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No, l’app per il tracciamento dei contatti Covid-19 non sarà obbligatoria, né su smartphone, né su «braccialetto elettronico»

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30 aprile 2020
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Giovedì 30 aprile la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp una segnalazione che chiedeva di verificare un testo, circolato sull’app di messaggistica istantanea, secondo cui nella fase 2 delle misure di contenimento per l’emergenza Covid-19 «sarà possibile uscire a patto che si scarichi sul proprio smartphone l’app Immuni», in modo da poter essere «sempre tracciati in qualunque spostamento». «A chi non avesse lo smartphone» prosegue il messaggio «verrà dato un braccialetto elettronico sul modello dei detenuti in libertà controllata», rifiutato il quale sarà imposto il divieto di uscire di casa.

Si tratta di una notizia falsa.

Il testo fa riferimento a Immuni, l’app italiana sviluppata da Bending Spoons, Jakala e Centro medico Sant’Agostino e selezionata dal governo per tracciare movimenti e contatti delle persone, in funzione del contenimento dei contagi da Covid-19.

Il 20 aprile Corriere della Sera e Messaggero avevano pubblicato un’indiscrezione secondo cui il mancato utilizzo dell’applicazione avrebbe comportato una serie di limitazioni nella libertà di movimento, ma con il decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 29 aprile, abbiamo la certezza che non sarà così.

Nella nota emessa da Palazzo Chigi per presentare il decreto, si specifica infatti che «il mancato utilizzo dell’applicazione non comporta alcuna limitazione o conseguenza in ordine all’esercizio dei diritti fondamentali dei soggetti interessati» e che sarà assicurato «il principio della parità di trattamento» anche a chi decidesse di non farne uso.

Quanto al braccialetto, l’indiscrezione arriva ancora una volta dall’articolo del Corriere della Sera datato 20 aprile, che definiva quella del braccialetto per gli anziani come «un’ipotesi allo studio» per far fronte alla scarsa diffusione di dispositivi mobili in questa fascia di popolazione.

Nonostante misure simili siano state adottate nel Liechtenstein e ad Hong Kong (nel primo caso su base volontaria, nel secondo caso è stato imposto ai viaggiatori provenienti da altri Paesi), l’ipotesi non è presente in alcun documento ufficiale presentato dal governo italiano e non sarà dunque adottata (almeno per il momento) in Italia.

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