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Il “PfizerGate” non mette in discussione la sicurezza e l’efficacia dei vaccini contro la Covid-19

Il “PfizerGate” non mette in discussione la sicurezza e l’efficacia dei vaccini contro la Covid-19

4 novembre 2021
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Il 3 novembre 2021 il giornalista Luca Telese (La 7, The Post Internazionale) ha pubblicato un tweet in cui si legge: «Ecco la bomba del British Medical Journal, ripresa da Le Figaro: “Il gruppo Ventavia, incaricato da Pfizer di valutare l’efficacia del suo vaccino, ha “falsificato dati” e fornito un “monitoraggio ritardato degli effetti collaterali”. Orrore».

Sulla stessa lunghezza d’onda si sono poi posti alcuni titoli di giornale, tra i quali spiccano quelli del Tempo – “Vaccino ed effetti collaterali: scoppia il Pfizer-gate. Laboratorio accusato di falsificazione dei dati” – e di AdnKronos – “Vaccino covid Pfizer, laboratorio accusato di falsificazione dati” – che il 4 novembre 2021 hanno parlato dell’accusa di «falsificazione dati» rivolta nei confronti di un laboratorio incaricato di valutare la sicurezza e l’efficacia del vaccino prodotto da Pfizer e BioNTech. Molti giornali, italiani e internazionali, hanno scelto in seguito di riferirsi al caso con il termine «PfizerGate» o «Pfizer-Gate».

L’informazione riportata nel tweet oggetto di analisi e dai titoli di alcune testate è però presentata senza il contesto necessario alla sua comprensione, e veicola un’informazione falsa.

Innanzitutto, l’articolo citato da Luca Telese è stato pubblicato il 3 novembre 2021 dal quotidiano francese Le Figaro e si intitola “Covid-19: un laboratorio accusato di aver condotto impropriamente i test sul vaccino Pfizer”. Secondo quanto spiegato dal quotidiano, la notizia proverrebbe da un articolo pubblicato il giorno precedente dal British Medical Journal – una delle riviste mediche generaliste più autorevoli al mondo – e riguarderebbe Ventavia, una delle società coinvolte nella realizzazione dei trial clinici che hanno portato all’approvazione di Comirnaty, il vaccino prodotto da Pfizer e BioNTech.

Innanzitutto, come ha spiegato il British Medical Journal (Bmj), Ventavia si è occupata di appena 3 delle 153 sperimentazioni condotte sul vaccino Comirnaty, che si traduce in un bacino di mille volontari sui 40 mila interessati in totale. Secondo l’autore dell’articolo, nei trial clinici effettuati da Ventavia sarebbero state segnalate delle «poor practies», ovvero delle cattive pratiche di laboratorio potenzialmente in grado di «sollevare domande sull’integrità dei dati e sulla supervisione del processo». 

Il Bmj passa poi ad elencare una serie di errori procedurali, verificatisi durante la sperimentazione supervisionata da Ventavia e segnalati da un ex dipendente della compagnia, che sono i seguenti: partecipanti al trial collocati nella sala d’aspetto e non monitorati dal personale clinico; comunicazione degli eventi avversi dopo tre giorni dalla loro scoperta (anziché uno, come da prassi); smaltimento non corretto delle siringhe utilizzate per l’inoculazione; numeri identificativi lasciati incustoditi e dunque potenzialmente in grado di rendere distinguibile il gruppo dei volontari vaccinati da quello dei volontari sottoposti a placebo (il cosiddetto “doppio cieco” è necessario a garantire l’imparzialità della sperimentazione). 

Le presunte irregolarità segnalate nei trial clinici supervisionati da Ventavia

Le irregolarità elencate dal British Medical Journal sono insomma assolutamente rilevanti dal punto di vista delle pratiche di laboratorio e, se dovessero essere confermate, dovranno necessariamente essere oggetto di un’indagine approfondita. Questa serie di errori procedurali, tuttavia, non mette in alcun modo in discussione la sicurezza dei vaccini contro la Covid-19. E non solo perché si tratta di irregolarità marginali o per il basso numero di volontari interessati: la sicurezza e l’efficacia dei vaccini è confermata dalle 7 miliardi di dosi di vaccino somministrate in tutto il mondo e dal numero di ospedalizzazioni e decessi registrati grazie al progresso delle campagne vaccinali. 

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