La Confindustria tedesca non ha pagato «un euro al giorno» i rifugiati siriani nelle fabbriche - Facta
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La Confindustria tedesca non ha pagato «un euro al giorno» i rifugiati siriani nelle fabbriche

Il 10 novembre 2022, nel corso della trasmissione di La7 Piazzapulita, il giornalista Francesco Borgonovo ha affermato (qui dal minuto 2:32:55) che la Confindustria tedesca «dava un euro di stipendio al giorno» ai rifugiati siriani impiegati nelle fabbriche del Paese. Per questo motivo, secondo Borgonovo, assumere manodopera straniera nelle imprese italiane «livella verso il basso i salari di tutti».

Si tratta di una notizia falsa.

L’affermazione di Borgonovo fa riferimento alla decisione, annunciata nel 2015 dall’allora cancelliera tedesca Angela Merkel, di accogliere i rifugiati provenienti dalla Siria, dove dal 2011 è in corso una guerra civile. Per questo motivo, tra il 2015 e il 2016 arrivarono sul territorio tedesco oltre 1 milione di rifugiati, che entro la fine del decennio consentirono alla Germania di diventare il quinto Paese al mondo per numero di rifugiati ospitati.

Per far fronte al massiccio flusso migratorio, nel maggio 2016 la Germania varò una legge finalizzata a rendere più semplice l’integrazione dei rifugiati, che comprendeva anche la creazione di 100mila AGH-MAE (Arbeitsgelegenheit mit Mehraufwandsentschädigung, opportunità di lavoro con indennità di spesa aggiuntiva), che in Germania sono informalmente definiti Ein-Euro-Jobs, ovvero “lavori da un euro”. 

Si tratta di opportunità lavorative finanziate attraverso sussidi governativi, che vengono in genere offerte ai beneficiari dell’indennità di disoccupazione per facilitare il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro. Nel caso dei rifugiati, questi lavori si svolgono su un massimo di 30 ore settimanali per una durata massima di 6 mesi e includono attività di pulizia o distribuzione di cibo nelle strutture per rifugiati. La retribuzione si aggira attorno all’euro all’ora (spesso 80 centesimi) e non è di 1 euro al giorno, come invece affermato da Borgonovo. 

Tale retribuzione si somma ai benefici concessi dallo Stato tedesco ai richiedenti asilo, che si aggirano sui 48o euro al mese per un adulto senza famiglia, più il costo dell’affitto e dell’assicurazione sanitaria. Tali benefici possono tuttavia essere revocati nel caso di mancata accettazione di un’offerta di “lavori da un euro”.

Per quanto riguarda il settore privato, citato da Borgonovo a Piazzapulita, dal 1° gennaio 2015 la Germania si è dotata di una legge sul salario minimo, che nel 2016 non permetteva alle aziende di pagare i lavoratori meno di 8,50 euro l’ora. L’unica categoria di persone esentata dal salario minimo è quella dei minori di 18 anni senza formazione professionale, ma anche in questo caso i siti d’informazione non contengono riferimenti a rifugiati minorenni pagati 1 euro al giorno dalle fabbriche tedesche.

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