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Cos’è “l’accelerazionismo”, l’ideologia del gruppo neonazista che voleva colpire Giorgia Meloni

La corrente di pensiero estremista nata negli anni Ottanta è stata adottata da gruppi e individui in sempre più paesi, Italia inclusa

6 dicembre 2024
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Il 4 dicembre del 2024 le forze dell’ordine italiane hanno arrestato 12 persone in varie città perché considerate appartenenti al gruppo suprematista e neonazista «Werwolf Division». Sono state inoltre eseguite 25 perquisizioni nei confronti di altrettante persone.

Le accuse sono piuttosto pesanti: associazione con finalità di terrorismo, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, e detenzione illegale di arma da fuoco.

In una nota ufficiale della polizia il gruppo viene definito una «cellula strutturata verticisticamente in cui tutti, al suo interno, avevano un ruolo ben preciso». Secondo gli inquirenti «era già in una fase di organizzazione operativa avanzata e in grado di realizzare attentati».

Uno dei possibili bersagli era la presidente del consiglio Giorgia Meloni, descritta in varie chat intercettate dalle forze dell’ordine come «una concubina di Sion», «una strega», «una traditrice» e una «fascista che perseguita i fascisti». Un altro era Klaus Schwab, il fondatore del World Economic Forum, che negli ultimi anni è stato al centro di svariate teorie del complotto pandemiche e antisemite.

Gli indagati si coordinavano soprattutto su Telegram, in particolare nei canali «Werwolf Division» e «Movimento Nuova Alba» – quest’ultimo più ristretto, aperto nel 2023 per «occultare le progettualità più violente e strumentale anche alla formazione di guerrieri».

Non mancavano però attività di proselitismo dal vivo. Nel 2022 la Digos aveva trovato un volantino a Bologna in cui campeggiava l’immagine di un uomo con la skull mask (una mascherina con un teschio stilizzato, usata soprattutto dai neonazisti statunitensi), un Sonnenrad (il simbolo neonazista del sole nero) e una citazione dell’estremista di destra francese Dominique Venner, suicidatosi nel 2013 all’interno della cattedrale di Notre Dame.

L’inchiesta – guidata dalle Direzioni distrettuali antiterrorismo di Bologna e Napoli e coordinate dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo – è nata come coda di un’altra indagine che alla fine del 2022 aveva portato allo smantellamento di un gruppo di matrice neonazista attivo in Campania, il cosiddetto «Ordine di Hagal».

Proprio il 4 dicembre si è concluso il processo in primo grado per questa vicenda: la Corte di Assise di Napoli ha condannato quattro persone per associazione eversiva e altri reati, con pene che vanno da tre a cinque anni.

A ogni modo, in base a quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, l’ideologia della «Werwolf Division» mescolava neonazismo (a partire dal nome, che si riferisce alle divisioni naziste incaricate di compiere atti di guerriglia al termine della Seconda guerra mondiale), neofascismo, negazionismo dell’Olocausto, suprematismo bianco e soprattutto accelerazionismo di estrema destra.

Quest’ultimo termine si riferisce a «un insieme di tattiche e strategie» che, stando alla definizione elaborata dal progetto di ricerca accademico Accelerationism Research Consortium (ARC), punta a «esacerbare conflitti sociali latenti, spesso attraverso la violenza, per accelerare il collasso sociale».

Uno dei principali teorizzatori dell’accelerazionismo è lo statunitense James Mason, citato a più riprese nei gruppi Telegram della «Werwolf Division» e identificato dagli inquirenti come una delle principali fonti di ispirazione del gruppo.

James Mason: il padre dell’accelerazionismo neonazista

Nato nel 1952, Mason è uno dei più noti e influenti neonazisti degli Stati Uniti.

La sua carriera politica inizia molto presto, quando ad appena quattordici anni entra a far parte del movimento giovanile dell’American Nazi Party (ANP).

Dopo l’omicidio di George Lincoln Rockwell – ucciso nel 1967 da un ex membro dell’ANP – Mason si unisce al National Socialist Liberation Front (NSLF, «Fronte di liberazione nazionalsocialista») di Joseph Tommasi, un attivista neonazista di Los Angeles che a sua volta verrà assassinato nel 1975 durante un litigio.

