No, l’esercito americano non «si sta ammalando a causa dei vaccini»
Il 27 gennaio 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un articolo pubblicato il giorno stesso dal blog maurizioblondet.it. L’articolo si intitola “Informatori medici militari: ‘L’esercito americano si sta ammalando a causa dei vaccini Covid, mai così tanti eventi avversi’”.
L’articolo è la traduzione di un pezzo d’opinione, pubblicato dal sito americano The Blaze e firmato da Daniel E. Horowitz. Horowitz scrive che «i politici e i media pro-pharma», di cui non indica i nomi, «sostengono che lo strumento di farmacosorveglianza del CDC “VAERS” non sia abbastanza attendibile per innescare indagini sugli effetti dei vaccini perché chiunque può presumibilmente inserire una segnalazione di evento avverso da vaccino».
Secondo Horowitz i dati ufficiali sui vaccini anti-Covid resi noti fino ad ora verranno presto smentiti, perché un «avvocato dell’Ohio, Thomas Renz […] ha presentato i dati del DOD dal Defense Medical Epidemiology Database (DMED)». Il riferimento è ai dati ufficiali del Dipartimento della difesa statunitense (Dod), raccolti all’interno del database di epidemiologia medica del dipartimento all’interno (Dmed).
Stando ai dati, ci sarebbe stato «un aumento del 300% dei codici DMED registrati per aborti spontanei nell’esercito nel 2021 rispetto alla media quinquennale». Ma non solo: nell’articolo vengono anche riportati altri dati relativi a presunte conseguenze riscontrate nell’esercito americano in seguito alla vaccinazione anti-Covid. Un aumento del «269» per cento di casi di «infarto miocardico», del «291» per cento di «paralisi di Bell», del «156» per cento di «malformazioni congenite», del «471» per cento di «infertilità femminile» e del «467» per cento per quanto riguarda le embolie polmonari.
Le informazioni riportate nell’articolo sono prive di riscontri, dal momento che i dati su cui si basano sono frutto di un’errata diffusione dei dati da parte del Dmed: le diagnosi mediche del periodo 2016-2020 e quelle del 2021 non condividono lo stesso campione di riferimento e, di conseguenza, non sono state né raccolte (né condivise con il pubblico) allo stesso modo. Il confronto perde quindi qualsiasi validità. Ma cerchiamo di capire meglio che cosa è successo.
Partiamo dall’autore dell’articolo. Horowitz è conosciuto per aver veicolato in passato dei contenuti di disinformazione sulla pandemia e, stando a quanto riportato su The Blaze, si occupa di temi vicini alle tendenze politiche di estrema destra quali il «furto della sovranità americana attraverso l’immigrazione illegale, il furto della libertà americana attraverso la tirannia, e il furto della legge e dell’ordine americano attraverso la “riforma” della giustizia penale».
Passiamo ora ai contenuti dell’articolo, partendo dal sistema di farmacovigilanza Vaers. Su Facta abbiamo chiarito più volte come i dati presenti all’interno del sistema Vaers non dimostrano se una persona è deceduta a causa di una vaccinazione, in quanto si tratta di autodichiarazioni non verificate e spesso senza contesto, che possono essere inserite da chiunque e che in quanto tali non determinano nessun rapporto di causa-effetto.
I dati raccolti all’interno dei sistemi di farmacovigilanza (il Vaers, come altri), non sono altro che un punto di partenza: solo dopo dettagliate indagini e analisi è possibile capire se vi sia o meno un fondato sospetto di un effetto negativo legato ai vaccini. Della stessa opinione anche un recente articolo di Reuters, che ha sottolineato come interpretare delle segnalazioni presenti in un database sia sbagliato se non si ha un’adeguata formazione e se non si hanno a disposizione altre informazioni rilevanti sulla popolazione.
Detto ciò, i sistemi di farmacovigilanza si sono dimostrati in passato uno strumento fondamentale per valutare la sicurezza di un vaccino o di un farmaco e, a partire dai primi anni del 1900, svolgono un ruolo importante, se correttamente interpretati.
Chiarito questo aspetto, proseguiamo con la verifica delle informazioni riportate nell’articolo che stiamo analizzando. La parte centrale dell’argomentazione di Horowitz riguarda una serie di presunti effetti avversi che il vaccino anti-Covid avrebbe causato sulla popolazione militare statunitense. Ad oggi però non esistono dati pubblici che confermano i numeri riportati e un nesso con la vaccinazione contro la Covid-19.
È poi importante fare una precisazione sui dati di cui si parla nell’articolo: il 28 gennaio 2022 Peter Graves, portavoce presso della Defence health agency (agenzia della difesa), ha spiegato ai colleghi fact-checker di PolitiFact che «i dati non erano corretti per gli anni 2016-2020», in quanto il numero totale di diagnosi mediche di quegli anni «rappresentava solo una piccola parte delle diagnosi mediche reali». I numeri del 2021 invece erano al più recente aggiornamento, dando «l’impressione di un significativo aumento di tutte le diagnosi mediche nel 2021 a causa dei dati sottoriportati per il 2016-2020». Come raccontato da PolitiFact, l’incongruenza dei dati ha fatto sì che il sito del Dmed sia risultato offline per alcune ore, così identificare e correggere il problema.
Dunque, confrontando i dati del periodo 2016-2020 con quelli del periodo 2021 si poteva avere l’errata impressione di un significativo aumento di determinate patologie: in realtà, i dati del passato erano stati raccolti prendendo in esame solo una parte delle diagnosi mediche e non la totalità, cosa invece fatta per il 2021.
Infine, su Facta ci eravamo già occupati di Thomas Renz, l’avvocato citato da Horowitz. Renz è uno dei legali di America’s Frontline Doctors, i medici che nel maggio 2021 avevano chiesto un’ordinanza restrittiva temporanea contro l’autorizzazione alla somministrazione dei vaccini anti-Covid per i minori di 16 anni. Renz è responsabile di un’altra affermazione priva di riscontri di cui ci siamo occupati, quella secondo cui dai numeri della sorveglianza vaccinale si potrebbe stabilire che negli Stati Uniti sono stati 45 mila i decessi a causa delle vaccinazioni anti-Covid.