Non ci sono prove che, per gli adolescenti, vaccinarsi sia più rischioso di contrarre la Covid-19 - Facta
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Non ci sono prove che, per gli adolescenti, vaccinarsi sia più rischioso di contrarre la Covid-19

Il 16 settembre 2021 la redazione di Facta ha ricevuto la richiesta di verificare un articolo, pubblicato il 15 settembre dal sito L’Indipendente e intitolato «Studio: per gli adolescenti vaccinarsi è più rischioso che prendere il Covid». Secondo l’articolo, uno studio avrebbe confrontato il rischio di miocarditi segnalate in seguito al vaccino Pfizer contro la Covid-19 con quello di ricoveri ospedalieri da Covid-19, nei giovani tra 12 e 17 anni di età, e avrebbe scoperto che il rischio di miocardite nei giovani di sesso maschile è molto superiore al rischio di ricovero ospedaliero da Covid-19. 

Lo studio è reale, ma da solo non fornisce una prova definitiva. Vediamo qual è l’opinione della comunità scientifica.

L’articolo si riferisce a uno studio pubblicato come preprint (e quindi non sottoposto a peer review) il 30 agosto 2021, intitolato «Miocardite associata alla vaccinazione a mRna contro Sars-CoV-2 nei bambini di età tra 12 e 17: un’analisi stratificata sul database nazionale». Nello studio si confrontano da un lato, il rischio di miocardite nei giovani tra 12 e 17 anni, dall’altro il rischio di ricovero ospedaliero per Covid-19 in un lasso di tempo di 120 giorni. Secondo lo studio, il rischio di miocardite dopo il vaccino Pfizer, per i maschi, sarebbe di 162,2 casi per milione di vaccinati tra i 12 e i 15 anni, e di 94 casi per milione tra 16 e 17 anni. Il dato viene confrontato con il rischio di ricovero ospedaliero per Covid-19 tra 12 e 17 anni, che in Usa è calcolato intorno a 44,4 per per milione ogni 120 giorni. 

È importante ricordare che quest’ultimo, usato nello studio, è il rischio calcolato su tutta la popolazione, non il rischio una volta infetti dal virus Sars-CoV-2. L’affermazione del titolo dell’articolo a noi segnalato quindi è falsa, perché lo studio non confronta il rischio della vaccinazione con quello di ricovero dopo la Covid-19, bensì con il rischio di ricovero da Covid-19 in assoluto. 

Al di là di questo errore, lo studio in sé ha ricevuto diverse critiche da parte della comunità scientifica; una collezione di esse è disponibile sulla piattaforma di review PubPeer e sul blog scientifico Science-Based Medicine (qui e qui). Vediamole in breve.

La principale critica è che lo studio si sarebbe basato acriticamente, per calcolare il rischio di miocardite, sui rapporti grezzi del sistema di sorveglianza vaccinale Vaers. Come avevamo discusso ampiamente, però, è impossibile dedurre con certezza che quei casi siano realmente casi di miocardite dovuta alla vaccinazione, senza analisi più complesse. Il cardiologo pediatrico dell’Università dell’Illinois, Frank Han, citando il Collegio americano di cardiologia ha spiegato inoltre che i criteri diagnostici utilizzati sono troppo larghi, e rischiano di includere come “miocardite” anche patologie che non lo sono. Inoltre alcune delle segnalazioni usate nello studio non nominano nemmeno la miocardite.

Lo studio stesso inoltre cita come il rischio di morte tra i minori a causa della pandemia, per quanto piccolo (2 decessi ogni milione, nel Regno Unito, secondo lo studio stesso) è comunque superiore a quello per miocardite indotta da vaccino, che in quella fascia d’età sembra essere praticamente nullo, come ha dichiarato alla rivista del Collegio australiano di medicina generale il professor Robert Booy dell’Università di Sydney, pediatra specialista delle malattie infettive. Sempre Booy ha affermato che lo studio molto probabilmente sovrastima, a causa della sua metodologia, il rischio di miocardite. La stessa opinione è stata espressa anche dall’epidemiologa Deepti Gurdasani della Queen Mary University of London, che ha fatto anche notare come i metodi dello studio non siano equivalenti a quelli usati dai Centers for disease control (Cdc), come invece affermano gli autori dello studio. Viceversa, lo studio si limita a confrontare il rischio di ricovero ospedaliero da Covid-19 in una fascia di 120 giorni (e non per periodi più lunghi), ignorando inoltre come i ricoveri ospedalieri per le miocarditi tendano a essere brevi e dovuti soprattutto alla necessità di tenere i pazienti in osservazione, mentre dal 23 al 26 per cento dei minori ricoverati per Covid-19 ha avuto bisogno di terapia intensiva e il 6 per cento di ventilazione artificiale. 

Gli autori dello studio inoltre, in gran parte, non hanno una preparazione specifica: solo John Mandrola è cardiologo; gli altri non sono esperti in cardiologia o analisi statisico-epidemiologica di reazioni avverse dei vaccini. Tracy Høeg è un’ortopedica specializzata in medicina dello sport, Allison Krug ha una laurea specialistica in epidemiologia ma si occupa di scrittura tecnica in ambito scientifico, infine Josh Stevenson è un ingegnere informatico. Quest’ultimo è parte del team di Rational Ground, un gruppo d’opinione critico sulla maggior parte degli interventi per controllare la pandemia, dalle mascherine ai lockdown
In conclusione, lo studio al momento non sembra aver convinto gran parte della comunità medica e scientifica, in quanto utilizza in modo poco accurato i dati di sorveglianza vaccinale e probabilmente sovrastima il rischio da miocardite, sottostimando invece le conseguenze della Covid-19. Al momento dunque, in attesa di analisi più rigorose e approfondite, non ci sono prove di quanto affermato nell’articolo a noi segnalato. Come sempre, ricordiamo che raramente un singolo studio è prova o meno di un’affermazione scientifica, e che le notizie relative a singoli studi scientifici vanno vagliate con attenzione.

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