Questa canzone del 1985 non parla dei microchip sottopelle, ma della società del consumo - Facta
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Questa canzone del 1985 non parla dei microchip sottopelle, ma della società del consumo

Il 13 febbraio 2024 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare un video pubblicato il 6 febbraio 2024 su Facebook. Nel filmato compare un uomo che afferma come «nel 1985 qualcuno ha fatto una canzone che parla di microchip sottopelle, di non poter comprare più nulla al supermercato senza quel microchip». Questo presunto microchip «è installato con un intervento chirurgico e chi non si adegua a quel sistema viene perseguitato dalle forze dell’ordine». Il video continua poi con il videoclip e l’audio della canzone in questione, ovvero “Cathy Don’t Go” degli Heaven’s Magic. Lo stesso contenuto è stato pubblicato su TikTok.

Si tratta di un contenuto fuorviante che veicola una notizia falsa.

Innanzitutto precisiamo che la canzone “Cathy Don’t Go” esiste realmente ed è stata pubblicata nel 1985 dagli Heaven’s Magic. Si tratta di una band musicale creata da The Family International, precedentemente conosciuto come Children of God, gruppo religioso fondato in California (Stati Uniti d’America) nel 1968 dal pastore David Brandt Berg per «portare il vero messaggio del Vangelo alla gioventù disillusa, drogata e ribelle degli Stati Uniti». Nel corso degli anni alcuni membri del gruppo, definito dal Federal Bureau of Investigation (FBI) come una “setta”, sono stati arrestati e accusati di rapimento e violazione dei diritti dei bambini, adescamento e prostituzione.

Per quanto riguarda la canzone, il testo è una denuncia della società del consumo e delle nuove tecnologie dell’epoca: andando al supermercato si rischierebbe di dare la propria anima a Satana. Cathy, la protagonista della canzone e del videoclip, infatti «non deve andare al supermercato» perché – recita il testo – «c’è uno scanner laser dove metti la tua mano», e «senza un codice generato da un computer non si può pagare», «il nuovo computer è un modo per controllare». Nel videoclip si vede la protagonista recarsi in un supermercato dove le casse sono presidiate da quelli che sembrano soldati, mentre i clienti hanno un codice a barre sulla fronte e sulla mano e il numero 666 (un rimando a Satana), che tra l’altro è presente in tutto il video. Nella parte finale, la protagonista scappa insieme ad altre persone per vivere – si legge sempre nel testo – «off the land», ovvero con ciò che fornisce la natura.

La canzone quindi parla di un codice a barre che vorrebbe «renderci schiavi», ma non menziona mai un microchip sottopelle installato con un intervento chirurgico senza il quale non si potrebbe andare al supermercato.

Ricordiamo che il codice a barre è uno strumento di identificazione inventato negli Stati Uniti all’inizio degli anni ‘40. Dagli anni ‘70, sempre negli Stati Uniti, le aziende hanno iniziato a utilizzare il codice a barre GS1 per il riconoscimento automatico di un prodotto alle casse e di velocizzare i pagamenti. 

Attualmente esistono dei circuiti integrati, ovvero i microchip, che si possono impiantare sottopelle, su base volontaria e tramite una siringa, per svolgere attività quotidiane come i pagamenti elettronici, l’accesso allo smartphone, l’apertura della porta d’ingresso di casa o l’attivazione di un allarme. Su questa tecnologia circola una teoria del complott secondo la quale i governi vorrebbero impiantare microchip a tutti i cittadini per controllarli.

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