No, la prima italiana a testare il vaccino nel Regno Unito non è morta - Facta
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No, la prima italiana a testare il vaccino nel Regno Unito non è morta

Domenica 26 aprile su Facebook e Twitter è circolata la notizia secondo cui Elisa Granato, la seconda persona al mondo a testare il prototipo di vaccino contro il Sars-Cov-2 sviluppato dall’università di Oxford, sarebbe morta.

Nell’articolo, pubblicato da N5TI.com – sito web che, come ricostruito da Open è direttamente collegato al sito macedone Teamodernae e non nuovo a operazioni di disinformazione riguardanti l’Italia – si legge che le complicazioni per la ricercatrice italiana sarebbero iniziate già «poche ore dopo la somministrazione» del vaccino e che la morte sarebbe invece sopraggiunta a 48 ore dalla sperimentazione. Stando a quanto riportato, sul caso sarebbe stato aperto un fascicolo che nelle prossime ore si arricchirà dei risultati dell’autopsia. 

Per commemorare il presunto estremo sacrificio di Granato, nella giornata di lunedì 27 aprile sono nati diversi account Instagram, ora rimossi, tra i quali una «fan page ufficiale» che, oltre ad aver pubblicato diverse foto della ricercatrice, nella descrizione in bio riporta la frase «La leggenda della dottoressa Elisa non muore mai. La salveremo nella nostra mente». 

Si tratta di una notizia falsa.

La trentaduenne Elisa Granato si è davvero sottoposta da volontaria per testare il vaccino sperimentale Chadox1 nCoV-19 – seconda in assoluto dopo il dottor Edward O’Neill – ma è sana, salva e in buona salute. 

A confermarlo è lei stessa, che in un tweet scherza: «Non c’è niente di meglio che svegliarsi con un finto articolo sulla propria morte. Sto bene, non condividete quell’articolo, non bisogna dargli attenzione. Piuttosto condividete un gattino».

Il vaccino testato su Elisa Granato non contiene il virus Covid-19, «ma una sua piccola porzione, abbinata a un virus diverso e non funzionante» fa sapere ancora la ricercatrice di zoologia e microbiologia. La sperimentazione rappresenta il primo passo del trial clinico che, secondo i ricercatori della Oxford University, dovrebbe portare alla creazione di un vaccino contro il Coronavirus.

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