L’acqua delle piscine inattiva il virus Sars-CoV-2, ma non vuol dire che le piscine siano luoghi sicuri - Facta
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L’acqua delle piscine inattiva il virus Sars-CoV-2, ma non vuol dire che le piscine siano luoghi sicuri

Il 16 aprile 2021 la redazione di Facta ha ricevuto tramite WhatsApp la richiesta di verificare una notizia, pubblicata il 15 aprile 2021 dal sito Il Faro Online, secondo cui uno studio dell’Imperial College di Londra avrebbe dimostrato che «l’acqua clorata delle piscine inattiva il Covid in 30 secondi». A questa affermazione segue immediatamente la deduzione secondo cui «sparisce allora evidentemente il timore di contagio e il divieto di andare in piscina». La notizia è stata ripresa dagli account social di Fratelli d’Italia, della leader Giorgia Meloni e commentata con «le piscine sono sicure e devono riaprire». 

Si tratta di una notizia imprecisa. È vero che il team di ricerca della professoressa Wendy Barclay dell’Imperial College London ha comunicato che il virus Sars-CoV-2, responsabile della Covid-19, viene inattivato dall’acqua clorata delle piscine. Questo però non si traduce automaticamente nel fatto che le piscine siano luoghi sicuri. 

Innanzitutto, al 16 aprile 2021 lo studio sembra attualmente non disponibile, neanche sotto forma di preprint non sottoposto a revisione (Facta ha contattato il gruppo di ricerca inglese per ottenere copia dello studio). I comunicati stampa hanno comunque affermato che, secondo lo studio, il virus Sars-CoV-2 verrebbe inattivato in 30 secondi in acqua contenente 1,5 milligrammi per litro di gas cloro, a pH 7-7.2 (corrispondente alle condizioni chimico-fisiche dell’acqua delle piscine). Un risultato in linea con quanto altri studi in passato avevano trovato su altri coronavirus, come il Sars-CoV.

Per quanto confortanti, i risultati comunicati alla stampa dall’Imperial College London non dimostrano che le piscine sono luoghi sicuri in generale, ma solo che il virus molto probabilmente non si trasmette nell’acqua delle piscine. È vero che gran parte dei contagi da parte di virus nelle piscine pubbliche sembra avvenire, secondo una meta-analisi del 2019, quando l’acqua non è propriamente disinfettata, ma il contagio nelle piscine può avvenire anche in altro modo. Almeno uno studio, pubblicato il 24 marzo 2021 come preprint, che ha preso in esame le piscine della Danimarca, ha mostrato che c’è un rischio relativamente basso ma non insignificante di contagio da Sars-CoV-2 nelle piscine al chiuso, specie per lo sport competitivo. Secondo questo studio, su 162 attività di nuoto con almeno un partecipante positivo al Sars-CoV-2, 8 hanno portato al contagio, trasmettendo il virus a 23 persone. Il rischio sembra decisamente più alto per gli eventi di nuoto competitivo (7 episodi di trasmissione su 79 attività a rischio, con 23 infetti) rispetto al nuoto ricreativo (solo un episodio di trasmissione su 79, con due infetti).  Le piscine coinvolte nell’indagine usavano acqua clorata e seguivano alcune restrizioni di sicurezza, quali ad esempio distanziamento tra le persone, il divieto di attività a bordo piscina e la disinfezione delle mani, ma le misure non erano sempre rispettate (per esempio solo nel 70 per cento dei casi veniva rispettata la distanza minima di un metro tra gli effetti personali). 

In conclusione, anche se è vero che un gruppo di ricerca dell’Imperial College London ha comunicato che l’acqua clorata delle piscine è capace di inattivare molto velocemente il virus Sars-CoV-2, non è possibile concludere automaticamente che le piscine siano ambienti sicuri. Sebbene i dati siano ancora pochi, esistono episodi accertati di diffusione del virus nelle piscine al chiuso con acqua clorata e il rischio sembra relativamente alto specialmente negli eventi di nuoto competitivo.

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