Tommasi si poneva in aperto contrasto strategico con il resto della scena statunitense: invece di “sprecare” energie nella competizione elettorale, bisognava dedicarsi alla lotta armata contro il «Sistema» – ossia il governo degli Stati Uniti che, secondo lui, era controllato da ebrei, comunisti e minoranze.

Questo approccio influenza profondamente il pensiero di Mason, che prende forma sulla newsletter dell’NSLF intitolata Siege («assedio» in italiano). Il neonazista la cura dal 1980 al 1986, mentre nel 1992 esce il libro omonimo che raccoglie i suoi editoriali e contiene anche scritti inediti.

La tesi principale di Mason è che l’abbattimento della democrazia liberale – e di converso l’instaurazione di un regime – non si può più raggiungere con gli strumenti democratici, in primis le elezioni.

L’unica soluzione è spingere la società al collasso mediante atti di terrorismo politico e di violenza indiscriminata, provocandone l’implosione definitiva. Sulle macerie del mondo liberale sorgerà poi un mondo nuovo, finalmente ripulito da nemici e traditori e guidato dalla «razza bianca».

Mason sottolinea con forza che è compito del singolo attivarsi in prima persona; poco importa che lo faccia all’interno o all’esterno di un gruppo. L’invito è esteso anche al di là del circuito estremista: chiunque si senta escluso dal «Sistema» può unirsi alla rivoluzione.

James Mason in un video di propaganda della Atomwaffen Division.

In generale, ribadisce, «tutto ciò che contribuisce al caos e all’anarchia può darci una mano» – che siano attentati commessi da piccole cellule, sparatorie casuali, crimini individuali più o meno gravi e persino omicidi seriali che, almeno a prima vista, non c’entrano nulla con la politica. Non a caso Siege è pieno di elogi a Charles Manson, il famigerato assassino a capo della setta The Family, con il quale Mason arriva a intrattenere una fitta corrispondenza carceraria.

L’eccentrica filosofia politica di Mason non riscuote però un grande successo all’interno dell’estrema destra statunitense; anzi, crea significativi attriti con il resto del movimento e con l’NSLF. Le divergenze con il partito si fanno così insanabili, e nel 1982 si arriva alla rottura.

A quel punto Mason fonda un suo gruppuscolo, che chiama Universal Order («Ordine universale») di comune accordo con Charles Manson. L’esperimento non decolla mai veramente, e all’inizio degli anni Novanta, si esaurisce a causa dei problemi giudiziari del neonazista.

Nel 1992 patteggia una pena pecuniaria per detenzione di materiale pedopornografico (le foto di una quindicenne). Nel 1994 è invece condannato a tre anni di reclusione per minacce: aveva puntato un’arma contro una sedicenne – con cui aveva avuto una relazione – e il suo fidanzato.

Dopo aver scontato la pena ed essere uscito dal carcere, Mason si trasferisce a Denver e scompare dai radar. Anche Siege sembra essere destinato all’oblio e all’irrilevanza. E invece, del tutto inaspettatamente, negli anni Dieci del Ventunesimo secolo si verifica una clamorosa resurrezione.

La Atomwaffen Division e la «siege culture»

Il merito va soprattutto a un gruppo che si fa chiamare Atomwaffen Division (AWD, «Divisione delle armi atomiche»), nato nel 2015 sul forum neonazista «Iron March» («Marcia di ferro»).

Per i militanti dell’AWD, Mason non è soltanto il precursore ideologico dell’accelerazionismo: è un messia militante che ha scoperto “la verità” prima di tutti. E Siege, naturalmente, è un testo sacro; al punto tale che intorno al libro si forma una vera e propria dottrina terroristica denominata «Siege culture».

Chi fa parte di AWD ha l’obbligo di leggerlo e di spargere il verbo, diffondendo online i passaggi più significativi del testo e condividendo le immagini di propaganda. Quest’ultime hanno uno stile cupo e aggressivo, dominato da toni neri e rossi e occhi laser, che più avanti sarà ripreso da vari movimenti – come ad esempio il Dark MAGA.

