La Corte d’appello portoghese ha messo in dubbio l’affidabilità dei test molecolari per colpa di uno studio letto male - Facta
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La Corte d’appello portoghese ha messo in dubbio l’affidabilità dei test molecolari per colpa di uno studio letto male

Venerdì 19 novembre 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un articolo pubblicato sul sito dell’Ordine nazionale dei biologi. 

L’articolo oggetto della nostra verifica è intitolato “La Corte d’appello portoghese ritiene inaffidabili i test PCR per il Covid-19” e nel testo si legge che una sentenza «emessa lo scorso 11 novembre dalla 3a sezione penale del Tribunal da Relação di Lisbona» avrebbe stabilito che «i test PCR non sono adatti a stabilire la positività o la negatività al virus Sars-CoV-2». La sentenza in questione specifica che «sulla base delle prove scientifiche attualmente disponibili, questo test non è di per sé in grado di determinare al di là di ogni dubbio se la positività corrisponda effettivamente a un’infezione da virus SARS Cov-2».

La notizia della sentenza è vera, ma il contenuto della sentenza veicola una notizia falsa.

La sentenza originale è disponibile a questo link e, proprio come riportato dall’Ordine nazionale dei biologi, mette in dubbio l’affidabilità dei test Pcr – acronimo di polymerase chain reaction (reazione a catena della polimerasi), più comunemente definiti “test molecolari” – e la loro capacità di determinare oltre ogni dubbio la positività al virus Sars-Cov-2. 

Come abbiamo già approfondito, potremmo definire la Pcr come una “fotocopiatrice” di Dna, capace di moltiplicare milioni di volte una singola e specifica sequenza genetica, rendendo quindi facile identificare e studiare un singolo frammento genetico, anche se disperso insieme a moltissimi altri in un campione biologico.

Come spiegato dalla testata portoghese Publico, la sentenza pronunciata dalla Corte d’appello di Lisbona si basa su un articolo scientifico, pubblicato il 28 settembre 2020 da alcuni ricercatori dell’Università di Marsiglia sulla rivista Clinical Infectious Diseases e citato nella stessa sentenza. L’articolo in questione traccia una correlazione tra la capacità dei campioni rinofaringei raccolti di infettare cellule coltivate in laboratorio e il numero di cicli necessari alla Pcr per ottenere un risultato positivo da questi campioni. Quando il numero di cicli Pcr necessario per avere un risultato positivo è molto alto, lo studio trova che raramente è possibile isolare virus infettivo. È possibile che per questo motivo, in alcuni casi, un test molecolare dia ancora un risultato positivo quando, finita la malattia, non c’è più virus infettivo. Ma questo caso particolare non inficia la generale accuratezza dei tamponi molecolari: una questione di cui abbiamo parlato in precedenza. 

Secondo il dottor Germano de Sousa, ex presidente dell’Ordine dei medici portoghese intervistato da Publico, si tratterebbe dunque di una sentenza frutto di una «lettura completamente sbagliata dello studio». 

In conclusione, la sentenza portoghese si inserisce in una scia di disinformazione tesa a dimostrare che i tamponi sarebbero inaffidabili a causa di un presunto eccesso di falsi positivi. Come abbiamo discusso, i falsi positivi non sono praticamente mai un problema nella diagnosi dell’infezione da Sars-Cov-2 e i tamponi molecolari restano al momento i test più specifici, accurati e affidabili. 

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