No, questi pazienti affetti da Covid-19 non sono stati sedati «perché cercavano di salvarsi» - Facta
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No, questi pazienti affetti da Covid-19 non sono stati sedati «perché cercavano di salvarsi»

Lunedì 17 agosto 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni presenti in un articolo, pubblicato il 10 agosto dal sito web OggiNotizie.info, dal titolo «Coronavirus: sedati perché cercavano di salvarsi?».

L’articolo oggetto della nostra verifica si apre con un fotogramma tratto dalla trasmissione televisiva Piazza Pulita (La7) che mostra alcuni pazienti affetti da Covid-19 ricoverati in terapia intensiva, intubati e sdraiati a pancia in giù. «Chiedete a chi volete, a chi vi pare.

Nessun reparto di rianimazione ha mai usato letti in intensiva per posizione prona, a pancia in giù e con il buco per la faccia» esordisce l’articolo, che prosegue denunciando quella che viene definita una «intenzione premeditata». «Lo capite che razza di morte gli hanno fatto fare?» si chiede l’autore dell’articolo, «Legati così? A pancia sotto? Sedati perché tentavano di girarsi? Provate a respirare voi in quella posizione! Lo capite che razza di morte gli hanno fatto fare? La peggiore delle morti immaginabili».

Si tratta di una notizia falsa, condivisa anche su Facebook. 

Il fotogramma in questione è tratto da un servizio andato in onda nella puntata di Piazza Pulita del 5 marzo 2020 (qui dal minuto 6:39), che mostra immagini riprese all’interno del reparto di terapia intensiva dell’Azienda socio-sanitaria territoriale di Cremona. Nel filmato vediamo alcuni pazienti intubati in posizione prona (e, quindi, a pancia in giù), una procedura che la responsabile neuroanestesia dell’ospedale di Cremona, Elena Grappa, nel servizio spiega essere dovuta alla necessità di una «migliore ossigenazione».

Come spiegato in un articolo de Il Riformista del 12 marzo 2020, tale protocollo è stato messo a punto da Luciano Gattinoni, professore emerito all’Università statale di Milano ed ex primario del Policlinico del capoluogo lombardo, «che già alla fine degli anni ’80 notò come questa tecnica permettesse una migliore ossigenazione dei polmoni e quindi un maggior tasso di sopravvivenza». 

In un’intervista rilasciata il 19 marzo 2020 al Corriere della Sera, Gattinoni aveva spiegato che l’espediente nacque per curare alcune sindromi da distress respiratorio acuto, notando che «la parte superiore del polmone era piena d’aria, mentre la parte compromessa era quella più vicina alla colonna vertebrale» e immaginando che «mettendo il paziente a pancia in giù il sangue sarebbe andato nella parte aperta e ci sarebbe stata una ossigenazione migliore. E questo in effetti succedeva».

La posizione prona dei pazienti nella terapia intensiva di Cremona, insomma, è parte di una tecnica utile a migliorare l’ossigenazione e non, come invece denunciato nell’articolo oggetto di verifica, una sedazione per impedire ai pazienti di salvarsi.

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Comments (2)

  • Paolo Marcelli

    Buongiorno. Io avrei una domanda da fare, una mia curiosità. Ho visto, come tutti, delle immagini di pazienti Covid-19 che si trovavano fisicamente “vicini”, specialmente nei reparti di terapia pre-intensiva, cioè dove non è ancora necessario l’uso della ventilazione forzata. Ma mettendoli vicini, non si corre il rischio di avere un peggioramento dei pazienti? Non si corre il rischio che i pazienti si infettino l’un-l’altro, per modo di dire? Quello che aggrava il contagio è, semplificando molto, la quantità di virus presenti nella stessa quantità di aria, e mettendo i pazienti tutti insieme la concentrazione probabilmente aumenta molto. In altre parole, a fronte di una nuova possibile ondata, non sarebbe preferibile mettere i pazienti fisicamente molto distanti? Che ne so, ad esempio uno per stanza. Grazie.

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    • Luca Battisti

      A naso mi viene da dire che se uno è un caso lieve forse isolarlo sarebbe meglio ma in ospedale mi aspetto siano tutti belli “carichi” e quindi che la carica virale nell’aria sia comunque trascurabile rispetto a quella nei polmoni. Per avviarsi verso la guarigione a quel punto bisogna aspettare lo sviluppo di anticorpi ed a quel punto una nuova esposizione non è pericolosa (almeno finché il corpo genera anticorpi). Certo sarebbe meglio se ognuno avesse la sua stanza ma temo ci siano delle limitazioni di budget.

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