Le nevicate di novembre nell’Europa continentale non negano i cambiamenti climatici - Facta
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Le nevicate di novembre nell’Europa continentale non negano i cambiamenti climatici

Il 1°dicembre 2023 è stata pubblicata su Facebook l’immagine di una mappa dell’Europa dove alcuni Paesi sono colorati di bianco e altri di grigio scuro. La cartina è intitolata «snow cover-Europe-11/29/2023». Nel post è presente anche un commento: «Questa la situazione registrata il 29 novembre dai dati satellitari, circa il 60% dell’Europa continentale è attualmente coperta di neve». «”I nostri figli non sapranno cos’era la neve” (cit.)», si legge ancora.

Secondo chi ha condiviso la cartina, dunque, il fatto che ci siano state nevicate nell’Europa continentale proverebbe che il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici non esistono.

Si tratta di un contenuto fuorviante, che veicola una notizia falsa.

La cartina è reale ed è stata pubblicata il 30 novembre su X da Nahel Belgherze, utente che si definisce appassionato alle «dinamiche climatiche, rischi geografici e telerilevamento satellitare» e che ha realizzato la cartina (come si legge in fondo all’immagine) in base ai dati forniti dai satelliti del National Environmental Satellite, Data, and Information Service (Nesdis) del National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), l’agenzia scientifica degli Stati Uniti che si occupa di previsioni meteorologiche e del monitoraggio delle condizioni oceaniche e atmosferiche.

Una mappa simile (e che fa riferimento alla fine di novembre), realizzata sui dati del National Snow and Ice Data Center (Nsidc), è stata pubblicata da Climatebook, sito creato nel 2021 da ricercatori greci che, recita la descrizione, fornisce «informazioni valide sul meteo e sul clima del nostro pianeta, con particolare attenzione agli eventi meteorologici estremi e ai loro effetti, ai cambiamenti climatici, ai disastri naturali legati all’atmosfera e al mare».

Sia nel tweet che nell’articolo si legge che la mappa mostra come l’Europa continentale, a fine novembre, fosse per il 60 per cento coperta di neve. Questo dato non viene però usato da Climatebook per mettere in dubbio l’esistenza dei cambiamenti climatici.

Stavros Dafis, uno dei ricercatori di Climatebook, ha spiegato ai fact-checker di Agence France-Press (AFP) che «si tratta della copertura nevosa più estesa in questo periodo dell’anno almeno dal 2010». Contattato sempre da AFP David Robinson, climatologo e professore emerito alla Rutgers University, in New Jersey (Stati Uniti), nonché direttore del Rutgers Global Snow Lab (GSL) che studia i dati sulla copertura nevosa, ha detto che seppur questa sia «l’anomalia più grande e diffusa per l’Europa negli ultimi 20 anni», una copertura nevosa «pari al 60% del continente europeo non è, secondo me, così insolita in questo periodo dell’anno». Robins ha aggiunto che «è sbagliato pensare che questi dati dall’inizio di dicembre 2023 smentiscano in un modo o nell’altro il riscaldamento documentato in Europa e nel globo in generale» perché si fa riferimento solo a un breve periodo dell’anno.

Stavros Dafis ha poi specificato che «nei Balcani, le alte temperature della prima settimana di dicembre hanno già portato a un calo del manto nevoso». Anche un portavoce dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha confermato ad AFP che «all’inizio del mese a dicembre c’era molta neve fresca sulle Alpi», ma «a quote più basse questa neve si è sciolta a causa delle temperature insolitamente calde». Inoltre, ha spiegato che «è ridicolo affermare che avere una buona copertura nevosa per alcuni giorni o settimane annulli gli effetti del clima».

Infatti, si legge ancora su AFP, il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf) ha spiegato che il loro strumento di rianalisi atmosferica (dal 1940 a oggi) ERA5, ha rilevato «variabilità nel manto nevoso, quindi utilizzare un’unica data per stabilire una tendenza non è credibile».

Come spiegato dalla Nasa, i cambiamenti indotti dal riscaldamento globale possono essere valutati in modo significativo solo in termini di tendenze a lungo termine, mentre le variazioni a breve termine sono piuttosto frequenti ma poco significative. Quello che è stato dimostrato è stato un rapido aumento delle temperature negli ultimi decenni, non circoscrivibile a singoli episodi ma valutabile appunto in termini di tendenza di medio e lungo periodo.

Su Factaavevamo raccontato di come le prove scientifiche disponibili continuino a mostrare che le attività umane hanno riscaldato la superficie terrestre e i suoi bacini oceanici.

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