Giovedì 29 ottobre 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un messaggio, circolato anche su Facebook, dove vengono elencate una serie di indicazioni e raccomandazioni che sarebbero state preparate dagli «operatori sanitari» in riferimento all’infezione da nuovo coronavirus Sars-Cov-2 e su come prevenirla.
Nel messaggio si sostiene che dopo l’infezione «i sintomi compaiono dal terzo giorno» e che nella prima fase della malattia i sintomi sarebbero «dolore al corpo, dolore agli occhi, mal di testa, vomito, diarrea, naso che cola o congestione nasale, decomposizione, bruciore agli occhi, bruciore durante la minzione, sensazione di febbre, gola graffiata (mal di gola)». Nel testo si legge che è molto importante in questa prima fase bere molta acqua «per mantenere la gola secca e per liberare i polmoni».
Il messaggio passa poi alla descrizione della seconda fase («dal 4° all’8° giorno»): «Perdita di gusto e/o odore, affaticamento con il minimo sforzo, dolore al petto (gabbia toracica), rafforzamento del torace, dolore nella parte bassa della schiena (nella zona dei reni), il virus attacca le terminazioni nervose». In questa seconda parte del messaggio viene anche spiegato che durante questo stadio dell’infezione è richiesta «molta idratazione e vitamina C».
Infine viene descritta la terza fase ( «Il giorno 9 inizia la fase di guarigione, che può durare fino al giorno 14 (convalescenza)») e vengono fornite una serie di raccomandazioni da seguire perché «la prevenzione non è mai troppa!». «Sedersi al sole per 15-20 minuti, riposare e dormire per almeno 7-8 ore, bere 1 litro e mezzo di acqua al giorno, tutti gli alimenti devono essere caldi (non freddi), tieni presente che il pH del coronavirus varia da 5,5 a 8,5. Quindi tutto ciò che dobbiamo fare per eliminare il virus è mangiare più cibi alcalini, al di sopra del livello di acido del virus come Come Banane, Lime 9,9 pH, Giallo limone 8.2 pH, Avocado pH 15,6, Aglio pH 13,2, Mango, pH 8,7, Mandarino, pH 8,5, Ananas 12,7 pH, Arance 9.2 pH».
Si tratta di un contenuto originariamente diffuso negli scorsi mesi in lingua spagnola, smentito ufficialmente dalle autorità argentine il 29 agosto 2020 e che veicola una serie di notizie false e prive di fondamento scientifico. Inoltre, non risulta essere stato elaborato da nessuna associazione di operatori sanitari.
Andiamo con ordine e iniziamo dalla presunta suddivisione in tre fasi della Covid-19. In realtà di questa divisione non si trova riscontro nella letteratura scientifica. Sono state effettivamente pubblicate alcune analisi della progressione della Covid-19 che divide la malattia in tre fasi, ma si tratta di una divisione completamente diversa (divisa in «fase iniziale», «coinvolgimento polmonare» e «reazione iper-infiammatoria e trombotica»).
Parliamo ora dei sintomi. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e il ministero della Salute, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità (Iss), hanno spiegato (qui e qui) che i sintomi della Covid-19 variano sulla base della gravità della malattia.
Quelli più comuni sono febbre, tosse secca e fatica. Altri sintomi, meno comuni e che possono interessare i pazienti, includono la perdita di gusto o dell’olfatto, la congestione nasale, la congiuntivite, la gola infiammata, il mal di testa, il dolore muscolare o articolare, vari tipi di eruzioni cutanee, la nausea o il vomito, la diarrea, i brividi o le vertigini. I sintomi gravi della malattia sono invece fiato corto, perdita di appetito, confusione, dolore o pressione persistenti al petto e febbre alta (superiore a 38 gradi).
Quindi, per quanto riguarda i sintomi (lievi e gravi), il testo ne elenca una serie che trovano riscontro anche in fonti ufficiali. Non compaiono, invece, nelle fonti ufficiali il bruciore mentre si urina e il dolore alla parte basse della schiena. Almeno un singolo report clinico descrive mal di schiena come sintomo della Covid-19, e ci sono altre testimonianze informali (da prendere quindi con cautela) in merito. Riguardo poi alla possibilità che che il virus attacchi le terminazioni nervose, esistono dei sospetti, come suggerito in questa rassegna della letteratura scientifica sulle complicazioni neurologiche da Covid-19.