In ossequio al libro, il messaggio di fondo della propaganda di AWD è iperviolento e apocalittico. In un’immagine viene celebrato addirittura Bin Laden – a cui viene incastonata una svastica rossa nell’occhio destro – per l’attentato alle «Torri di Babele», cioè le Torri Gemelle di New York. In un’altra immagine compare una testata nucleare stilizzata e la frase: «Siete pronti al collasso totale? Noi lo siamo».

Nel 2017, sempre sul forum «Iron March», l’AWD comunica il ritorno di Mason alla politica attiva. L’annuncio è accompagnato da una foto in cui il neonazista, vestito con una camicia bruna e una fascia al braccio con la svastica, è circondato da giovani che indossano una divisa militare con la skull mask e il logo dell’AWD – uno scudo appuntato delle Waffen-SS che contiene il simbolo della radioattività a forma di trifoglio.

La numerologia non è lasciata al caso: i militanti nella foto sono dodici, esattamente come i dodici apostoli cristiani.

James Mason, al centro, con i militanti della AWD.

La collaborazione con Mason dona prestigio al gruppo e attira reclute. In poco tempo i membri effettivi arrivano a circa un centinaio, distribuiti su una ventina di cellule in più di venti Stati.

Fuori dagli USA si formano divisioni autonome: tra queste spiccano la Sonnenkrieg Division nel Regno Unito, la Scrofa Division nei Paesi Bassi, la Antipodean Resistance in Australia e la Atomwaffen Deutschland in Germania.

La struttura interna dell’AWD è decentralizzata e diffusa. Chi vuole agire, da solo o in gruppo, non deve chiedere l’autorizzazione a nessuno. Del resto, come ha scritto un militante in una chat criptata, «la politica è inutile; la rivoluzione è necessaria».

Lo spontaneismo predicato da Mason e dai suoi seguaci si traduce in una sfilza di reati: dalla pianificazione di attentati contro le centrali elettriche fino all’omicidio. L’FBI ne attribuisce al gruppo almeno cinque, tra cui quello di Blaze Bernstein – un ragazzo omosessuale ed ebreo di diciannove anni, ucciso a coltellate nel 2018 dal membro dell’AWD Samuel Woodward.

All’inizio del marzo 2020, a seguito di un’altra ondata di arresti da parte della polizia federale, il dipartimento di Stato degli USA valuta l’inserimento dell’Atomwaffen Division nella lista delle organizzazioni terroristiche. Sarebbe una decisione dalle implicazioni storiche: nessun gruppo neonazista è mai finito in quella lista.

Ma è la stessa AWD a scongiurare quest’eventualità. In un messaggio audio rilasciato il 9 marzo, James Mason ufficializza lo scioglimento del gruppo. Un’inchiesta della testata VICE svela però che una parte dell’AWD è entrata in clandestinità, cambiando il nome in National Socialist Order («Ordine nazionalsocialista»).

Lo stesso Mason, in un’intervista con il quotidiano tedesco Die Zeit, confessa che «una sigla può sciogliersi o essere bandita: non importa, basta scegliersene un’altra. È un po’ come cambiare le mutande».

Il «Terrorgram» e la «santificazione» dei terroristi di estrema destra

La Atomwaffen Division non è l’unica formazione a diffondere le teorie di Mason o le idee accelerazioniste.

Una delle più note è The Base («La base»), fondata nell’estate del 2018 da Rinaldo Nazzaro, ex analista del dipartimento per la sicurezza interna ed ex contractor del Pentagono che dal 2017 vive in Russia.

Similmente alla AWD, anche The Base è composta da piccole cellule e singoli individui che godono di un’ampia autonomia operativa, fanno proselitismo online e non rispondono a logiche gerarchiche. L’FBI ha aperto diverse inchieste sul gruppo, arrestando alcuni militanti che erano pronti a commettere stragi negli Stati Uniti. The Base figura nella lista delle organizzazioni terroristiche in Canada, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Unione Europea.

