Se avete un profilo su Twitter e frequentate il social dei 280 caratteri, nelle ultime settimane avrete certamente notato la comparsa di numerosi profili con l’emoji di un mattone inserita nel nome utente. All’inizio erano solo poche decine, ma con il passare dei giorni il numero di mattoni è cresciuto esponenzialmente, arrivando a coinvolgere account piuttosto seguiti, come Marco Gervasoni, docente di Storia contemporanea all’università del Molise e collaboratore de Il Giornale.
I “mattonisti”, come hanno deciso di farsi chiamare, sono oggi un gruppo eterogeneo composto da diverse centinaia di account Twitter in lingua italiana, accomunati dal forte utilizzo di post-ironia – un registro che mescola intenti seri e ironici, rendendo indistinguibile la differenza tra i due – e dalla condivisione di meme provocatori e di bassa qualità (quello che in gergo viene definito “shitposting”).
Un mix all’apparenza innocuo, ma dietro il quale affiorano in alcuni messaggi battaglie care al conservatorismo o all’estrema destra come l’antiabortismo, la transfobia e il rigetto delle norme di distanziamento sociale. Un’impostazione politicamente connotata che ha portato diversi commentatori a sostenere la tesi secondo cui si tratterebbe in realtà dell’ultimo tentativo di portare in Italia linguaggi e modalità di comunicazione propri dell’alt-right, la destra “alternativa” nata su 4chan che nel 2016 ha contribuito in maniera decisiva all’elezione di Donald Trump (ne avevamo parlato in un podcast dedicato alla teoria complottista QAnon).
Ma oltre a ciò, i “mattonisti” sono in realtà un collettivo nato su Twitter con l’intento di “rompere Internet” e che si organizza attraverso un canale Telegram per mandare in tendenza alcuni hashtag prestabiliti. Parole d’ordine d’impronta per lo più reazionaria, che sono state nel tempo riprese da politici di spicco e media nazionali e che hanno contribuito alla narrazione mediatica di “battaglie nate sul web” mai esistite, perché create artificialmente.
L’ascesa dei mattonisti
Quello degli utenti con un mattone nel nickname è diventato un fenomeno degno di nota lo scorso 16 febbraio, quando al primo posto tra le tendenze di Twitter (ovvero le parole chiave più utilizzate dagli utenti) è comparso l’hashtag #BastaLockdown. La particolarità di questa tendenza, come ha notato il digital strategist Pietro Raffa, è che l’hashtag è stato spinto da appena 357 profili e che i tre utenti più attivi lo hanno utilizzato quasi mille volte in poche ore (come ha rilevato Matteo Flora, hacker e noto commentatore di dinamiche social).
Si tratta insomma di un tweet bombing (o tweetstorm), una pratica spesso utilizzata nel marketing e nell’attivismo digitale per manipolare l’algoritmo di Twitter, pubblicando tanti contenuti con la stessa parola d’ordine per farla apparire in tendenza. In questo caso la parola prescelta era #BastaLockdown e a portarlo in vetta sono state poche centinaia di utenti, tutti con il mattone nel nick. L’operazione ha riscosso un discreto successo, tanto da permettere all’hashtag di restare in tendenza anche senza il sostegno artificiale del tweet bombing e di essere utilizzato in un tweet del 16 febbraio da Angelo Ciocca, europarlamentare della Lega.
Il mistero dei mattonisti
Dopo il successo di #BastaLockdown, molti commentatori su Twitter hanno iniziato ad interrogarsi circa l’identità dei mattonisti e sulle loro reali intenzioni. Del resto, ci troviamo di fronte a centinaia di utenti organizzati, che condividono codici linguistici e simboli. Oltre al mattone nel nick, i profili che si riconoscono in questo gruppo utilizzano frasi standard come «Sherlock Holmes della soia» (qui, qui e qui), per riferirsi a quanti pubblicano dall’esterno notizie o approfondimenti sull’organizzazione (la parola “soia” viene utilizzata negli ambienti dell’estrema destra online per definire gli uomini considerati poco virili, dal momento che questo legume contiene fitoestrogeni e dunque ormoni sessuali femminili) e rimandano ogni spiegazione sulla natura dell’operazione ad una inesistente diretta Twitch. Nella maggior parte dei casi, i mattonisti sostengono (qui, qui e qui) di essere semplici appassionati di scacchi.
