Che cosa sappiamo della storia del nuovo coronavirus "fuggito" da un laboratorio cinese - Facta
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Che cosa sappiamo della storia del nuovo coronavirus “fuggito” da un laboratorio cinese

L’epidemia di Covid-19 è frutto di un errore umano? Il nuovo coronavirus ha iniziato a diffondersi sfuggendo dai laboratori della città di Wuhan per una falla nei sistemi di sicurezza? 

È questa l’ipotesi avanzata il 14 aprile 2020 dal Washington Post in un articolo intitolato «U.S. diplomatic cables warned of Wuhan lab safety issues. The world needs answers»  (Documenti diplomatici statunitensi avevano portato alla luce problemi di sicurezza nei laboratori di Wuhan. Il mondo ha bisogno di riposte). 

Un’ipotesi che, stando al Washington Post, sarebbe dibattuta in questi ultimi due mesi dall’amministrazione Trump, è stata ripresa nei giorni successivi da diversi media statunitensi – tra cui anche Fox News e Cnn  – ed è arrivata anche in Italia. A oggi questa teoria risulta però priva di prove.

Ad oggi, che cosa ne sappiamo? Andiamo con ordine. 

Che cosa ha sollevato tutti i dubbi

L’antefatto, e quindi i documenti diplomatici ai quali si fa riferimento l’articolo del Washington Post, sono due report che nel 2018 dei funzionari dell’ambasciata americana di Pechino avrebbero inviato a Washington esprimendo preoccupazione per le condizioni di sicurezza di un istituto di ricerca – il Wuhan Institute of Virologydove erano in corso studi sui coronavirus dei pipistrelli.

Nei documenti, stando a quanto riporta il Washington Post, si rilevava una carenza di preparazione dei tecnici e dei ricercatori per operare in sicurezza in scenari ad alto contenimento, cioè quelli dove vengono manipolati patogeni ad alto rischio di creare un danno alla collettività (che vengono riservati, nel mondo, a microrganismi come il virus ebola, per esempio, o al virus del vaiolo). Ciò è quindi stato sufficiente per sollevare il dubbio che la diffusione di Sars-CoV-2, il virus dietro alla malattia Covid-19, possa essere avvenuta in conseguenza di un incidente in laboratorio. 

«Non ci sono evidenze scientifiche che dicano che il coronavirus sia ingegnerizzato, gli scienziati sono d’accordo che provenga dalla natura. Ma non è la stessa cosa dire che non possa essere uscito da un laboratorio: potrebbe voler dire che questo laboratorio ha avuto un incidente, che poi ha comportato la diffusione della pandemia», ribadisce in un video (diffuso anch’esso sul sito del Washington Post) il giornalista Josh Rogin, l’autore dell’articolo.

Una possibile ipotesi, come ha scritto poi il 15 aprile Fox News, è che il paziente zero dell’epidemia (quello che ha dato il via alla diffusione dell’epidemia nella popolazione di Wuhan) lavorasse proprio nel laboratorio e fosse quindi stato contagiato dai pipistrelli impiegati nelle ricerche. Un fatto che sarebbe stato occultato dalla Cina, e che sarebbe rimasto celato dietro all’ipotesi originaria che fa risalire la prima comparsa del virus negli esseri umani nel cuore del mercato degli animali vivi (wet market) della città di Wuhan. 

Quali sono le posizioni ufficiali?

Il governo cinese ha preso totalmente le distanze dall’ipotesi dell’incidente in laboratorio, appellandosi al parere sull’origine naturale del nuovo coronavirus espresso dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Lo stesso ha fatto Yuan Zhiming, direttore dell’unità di ricerca al Wuhan Institute of Virology, che nel 2015 è stato il primo centro di studio in virologia e sulle malattie infettive ad assumere il massimo livello di biosicurezza in Cina (il cosiddetto livello 4, o BLS-4, quello che si riserva alle strutture che lavorano sulle categorie di patogeni più rischiose per la collettività).  

Sul fronte statunitense, il 14 aprile le indagini dell’intelligence Usa sulla possibilità che l’epidemia di coronavirus sia originata in un laboratorio in Cina sono state definite per ora «inconcludenti» dal generale, ex capo di Stato maggiore dell’esercito degli Stati Uniti e oggi capo dello stato maggiore congiunto Mark A. Milley. Dello stesso parere si è dichiarato in data 16 aprile 2020 il Segretario per la Difesa Mark Esper. 