Vediamo ora il periodo di incubazione della Covid-19, cioè la durata fra l’esposizione iniziale al virus Sars-Cov-2 e l’inizio dei sintomi della malattia.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha spiegato che il periodo di incubazione mediano per la Covid-19 è di cinque/sei giorni, con un intervallo che va da un minimo di due giorni a un massimo di due settimane. I Centers for Disease Control and Prevention – agenzia federale di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America – hanno riportato che il tempo mediano di incubazione per Covid-19 risulta essere di 4-5 giorni. Secondo un altro studio, il tempo di incubazione mediano è di 7,7 giorni. Quanto riportato nel messaggio oggetto della nostra analisi – «i sintomi compaiono dal terzo giorno» – è quindi un dato impreciso.
Passiamo poi ai rimedi elencati e riportati come utili alla prevenzione contro la Covid-19.
Nel testo si legge che è molto importante bere acqua. Come aveva spiegato a marzo William Schaffner – esperto di malattie infettive presso la Vanderbilt University negli Stati Uniti d’America – all’Associated Press, bere più acqua previene la disidratazione ma non impedisce di essere infettati dal virus. Anche l’Istituto superiore di sanità (Iss) in Italia ha chiarito che bere acqua non serve per prevenire il contagio da nuovo coronavirus.
Il messaggio sostiene poi che durante la malattia è richiesta l’assunzione di vitamina C. A marzo Andrea Gori, direttore del reparto di Malattie infettive presso il Policlinico di Milano, aveva spiegato ad Adnkronos che «nessuna vitamina C, nessuna terapia con integratori. In questo momento non esiste una profilassi efficace per il coronavirus». Aspetto confermato anche dall’Iss: «Non ci sono evidenze scientifiche che provino un’azione della vitamina C sul virus».
Anche «sedersi al sole per 15-20 minuti» come forma di prevenzione alla Covid-19 non ha alcuna evidenza scientifica e si tratta di una notizia falsa, come hanno spiegato (qui e qui) l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Istituto superiore di sanità.
Nel testo oggetto della nostra analisi viene poi raccomandato di «riposare e dormire per almeno 7-8 ore». Il National Heart, Lung and Blood Institute all’interno dei Nih (National Institutes of Health) americano ha descritto, a settembre 2020, che effettivamente un buon sonno può aiutare il sistema immunitario ed è di supporto nel recupero, se si ha una malattia con sintomi lievi. Ma questo non significa che dormire bene previene l’infezione da Covid-19.
Per quanto riguarda il cibo si legge che «tutti gli alimenti devono essere caldi». Si tratta di una frase non molto chiara: di certo il virus non sopravvive sul cibo caldo e quindi, a voler essere estremamente previdenti, meglio cuocere. Non ci sono però evidenze di infezione passata attraverso il cibo, secondo l’Oms. La testata di fact-checking Newsmeter, parte dell’International Fact Checking Network, ha smentito la falsa notizia per cui il virus responsabile della Covid-19 si trasmetterebbe tramite cibo surgelato.
Infine, nel messaggio che stiamo analizzando si sostiene che il «pH del coronavirus varia da 5,5 a 8,5» e che quindi «tutto ciò che dobbiamo fare per eliminare il virus è mangiare più cibi alcalini, al di sopra del livello di acido del virus». Anche in questo caso si tratta di una notizia falsa.
Sarah Stanley, professoressa associata di malattie infettive e vaccinologia presso l’Università della California, ad aprile 2020 aveva chiarito dell’Associated Press che «un virus in sé non ha un pH» perché il pH – cioè il livello di acidità di una soluzione acquosa – «è qualcosa che si applica a una soluzione a base d’acqua, che non è un virus». Non esistono poi evidenze scientifiche che dimostrano che i cibi alcalini proteggano dalla Covid-19, come si può leggere qui, qui, qui, qui, qui e qui.
In conclusione, nel testo oggetto della nostra verifica vengono forniti dei valori errati di acidità/alcalinità (ovvero di pH) degli alimenti elencati. Ad esempio si legge che il pH dell’avocado sarebbe di 15,6 quando in realtà è di circa 6,5, mentre il livello di pH dell’ananas non è 12,7, ma varia da 3,4 a 4,3. Anche quello dell’arancia non è corretto: nel testo si legge che ha un pH pari a 9,2, mentre dipende dalla specie: può variare da 3 a 5,5. Il mango non ha un pH di 8,7, ma varia in realtà a seconda della tipologia, tra 3,3 e 4,6. Infine, il pH dell’aglio è di circa 5,8, e non 13,2.
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