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La falsa storia dello studente sospeso da scuola dopo un tema «contro la dittatura sanitaria»

La falsa storia dello studente sospeso da scuola dopo un tema «contro la dittatura sanitaria»

11 maggio 2022
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L’11 maggio 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un post pubblicato su Facebook il giorno precedente. Il post contiene la foto di un ragazzo e un testo in cui si legge: «SOSPESO 3 GIORNI DA SCUOLA PER AVER FATTO UN TEMA CONTRO LA DITTATURA SANITARIA. Magon D’Aloia, 17 anni, è stato sospeso dal liceo scientifico per 3 giorni. Durante un tema di italiano in cui gli studenti dovevano raccontare le sensazioni vissute nei due anni di pandemia, Magon ha usato temi molto duri, fomentati da tematiche novax, che non sono andati giù né alla prof né tantomeno alla preside, che ha formulato il provvedimento di sospensione».

Si tratta di un’informazione non sostenuta da alcuna prova, che veicola una notizia falsa. 

Innanzitutto, la notizia della sospensione non è stata riportata da alcun mezzo d’informazione e il post oggetto della nostra verifica non contiene riferimenti alla città o all’istituto scolastico dove sarebbe stato deciso il provvedimento, non consentendo dunque ulteriori approfondimenti. Non esiste inoltre alcun profilo social (su Facebook, Instagram, Twitter e TikTok) riconducibile a Magon D’Aloia e la ricerca inversa sull’immagine che accompagna il post non restituisce risultati. 

Attraverso una ricerca approfondita utilizzando le parole chiave della segnalazione siamo in grado di risalire al primo account in ordine temporale ad aver riportato la notizia, ovvero questo tweet dell’8 maggio 2022, che in poco meno di tre giorni ha raccolto 776 retweet. Non si tratta tuttavia della fonte originale dell’informazione, che come sottolineato dallo stesso autore del tweet arriva da «un post su Facebook» senza che lui abbia le prove della veridicità della presunta notizia.

Stando a quanto riportato nei canali Telegram che hanno rilanciato l’informazione, la fonte originale della notizia sarebbe il profilo Facebook di un utente di nome Beatrice Juvenal (a breve vedremo chi è), che per prima ha condiviso il testo e la foto oggetto di verifica. L’account di Beatrice Juvenal risulta al momento disattivato e per questo ci è stato impossibile trovarlo nelle nostre ricerche online, ma sui social network restano comunque numerose tracce del suo passaggio a causa delle condivisioni raccolte dai suoi post.

Uno screenshot del profilo di Juvenal realizzato da un utente l’8 maggio 2022

Fino all’8 maggio 2022 Beatrice Juvenal si presentava su Facebook come una «giornalista indipendente» (non risulta nessuna giornalista con questo nome iscritta all’ordine dei giornalisti in Italia) che vive a Torino ed è riuscita a guadagnare un discreto seguito in un lasso di tempo molto breve. Ciò è stato possibile grazie ad una serie di notizie false sulla Covid-19 e sui vaccini prodotti per affrontare l’emergenza sanitaria (ad esempio qui, qui e qui), pubblicate dall’account Facebook di Juvenal senza riferimenti specifici (così da rendere impossibile ogni tentativo di verifica) e con delle foto in primo piano che ritraggono i presunti protagonisti  delle storie inventate.

Uno screenshot del profilo di Juvenal realizzato nelle settimane precedenti alla sua disattivazione

Prima dell’exploit realizzato con la presunta sospensione di Magon D’Aloia, Juvenal aveva diffuso la falsa storia di Giulia, una diciannovenne di Torino che sarebbe finita in coma dopo essere stata picchiata per essere entrata in un supermercato senza mascherina. Si trattava ancora una volta di un contenuto di disinformazione, accompagnato dal primo piano di una ragazza bionda con gli occhi chiari. 

Confrontando la presunta foto di Giulia con la presunta foto di Magon D’Aloia, appaiono evidenti alcune similitudini: parliamo in entrambi i casi di primi piani con lo sfondo sfocato, i cui volti presentano tratti asimmetrici e impercettibili imperfezioni. 

Confronto tra i due protagonisti dei post di Juvenal

Dati questi particolari e l’impossibilità di ritrovare le immagini attraverso una ricerca inversa, è molto probabile che si tratti di immagini GAN, ovvero di fotografie generate da un’intelligenza artificiale e del tutto indistinguibili dalle originali (qui è possibile trovare svariati esempi di questa tecnica, qui un’analisi approfondita delle difficoltà nel riconoscerla con gli strumenti attualmente a disposizione di fact-checker e debunker).

Facce generate dall’intelligenza artificiale
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