Che cosa sappiamo dal punto di vista scientifico  

Era già successo all’inizio dell’epidemia di Covid-19 che si sollevassero ipotesi sulla presunta manipolazione del virus e sulla sua fuoriuscita da dei laboratori cinesi. Una delle prime teorie speculava, per esempio, che Sars-CoV-2 potesse essere un’arma batteriologica, creata ad hoc in laboratorio. 

Gli studi sul virus hanno però già dimostrato da tempo che quella della manipolazione è un’ipotesi infondata. Il parere condiviso della comunità scientifica internazionale è che il virus abbia un’origine animale, probabilmente legata ai pipistrelli e, attraverso lo studio della sua genetica, che non è un prodotto di bioingegneria, creato e/o manipolato in laboratorio: bensì il risultato di processi del tutto naturali. 

È vero però che non sappiamo ancora chi sia stato il paziente zero, cioè il primo essere umano ad essere stato infettato dal virus. L’analisi dei primi pazienti di Covid-19 registrati a Wuhan ha mostrato come la maggior parte di questi avessero avuto un contatto diretto con il mercato della città, ma non conosciamo ancora lo scenario della prima infezione. 

L’ipotesi che il virus, seppur di origine naturale, possa essere uscito da un istituto di ricerca in maniera accidentale mentre era oggetto di studio – come avanza l’articolo del Washington Post – non trova supporto in dati oggettivi. La vicinanza di due laboratori di ricerca al lavoro sui coronavirus (uno è il Wuhan Institute of Virology, l’altro il Wuhan Center for Disease Control and Prevention, menzionato anch’esso dal Washington Post) al mercato degli animali di Wuhan, dove si riconduce finora l’ipotesi dello spillover (cioè della fuoriuscita del virus dal suo serbatoio animale per contagiare il primo essere umano) è per ora una speculazione priva di prove o al massimo uno dei tanti scenari possibili

La posizione dell’Organizzazione mondiale della sanità sullo spillover è rimasta fino ad ora invariata: sul sito ufficiale si legge che «in questa fase, non è possibile determinare con precisione come i primi esseri umani siano stati infettati da Sars-CoV-2».

L’Oms cita il caso del Sars-CoV, il virus che nel 2003 provocò l’epidemia di Sars, spiegando che era “saltato” da un serbatoio animale, lo zibetto, prima di diffondersi attraverso gli esseri umani. E ipotizzando che anche il nuovo virus possa aver saltato la barriera tra una specie animale (probabilmente il pipistrello) e l’essere umano in modo simile, in questo caso probabilmente attraverso un ospite intermedio (cioè una terza specie coinvolta) che non è stato ancora identificato – e che, se e quando diverrà noto, potrebbe portare a fugare tutti i dubbi.   

In conclusione

Il 14 aprile un articolo del Washington Post ha sollevato le ipotesi che il nuovo coronavirus all’origine della pandemia di Covid-19 possa essere fuoriuscito da uno dei laboratori sulla ricerca in virologia della città di Wuhan, riprendendo alcuni scambi di corrispondenza diplomatici risalenti al 2018 che richiamavano all’attenzione problemi di sicurezza in uno di questi.

L’articolo del Washington Post è stato poi ripreso da altri media negli Stati Uniti e non solo, sollevando (come era già successo nelle primissime fasi dell’epidemia) l’ipotesi di un errore umano, e di occultamento di informazioni da parte della Cina. 

Al di là delle polemiche sollevate, non abbiamo però al momento a disposizione dati oggettivi per considerare fondate le accuse. Sappiamo che a Wuhan ci sono due istituti di ricerca dedicati alla ricerca sui virus dove era di pubblico dominio che fossero in corso anche studi sui coronavirus dei pipistrelli: si tratta del Wuhan Institute of Virology chiamato in causa dai media, e del Wuhan Center for Disease Control and Prevention

A oggi non ci sono però prove note che il virus Sars-CoV-2 fosse già stato scoperto alcuni anni fa né che fosse oggetto di particolari studi e non sono stati portati alla luce incidenti o documentate infezioni tra i dipendenti di queste strutture. La sola esistenza di laboratori di virologia in una città divenuta focolaio di un’infezione virale non è una prova sufficiente ed è quindi prematuro trarre conclusioni.

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