Tra le prime ipotesi formulate su Twitter c’è quella secondo cui il mattone nel nome utente sarebbe in realtà un riferimento ironico ai “costruttori” – ovvero ai politici che con spirito di responsabilità volessero fare fronte comune per il bene dell’Italia – invocati il 31 dicembre 2020 da Sergio Mattarella nel discorso di fine anno. Un tentativo più serio di ricostruzione dei fatti è invece quello che arriva da Mazzetta, storico utente di Twitter e commentatore dei fatti d’attualità, che il 18 febbraio ha collegato la genesi del mattone a una minaccia nei confronti dei giornalisti. L’emoji del mattone è stata infatti utilizzata nel 2018 da numerosi esponenti dell’alt-right americana per mostrare pubblicamente il proprio odio nei confronti dei giornalisti, accusati di fabbricare notizie false per screditare Donald Trump.
Come forma di protesta per questa associazione con la destra americana, il 18 febbraio i mattonisti hanno lanciato l’hashtag #SiamoTuttiMattonisti (una parodia degli hashtag in solidarietà o in difesa di un’idea, sulla falsariga di #JeSuisCharlie, utilizzato nel 2015 dopo gli attacchi terroristici contro la redazione francese di Charlie Hebdo).
Chi sono realmente i mattonisti
La pista della minaccia ai giornalisti – e dunque di un tentativo di portare l’alt-right nel contesto italiano – è certamente suggestiva, ma si tratta di una semplice coincidenza.
Analizzando i profili degli utenti più prolifici nel tweet bombing #BastaLockdown, scopriamo che il nodo principale dell’organizzazione (quello che collega e tiene insieme più mattonisti) è un utente il cui nome è wojak, profilo molto attivo su Twitter, Facebook e Reddit, una sorta di punto di riferimento per i meme di estrema destra in italiano. Si tratta naturalmente di uno pseudonimo, basato sul meme di una figura chiamata “Wojak”, diventato popolare nell’alt-right americana attorno al 2018.
Come spiegato dal New York Times, per lungo tempo Wojak è stato un contenuto non connotato politicamente, utilizzato per esprimere tristezza e solitudine. Dal 2018 i supporter di Donald Trump hanno però iniziato a far circolare una versione modificata del meme chiamato “Ncp Wojak”, con la faccia grigia, il naso appuntito e un’espressione facciale priva di emozioni.
Questo nuovo contenuto è diventato una sorta di parodia satirica degli elettori liberali, identificati come degli “Npc” (Non-Player Character), ovvero i personaggi dei videogames che non possono essere utilizzati dai giocatori. Secondo gli elettori di Trump, insomma, gli elettori di sinistra non sarebbero in grado di pensare con la propria testa, facendo la parte di semplici comparse senza ruolo.
Tornando ai mattonisti, il 16 febbraio 2021 l’utente wojak è stato il più attivo nel diffondere l’hashtag #BastaLockdown e scorrendo il suo profilo abbiamo trovato il riferimento ad un omonimo canale Telegram, in cui oltre 500 persone si organizzano per creare artificialmente le tendenze su Twitter. Com’è possibile verificare scorrendo i contenuti pubblicati sul canale, la scelta dell’hashtag avviene spesso attraverso un sondaggio e il risultato della mobilitazione social è straordinariamente efficace.
Il 14 dicembre 2020, ad esempio, wojak chiedeva ai suoi seguaci su Telegram di “dirottare” l’hashtag #donaVaccinoaunMigrante, nato con lo scopo di permettere ai migranti irregolari – e quindi privi di assistenza sanitaria – di vaccinarsi. Come raccontato il giorno successivo da Giornalettismo (senza però ricondurre la dinamica ad un attacco organizzato) «l’hashtag #donaVaccinoAUnMigrante è velocemente risalito su Twitter e in molti commentano indignati i contenuti che vengono veicolati, principalmente razzisti e offensivi nei riguardi dei migranti». L’operazione di associare all’hashtag contenuti intolleranti è da attribuire ai mattonisti e alla loro attività sul social network.
