Il 22 giugno 2021 su Facebook è stata pubblicata un’immagine che mostra un tweet pubblicato il 21 giugno 2021 in lingua inglese insieme alla sua traduzione in italiano. Si legge: «La California ha appena detto a tutti di non caricare le proprie auto elettriche a causa della mancanza di energia».
Si tratta di un contenuto fuorviante che veicola una notizia falsa.
A giugno un’ondata di calore ha colpito gli Stati Uniti occidentali, compreso lo Stato della California con temperature arrivate a sfiorare i 50 gradi. Di conseguenza, il gestore della rete elettrica dello Stato – la California Independent System Operator (Iso) – ha emesso dei Flex Alerts (avvisi flessibili) il 17 giugno e il 18 giugno per cercare di mantenere stabile la rete elettrica all’interno dello Stato. Gli alert invitavano i cittadini a risparmiare volontariamente il consumo di energia durante orari prestabiliti nel corso della giornata.
Contattata dai colleghi di Afp, Lindsay Buckley – direttrice delle comunicazioni e degli affari esteri presso la California Energy Commission, l’agenzia statale per la politica energetica – ha dichiarato che i Flex Alerts «sono completamente volontari e il messaggio del programma punta a enfatizzare lo spostamento del consumo di energia, non il non l’utilizzo». Sempre ad Afp, Gil Tal – direttore del Centro di ricerca sui veicoli ibridi ed elettrici plug-in dell’Istituto di studi sui trasporti dell’Università della California – ha dichiarato che i «Flex Alerts chiedono al pubblico di non caricare i veicoli elettrici durante l’allerta, che di solito è tra le 18:00 e le 21:00 o le 17:00 e le 22:00».
In conclusione, quindi, l’Iso ha incoraggiato i residenti dello Stato della California a limitare il consumo di elettricità in determinate ore di alcune giornate. Non ha chiesto ai proprietari di veicoli elettrici di interrompere del tutto la ricarica delle proprie auto a causa della mancanza di energia, come si sostiene erroneamente nel post oggetto della nostra verifica.
Di questo caso di disinformazione si sono occupati diversi siti di fact-checking statunitensi (qui, qui e qui).