Lunedì 11 maggio la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare un video, pubblicato su Facebook, in cui un presunto «agente scelto» promette di rivelare la verità sulla liberazione di Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya nel novembre 2018 e tornata in Italia il 10 maggio 2020.
Nel video, dal titolo «parla l’agente scelto che ha liberato Silvia Romano», un uomo munito di finto giubbotto antiproiettile e ricetrasmittente si rivolge alla telecamera, specificando di trovarsi nell’ambasciata italiana in Somalia. «Potevamo liberare la ragazza già da mesi» esordisce il presunto agente, «ma quando c’era la Lega erano stati bloccati tutti i fondi destinati ai rapitori».
Secondo quanto riferisce la persona ritratta nel video, i fondi sarebbero stati sbloccati da quello che viene definito «il governo di centrosinistra», sottratti ad un fondo arrivato dall’Europa «che sarebbe servito per pagare le misure di cassa integrazione per gli operai italiani». Il video che, si legge sotto il titolo, «sarà censurato entro poche ore», riporta un appello alla censura anche nella conclusione del filmato: secondo il protagonista, «questo video non arriverà mai in Italia e probabilmente lo bloccheranno».
Si tratta di un video sceneggiato, contenente informazioni false.
Il protagonista della presunta rivelazione è il noto creatore di bufale e, in generale, di contenuti di disinformazione, Gianmarco Saolini che nei suoi video è solito trattare argomenti di stretta attualità, fingendosi persona direttamente coinvolta nei fatti. Di Saolini avevamo già parlato su Facta lo scorso 16 aprile quando era comparso in video spacciandosi per il compagno di Giorgia Meloni e «proprietario di una società 5G» e di nuovo il 9 aprile quando si fingeva un antennista a conoscenza dei legami tra reti 5G e Covid-19. In entrambi i casi le informazioni riportate erano false e prive di qualsiasi fondamento scientifico.
Riguardo alle informazioni fornite nella segnalazione che stiamo analizzando, Saolini non è un «agente scelto» e non è stato in alcun modo coinvolto direttamente nella liberazione di Silvia Romano. Inoltre, non esiste in Italia alcun fondo «destinato ai rapitori» e al momento non abbiamo informazioni ufficiali circa il pagamento di un riscatto per la liberazione della cooperante italiana, circostanza che il governo ha più volte smentito.
Un eventuale riscatto, comunque, non avrebbe sottratto fondi alle misure di cassa integrazione, che secondo l’articolo 13 del decreto legislativo n.148 del 14 settembre 2015 è gestito dall’Inps ed è finanziato dalle imprese con un contributo sul monte retribuzione lordo (cassa integrazione ordinaria) e da datori di lavoro e lavoratori (cassa integrazione straordinaria). Il governo ha già annunciato, inoltre, che nel prossimo «decreto Rilancio» pensato per far fronte all’emergenza sanitaria in corso saranno stanziati ulteriori 16 miliardi di euro per «cassa integrazione e Fondo di integrazione salariale».
Quanto ai fondi europei per il pagamento della cassa integrazione, il riferimento è al Sure (Support to mitigate unemployment risks in emergency), strumento approvato dai ministri delle Finanze dell’Eurogruppo che potrà sbloccare fino a 100 miliardi di euro per finanziare la cassa integrazione italiana e il Kurzabeit tedesco (letteralmente «lavoro breve», misura che prevede che i lavoratori subiscano una diminuzione del proprio orario di lavoro e del proprio salario). Il processo per ottenerlo richiede comunque diversi passaggi formali (tra cui una consultazione tra lo Stato richiedente e la Commissione Ue), ragion per cui quei fondi non sono al momento ancora disponibili.