Nella maggior parte dei casi, comunque, gli hashtag da promuovere all’interno del network vengono creati da zero. Il 2 gennaio 2021, ad esempio, l’ordine impartito su Telegram era quello di mandare in tendenza l’hashtag #IoStoConIvanFavalli, per supportare l’imprenditore di Padenghe sul Garda che la notte di San Silvestro aveva organizzato un veglione nel suo resort, contravvenendo alle misure di contenimento anti-coronavirus. Lo stesso giorno Favalli ha scritto su Twitter di aver «pianto per l’emozione» dopo il sostegno ricevuto sul social network.
L’11 gennaio è stato il turno di #IoStoconLibero, mandato in tendenza come gesto di solidarietà per la temporanea limitazione dell’account Twitter del quotidiano fondato da Vittorio Feltri. La notizia dell’hashtag viene riportata il giorno successivo proprio da Libero.
Il 26 gennaio i mattonisti hanno lanciato l’hashtag omotransfobico #SoloDueGeneri, nato con l’intento di negare l’esistenza di identità di genere che non si rispecchiano nella contrapposizione binaria tra uomo e donna. L’hashtag ha ottenuto un’enorme riscontro di pubblico, tanto da essere rilanciato dal senatore leghista Simone Pillon e da comparire in un articolo de Il Giornale dal titolo «Ora #SoloDueGeneri diventa virale. E i progressisti si scandalizzano» (poi ripreso dal sito di disinformazione Vox News).
La più grande impresa dei mattonisti risale però al 28 gennaio, quando il canale Telegram decidere di promuovere la battaglia di #VogliamoVotare, per chiedere al presidente Mattarella di sciogliere le camere e indire nuove elezioni. Anche questa volta l’hashtag viene creato all’interno del gruppo e il giorno successivo finisce per essere utilizzato dalla comunicazione di Matteo Salvini, che ne cavalca il seguito. Nelle stesse ore il quotidiano Il Secolo d’Italia ha pubblicato un articolo dal titolo «#VogliamoVotare in tendenza su Twitter: “Perché Mattarella non consulta gli italiani?”», identificando la tendenza Twitter con l’espressione della volontà popolare.
Ma chi sono, dunque, i mattonisti? Riprendendo la definizione pubblicata il 15 gennaio 2021 su Twitter da uno dei membri di spicco del gruppo (che risponde al messaggio di un altro esponente dei mattonisti, ora cancellato), si tratta di un «collettivo» il cui nome «cambia in continuazione» in modo tale che «qualche giornalista con troppo voglia di lavorare» non ne scopra le attività.
Il riferimento al mattone è dunque del tutto temporaneo ed è stato scelto il 14 gennaio 2021 dopo un tweet in cui il mattonista @FelipeKarmelo scriveva: «Il nostro ruolo su internet sia quello di un mattone in una lavatrice». Cosa fa un mattone in una lavatrice? La rompe, come testimonia uno dei video più virali nella storia di Internet (visibile ad esempio qui), spesso pubblicato dai membri del gruppo.
In conclusione
Nelle ultime settimane molti utenti su Twitter hanno iniziato a inserire nel nome utente l’emoji di un mattone. Si tratta di un gruppo eterogeneo accomunato da sottile ironia e meme provocatori, che il 16 febbraio ha condiviso in massa l’hashtag #BastaLockdown.
Contrariamente alle prime ricostruzioni fatte su Twitter, il mattone non serve a deridere i costruttori invocati da Sergio Mattarella nel discorso da fine anno e nemmeno a minacciare i giornalisti.
È in realtà il simbolo di un collettivo di troll che attraverso Telegram crea tendenze che diventano velocemente molto popolari su Twitter e che rilancia battaglie care all’estrema destra. I contenuti creati in questo modo (e quindi artificialmente) finiscono spesso per essere rilanciati da politici e mezzi d’informazione, che erroneamente li interpretano come espressioni di un sentimento diffuso o comunque come un fenomeno nato spontaneamente.
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