Al di là dei gruppi più o meno organizzati, la costellazione accelerazionista è attiva soprattutto sul cosiddetto «Terrorgram» – una parola composta da «terrore» e «Telegram».

Secondo la descrizione fatta dai ricercatori Matthew Kriner e Bjørn Ihler sul sito del centro di ricerca Global Network on Extremism and Technology, si tratta di una «rete informale di canali e account personali su Telegram che aderiscono all’accelerazionismo militante» e lo promuovono «tramite manuali su come commettere atti terroristici», libri, manifesti e un vasto apparato iconografico e audiovisivo.

Uno degli aspetti più caratterizzanti, e al contempo più lugubri, della propaganda accelerazionista è la «santificazione» dei terroristi di estrema destra.

Nei canali del «Terrorgram» circola infatti parecchio materiale a tema, tra cui il «calendario dei santi», dove sono segnate le date degli attentati; documentari agiografici sulle «opere», cioè le stragi, di ben centocinque «santi»; e illustrazioni elogiative di ogni tipo.

Gli attentatori più riveriti sono Anders Behring Breivik e Brenton Tarrant. In una specie di santino, il volto del terrorista norvegese è circondato da un’aureola; in un’altra immagine lo si vede bardato di una luccicante armatura da cavaliere, intento a crivellare gli «invasori» con un fucile mitragliatore.

L’attentatore di Christchurch è spesso raffigurato come una sorta di Cristo neonazista. In un’illustrazione è inserito in una vetrata religiosa sormontata dal Sonnenrad e dal motto delle crociate «Deus vult» («Dio lo vuole»).

In un’altra, dallo stile vagamente rinascimentale, compare con l’elmetto, la GoPro e un’aureola: una mano regge due amuleti, sempre con il Sonnenrad e la croce celtica; l’altra stringe il fucile ricoperto di scritte e il suo manifesto-Vangelo.

Un'illustrazione del "Terrorgram" che raffigura Gesù Cristo con la "skull mask" e il fucile di Brenton Tarrant.

Questo processo di canonizzazione digitale non si limita ad assolvere una funzione puramente estetica, va ben oltre.

Il concetto di «martirio», spiegano i ricercatori Ari Ben Am e Gabriel Weimann nel paper Fabricated Martyrs: The Warrior-Saint Icons of Far-Right Terrorism, fornisce «un incentivo ideologico, religioso e talvolta materiale a unirsi a una determinata organizzazione».

Essere pronti a morire per diffondere le proprie idee è un’azione «fondamentale per quei gruppi che spesso non hanno altri mezzi per spingere i propri membri ad agire pubblicamente». Il martire – sottolineano i ricercatori – è qualcuno che «viene disprezzato in vita ma poi è venerato» dopo la morte, perché ha indicato la retta via prima di chiunque altro.

La beatificazione accelerazionista innesca anche un meccanismo emulativo. In una conversazione intercettata dalla polizia italiana, un membro dell’Ordine di Hagal raccontava di voler «fare una strage come l’ha fatta quello in Nuova Zelanda [Brenton Tarrant, nda]» così in seguito «mi facevano anche a me come Santo».

In generale, l’emulazione è una delle caratteristiche fondamentali del terrorismo di estrema destra di ultima generazione.

Per quanto gli attentatori agiscono fisicamente da soli, si muovono comunque in una rete digitale e ideologica ben precisa, si radicalizzano sulle stesse teorie del complotto (su tutte la «sostituzione etnica») e traggono ispirazione dalla propaganda e dai manifesti di altri attentatori. E lo fanno al di fuori di ogni struttura partitica o movimentista, anche di estrema destra.

Per questo motivo gli esperti parlano di un fenomeno globale fluido, decentralizzato, «post-organizzativo» e particolarmente complicato da prevenire. Le inchieste condotte negli ultimi anni – di cui quella sulla «Werwolf Division» è solo l’ultima di una serie sempre più lunga – dimostrano che la minaccia riguarda anche l’Italia.

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