Martedì 21 luglio la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni presenti in un articolo pubblicato il 4 luglio 2020 dal blog Appuntamento con l’omeopatia, dal titolo «Covid-19: ecco come la medicina omeopatica riduce la mortalità».
L’articolo è firmato dal dottor Alberto Magnetti, che com’è possibile verificare attraverso una ricerca sul portale della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) risulta regolarmente iscritto all’albo provinciale dei medici chirurghi di Torino e all’albo speciale degli omeopati. Quest’ultimo è un sottoelenco istituito da un accordo della Conferenza Stato-Regioni datato 7 febbraio 2013, che introduce albi separati per «medicine complementari» come agopuntura, fitoterapia e omeopatia. Secondo l’Ordine dei medici, tuttavia, i principi dell’omeopatia sarebbero «contrari alle leggi della fisica e della chimica».
Torniamo alla segnalazione. L’articolo pubblicato dal blog Appuntamento con l’omeopatia non spiega in che modo la medicina omeopatica avrebbe ridotto la mortalità da Covid-19 – come invece riportato nel titolo – ma cita il caso della regione indiana del Kerala, nel sud del Paese, che secondo Magnetti vanterebbe «una mortalità per la Covid-19 incredibilmente bassa (20 o 30 morti in tutto su 35 milioni di abitanti)» grazie a «notizie chiare, istruzioni precise, responsabilizzazione della popolazione e utilizzo delle medicine tradizionali», ma soprattutto per via di una «profilassi di omeopatia» somministrata a «due terzi della popolazione». L’articolo non riporta alcuna fonte a sostegno di questa affermazione.
Si tratta di una notizia fuorviante e scientificamente priva di fondamento. Andiamo con ordine.
L’omeopatia è un tipo di medicina alternativa nata in Europa a inizio Ottocento su impulso delle opere del medico tedesco Samuel Hahnemann, che, come riportato dall’Organizzazione mondiale della sanità in un approfondimento sul tema stilato nel 2009, utilizza preparati a base di minerali, erbe e animali, diluendo tali materiali in soluzioni idroalcoliche e cioè soluzioni acquose contenenti alcol. Tale pratica non è considerata una cura dall’Organizzazione mondiale della sanità e secondo l’Istituto superiore di sanità «non vi è alcuna prova scientifica sul principio fondante dell’omeopatia né sulla possibilità di trasformare sostanze in medicine diluendole e scuotendole in acqua».
Chiarite le posizioni della scienza ufficiale sul tema, passiamo a quanto sta accadendo in India. Come mostrano le statistiche ufficiali aggiornate dal governo regionale del Kerala, la Covid-19 ha effettivamente colpito una porzione limitata della popolazione, con 14mila casi totali (dal 30 gennaio, data del primo caso di Covid-19 registrato, al 22 luglio) e 44 decessi. Il 4 luglio, data in cui è stato pubblicato l’articolo oggetto di verifica, i decessi erano 25, come correttamente sostenuto da Magnetti.
Nelle regioni circostanti la Covid-19 ha registrato un tasso di propagazione e letalità decisamente superiori, con la regione del Tamil Nadu (confinante a est con il Kerala) che conta ad oggi [22 luglio 2020 ndr] 180mila casi e 2.600 morti, mentre il Karnataka (confine nord) ha dovuto gestire 71mila casi e poco più di 1.400 decessi.
Quanto alla profilassi omeopatica – ovvero una procedura medica attuata a scopo preventivo – non esistono dati ufficiali circa il numero di persone cui è stata somministrata all’interno della regione del Kerala e l’articolo oggetto di verifica non fornisce particolari specifiche sul tema.
Sappiamo però che la sua applicazione è prevista dalle linee guida ufficiali per la lotta alla Covid-19 pubblicate dall’Ayush, il ministero nazionale indiano dell’Ayurveda, Yoga e Naturopatia, Unani, Siddha e Omeopatia. Secondo le linee guida del ministero – emanate in tutta la nazione – i sintomi «leggeri» (non viene specificato quali siano) della Covid-19 possono essere curati attraverso l’ingestione di diversi rimedi omeopatici, tra i quali l’arsenicum album (ottenuto dall’arrostimento dell’arseniopirite, un minerale particolarmente diffuso anche in Italia), la bryonia alba, il gelsomino giallo, la belladonna e il canforo.
Di parere simile anche le più alte cariche politiche del Paese. In una dichiarazione ufficiale emanata il 29 gennaio 2020 dall’ufficio del primo ministro indiano Narendra Modi si parla delle misure di prevenzione da attuare contro la Covid-19 (e, quindi, non di un’attenzione ai soli sintomi «leggeri») e si consiglia di assumere arsenicum album 30 (la cifra indica il numero di diluizioni cui è sottoposta la sostanza iniziale) «a stomaco vuoto per tre giorni» da ripetere a distanza di un mese. Anche questa indicazione, come riportato dal documento del primo ministro, è un consiglio del ministero dell’Ayush.
Dunque, se non ci è dato sapere il numero di persone che si sono sottoposte alla profilassi omeopatica, sappiamo però che le indicazioni sono state fornite a livello nazionale e recepite dal governo regionale del Kerala attraverso il dipartimento di Omeopatia, organo regionale che si occupa di regolamentare e organizzare le cure omeopatiche nella regione.
Precisiamo infine che non è stato dimostrato alcun nesso di causalità tra l’approccio volto alla prevenzione omeopatica e il basso numero di vittime per Covid-19 nella regione e, come verificato dai colleghi fact-checker indiani di Alt News, nessuna ricerca scientifica ha oggi dimostrato gli effetti positivi dell’arsenicum album 30 su pazienti affetti dalla malattia da coronavirus Sars-Cov-2. In conclusione, ricordiamo che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità non esistono ad oggi rimedi in grado di prevenire la Covid-19, medici o omeopatici.
Photo credits: Mr Madawc Williams il 07.06.2020 – Flickr – Copyright