ma è una minaccia, per gli Stati Uniti e il resto del mondo.

Uscire dall’OMS, dopo la pandemia di Covid-19, in un modo che assiste all’emergenza e alla diffusione di nuovi patogeni, è una decisione che va nella direzione opposta a quella che la storia recente e l’attualità ci indicano.

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